La faccia bella della medaglia: Misurina Sky Marathon. Dedicata a Francesca.
Qualche giorno fa ho promesso a me stessa e a voi che avrei dedicato il mio primo trail a quei volti che ispirano la mia fiducia di runner, in primis a uno: la “ultimamente bistrattata” Francesca. Canepa.
Ed eccomi a raccontarvi la mia esperienza, senza raccontarvi quanto veloce o piano io abbia corso, raccontandovelo con gli occhi di una che la montagna forse non ce l’ha nel DNA, ma sicuramente ce l’ha nel cuore.
Cara Francesca,
dopo gli ultimi fatti ammetto che la mia voglia di trail era un po’ scemata. Io, ragazza che vive nella bolla, donna che ancora crede al giusto e al bello, Heidi che scende a Francoforte, non mi ero mai arresa al trail. Io, Francesca, amo la montagna, ogni fibra del mio corpo ama la montagna. Amo il profumo della terra, dei prati, della cera d’api; guardo i fiori e sorrido agli alberi. Sarò anche ingenua, ma quando parto da casa alla volta della città perdo un po’ del mio colore. Come una foto che sbiadisce.
Si fa tanto parlare di trail, o peggio (e qui me lo scusi), di ultratrail e non amavo l’idea che centinaia di runners in calze compressive e GPS al polso “rovinassero” idealmente la mia poesia, soprattutto quando a parale di ultratrail sono persone che normalmente nella tua Courmayeur vanno solo a fare l’aperitivo
E poi, a forza di sentirlo dire, ci ho provato, ho ceduto.
E nel momento in cui ci ho pensato, mi è successo: eccolo, il mio primo trail, era lì che mi aspettava. No, non un “ultra”, non sogno mete inavvicinabili e non cerco l’idea del supereroe. Mi sono fatta bastare 20 km, tra l’altro non nelle mie montagne, in quelle più lontane e diverse, nelle Dolomiti, sotto alle Tre cime di Lavaredo
Ero, e sono, alla ricerca dello spirito del trail, non della scena, non del nome, solo della Grande Bellezza di cui oggi si parla tanto, ma che secondo me pochi hanno provato.
Detto fatto. Ho deciso il giorno prima di scendere nel Grand Canyon. Iscritta: Misurina Sky Marathon, anzi, la versione corta, per neofiti, i 20 km della Cadini Sky Race.
Gli ingredienti c’erano tutti: panorami bellissimi, gara non sulla bocca di tutti, una meta per una vacanza.
Francesca, sono partita pensando ai bei volti della gente di montagna, ho sudato amando il fango che calpestavo, gioendo dei fiori, ringraziando per il sole. Ho pensato alle rughe intorno agli occhi di Bruno, alle mani del mio amico Ermes e alla risata di Jeanette, persa nelle valli di Saint Barthelémy.
E ho capito.
Ho capito perchè mi piacciono i trailer con il sangue spesso e i volti cotti dal sole.
Ho capito perchè il trail running ha un’anima.
Ho conosciuto persone magnifiche (tra le quali la super minuscola donna che ha vinto la Marathon, Silvia Rampazzo, di mestiere krumira in azienda come me, di vocazione montagnarda come me).
Mi sono scoperta meravigliata e stupita ad ogni passo, o assaporato ogni affannoso respiro.
Ho volato sulle forcelle, sono scivolata sulle pietraie, ho riso quando la sabbia mi è entrata nelle scarpe.
Oggi, con le gambe di cristallo post sforzo, amo anche ogni contrazione dei miei muscoli.
Ma sopra ad ogni cosa, Francesca, ho amato vedere che non sono tutti super-uomini, ma che ci sono persone come Silvia e come te, che quando sorridono ridono dentro. O come la stupenda ragazza Ceca arrivata terza, Anna Strakova. lei con la sua bambina bella e felice.
Dedico questo primo trail, chiuso miseramente a metà classifica, a noi tutti e a noi tutte, noi con le mani che hanno ancora voglia di afferrare un sogno.
Firmato: Heidi nella bolla
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Ciao Hedi! Un pò perché mi sento anch’io affetto dalla sindrome di Heidi, trovo bello il tuo articolo, la tua lettera e le tue foto. Beh che nessuna mai venga a romperci le…bOlle. Massimo
spettacolo: la lettura e le foto! connubio che fa trasparire quanto provato!
complimenti bravi bravi a tutti i partecipanti..!!!..:-)
complimenti per la gara e le belle foto, hai visto che forte il mio amico Matteo 😉