TESTING APPAREL: Nike Impossibly Light Jacket
Una leggerezza impossibile. Una impossibile leggerezza.
Cosa cerchiamo noi runners se non la leggerezza nel nostro equipaggiamento da “guerrieri” dei parchi?
Direi che il mercato si è evoluto su questo fronte e sempre più risponde alle nostre esigenze, ma vi faccio una domanda: come correte voi con il tempo avverso? Inizia a far freddo e uscire diventa problematico…
C’è chi si copre con felpe e maglie pesanti e calde…
Io no.
Io patisco il caldo, soprattutto dopo un bel po’ di km. preferisco stare fresca e leggera, alle volte preferisco avere un po’ freddo. Ma mai posso sentirmi pesante. Il sudore eccessivo mi fa sentire un macigno, mi fiacca le gambe, mi rende impossibile il movimento. pazienza se sono 5-7 km, ma se sono 10-15 o anche 20 il caldo mi sfianca.
E cosa ancora più grave mi sfianca la pesantezza.
Solitamente (e vi consiglio di provarci), anche in inverno, indosso uno strato termico leggero e sopra una giacca che mi ripari dall’aria. No maglie, no felpe, no giacche pesanti.
Ed ecco che la casa madre delle fashioniste hi-tech mi dà la risposta che cercavo.
Si chiama IMPOSSIBLY LIGHT.
Ed è un giacca.
Di carta. O almeno pare di carta. Peso 85 grammi. Comprensiva di zip e tasche varie. Impossibile? Leggete qui e vi renderete conto che si può!
Guardiamola
Bianca come la carta di riso. Impalpabile. Leggermente ruvida, ma lieve come una piuma.
Sembra una di quelle veline in cui impacchettano i beni di lusso per proteggerli. Ha la stessa consistenza e la stessa apparenza. L’idea di avere addosso qualcosa che mi fa sentire come un prezioso oggetto incartato mi piace. Anzi, mi fa impazzire a dire il vero…
Il rischio di farla assomigliare ad una tuta usa e getta antibatterica viene scongiurato dal sapiente uso del dettaglio: le bordature blu elettrico la rendono elegante, i dettagli rifrangenti super tecnica.
Il dettaglio più carino è forse la taschina sul petto: la chiusura, per risparmiare “pesanti” cerniere” è affidata a velcro e a pieghe “origami” style. Il tessuto dentro, blu, traspare.
Infiliamola
Come posso descrivere una sensazione che non sento?
Davvero, la indosso e non sento nulla. O forse qualcosa sì. Quello che sento assomiglia al battito di un Colibrì.
Non senti rumore, non lo vedi quasi, ma senti che qualcosa c’è perchè l’aria si sposta.
Metafore a parte, sembra di non avere nulla addosso. Se non fosse che le braccia nude non sentono più l’aria pizzicare sulla pelle penseresti di non averla.
L’unica cosa che te la fa percepire è che ti sta veramente bene addosso: sancrata, sfilata, lunga il giusto sui fianchi. Morbida e traslucida. Oserei dire candida e sexy allo stesso tempo: un po’ trasparente, ma soffice.
Corriamoci
E ora arriva la prova del nove.
Le giacche da corsa hanno un grande difetto. Non tutte, molte: soffocano. Io patisco il caldo e per questo odio infagottarmi in maglie e maglioni. Ma quello che aptisco ancora di più è il senso di stare in un bagno turco che molte giacche ti fanno provare. Sicuramente riparano, ma tra colli alti, tessuti antivento, inserti e zip pesanti, magari cappucci che battono sugli occhi, mi sento avvolta nel domopak. Altro che carta velina…
Ora provare a correre con questo tessuto quasi cartaceo mi dà aspettative importanti…
Per i i primi 3 o 4 km non sento nemmeno la giacca. Poi inizio a scaldarmi e a sudare. E qui viene il bello. Sudo, sicuro, e la giacca diventa umida, come è normale. Ma la zip sul collo non è troppo alta, il peso inconsistente, il tessuto leggero. E… non soffoco. Sudo, ma non soffoco.
Unico neo?
Essendo bianca appena si bagna di sudore, quello che prima era un effetto vedo-non-vedo diventa un effetto Miss Maglietta Bagnata. Cosa che di per sè può essere divertente, ma attenzione a cosa mettete sotto al giacca: vietate le t-shirt slabbrate color senape e l’intimo sexy! Meglio un top super colorato, magari sul blu, in tinta con le impunture!
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