I miei primi 42.195 metri
Quando per la prima volta ho pensato che forse sarei riuscita a preparare una 42km, era tanto tempo fa.
Mi sembra passato così tanto tempo che mi pare un’altra vita. Sono solo 4 anni in fondo.
Ma era diverso.
Se mi chiedeste a quanto andavo, non ve lo saprei dire.
Ma iniziamo dal principio…
Ero in Corsica, era il viaggio più bello che avessi mai fatto. Il viaggio perfetto: io, Lui, uno zaino, una tenda. E basta.
Nello zaino poche cose perchè il GR20 dicono che sia il trekking più duro d’Europa (e forse hanno ragione), nella testa tante speranze e tante idee.
Quindici giorni fatti di sguardi, di paure a salire corde e scalette, fatte di quella splendida incertezza, di tende piantate, montate e smontate in meno di 6 ore in tutto compreso il sonno, di pasta cotta in pentole di latta “perchè pesano meno”, di albe 2000 metri con il freddo che ti sveglia e il cuore che ti scoppia…
Lì ho deciso che ce l’avrei fatta.
Lui, la Maratona, l’aveva già nelle gambe e io avevo detto MAI. Forse per sfida, per spirito di “bastiancontrariaggio”.
Ma lì ho deciso che la vita era troppo bella per perdere un qualsiasi cosa. Anche la Maratona.
Ricordo il giorno in cui Lui mi ha detto: se oggi dopo 25 km di lungo stai bene, ci iscriviamo.
Eravamo in due, io e Lui. Io e Lui alla mia velocità. Che non ricordo quale fosse, ma era un’epoca in cui pensavo a due, pensavamo a due. E tanto bastava. Il GPS è il compagno di corsa di chi non ha compagni, in fondo.
E dopo 25km, in pieno settembre, con 30 gradi, sono arrivata al Valentino e facendo stretching ho guardato Lui e ho detto sì. Il mese dopo gli avrei detto un sì molto più grande.
Iscritti alla Maratona di Torino 2011.
Arrivata al 30° km vedevo coppie scoppiare, donne sole con compagni incapaci di stare loro vicino. Noi correvamo, Lui sempre alla mia velocità. Al mio fianco (e solo ora capisco quanto sia duro correre più lentamente di quanto il tuo corpo sia abituato a fare).
Abbiamo corso gli ultimi 500 metri con me che piangevo, abbiamo tagliato il traguardo insieme, anzi lui con me. Io piangevo e sorridevo e basta.
La sua mano stretta alla mia. Al dito avevo un anello, nel cuore la certezza che la vita fosse meravigliosa.
Per fortuna di maratone ne posso fare molte altre, ma nessuna è mai stata e mai sarà così. Così ingenua, così fiduciosa, forse così lenta (4h03). Ho corso i primi 42km della mia vita verso qualcosa che valeva la pena di amare.
Le Maratone tornano, gli uomini che ti sanno stare al fianco sono rari.
A te, tutte le maratone della mia vita.
Che bella sensazione.
Non ho mai fatto una 42, ma ricordo una 10km con una ex, che era andata in crisi e non riusciva a correre; la tenni per mano negli ultimi metri ed arrivammo ultimi, ma felici per davvero. Hai raccontato il vero.
4h03 alla prima è un signor tempo per cortesia!!
Da pelle d’oca, mi hai commossa! Ti seguo da mesi, con la stessa passione per la corsa, ma ahime non con la stessa velocità! Ti ammiro e spesso quando ti leggo ti immagino come una “macchina da guerra” della corsa, non fraintendermi, ma in senso positivo. Che raggiungi sempre il traguardo prefissato, che dire questo post ti ha resa più “raggiungibile” ai miei occhi, e non parliamo di velocità del GPS. Indimenticabile la tua dedica alla fine…