Una corsa a Barcelona: take it easy

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Tra i miei viaggi per motivi che con la corsa hanno poco a che vedere, ecco l’occasione di correre nella capitale della Catalunya, quella regione allegra e colorata ai confini con l’aria gelida dei Pirenei, tra voglia di indipendenza e turismo “mix and match”.

Barcelona, quella metà così classica e vicina che non fa nemmeno esotico dirlo, quella città che fa di sè una meta da gita scolastica, tra casa Batlò e la follia calcolatoria della Sagrada Familia, tra lungomare e Ramblas, tra Hostal sorridenti e pretenziosi Hotel con aria condizionata incorporata e colazione non compresa…

Sono affascinata dalla gente che percorre i locali la sera, perchè Barcellona vive strepita di sera, ma voglio vederla all’alba, di corsa,

La mattina esco e corro sulla Rambla di piastrelle dal moto ondoso, tra ricordi di turisti seduti a divorare tapas e foglie del passato autunno che magicamente ancora volano.

La corro tutta, fermandomi solo ai semafori e al vociante mercato coperto, perchè il mercato è il luogo dei colori e della vita.

Vorrei essermi portata qualche soldo per comprare delle pesche, ma continuo.

La gambe le sento di cristallo, rigide dalla discesa del Cervino X Trail di domenica. Corro lentamente, senza fretta.

Arrivo finalmente al mare.

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Non ho la passione per il mare. In passato lo consideravo “piatto e tutto uguale”.

Alla fine è vero, il mare se lo guardi da lontano non è vario, ma cambiano sorprendentemente molti dettagli, che forse una volta non apprezzavo.

Cambia l’odore dell’aria e cambia la luce, come si riflette su questa superficie solo leggermente increspata.

Il sole è sorto da poco.

L’edificio delle dogana del Porto di Barcellona mi affascina. Mi ricorda Il Palais de la Ville di Parigi.

Solo che qui intorno non c’è nulla e sembra infinitamente più potente. Seduto tra la modernità del lungomare, spunta come le vestigia di una chiesa berlinese.

Continuo fino al mitico Hotel W, per arrivare a Barceloneta e fermarmi ad annusare il fatidico mare.

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Sa di aria, leggera.

Un ragazzo lo guarda e mi strappa un sorriso e una foto.

Rientro.

Voglio assorbire i dettagli finchè corro.

Palazzi strani, dai decori nuovi e antichi al contempo. Rivestiti di polvere e allegria.

Rientro nel mio hotel. Una lama di aria condizionata mi respinge.

Vorrei essere uno dei ragazzi che facevano colazione in uno degli Hostal.

Ritornerò.

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