Correre per il gusto di correre. E basta

Oramai sono 11 anni che corro, 10 anni fa ho fatto la mia prima garetta.

Me la ricordo ancora: Vivicittà, ad Aosta. 12 km, credo.  Se non sbaglio l’ho fatta in 1 ora e qualcosina. Non male come tempo, se ci penso ora mi sembra una cosa impossibile: per almeno i 5 anni successivi ho corso più adagio.

Alla fine dei 12 km ero felice, ricordo bene la fatica e la fame. Ridevo e siamo entrati in un negozio del centro, tra formaggi di capra e salumi. 2 formelle di formaggio e qualche “boudin“, i tipici salamini a base di sangue di maiale di Aosta.

Ci sembrava di aver fatto un’impresa, una cosa pazzesca. Lo abbiamo raccontato alla signora del negozio, tutti trafelati. E lei sorrideva scuotendo la testa e tagliando il formaggio un po’ più spesso.

Dopo quella garetta, non competitiva, ho iniziato a correre, come si dice, “sul serio”.

E sono andata ad un’altra velocità.

Cioè più adagio.

Ho pensato recentemente a quel momento. Negli ultimi mesi sono andata a correre con persone più “mature” di me, più mature come runners.

“Cosa facciamo oggi?”

“Corriamo.”

“a quanto?”

“allegro”

Non un GPS, vestiti di 5 o 6 anni fa. Maglie promozionali di squadre passate o gare guardate con affetto. Scarpe di qualche modello fa.

Quasi che mi vergogno con la mia maglia 3D Nike per l’inverno, nuova di pacca nei colori mélange della stagione. Scarpe sfumate, fiammanti, ultimo modello. Cappellino Breath Thermo Mizuno.

Mi sento vestita come una che va piano.

Non sto scherzando, ma oggettivamente quando vado a correre ho in testa tante altre cose A PARTE CORRERE: come mi vesto, chi incontro, ma soprattutto: cosa faccio? Quante ripetute? A che velocità? Ho preso tutto? Ho mangiato bene? La spalla fa male? Eccetera eccetera eccetera…

Quando incontro questi runners mi sento a disagio: loro pensano a correre. E basta. E corrono forte, corrono come ho corso io in quella prima garetta, per il solo gusto di correre, più veloce che si riesce, con il sorriso più grande che riescono.

Per il gusto di tornare a casa trafelati, stanchi, spossati, con la fame, di cibo e di vita.

Forse dovremmo ragionare su questo e spogliarci di tutto quello che non sia correre.

Correre per il gusto di correre. E basta.

Ho come l’impressione che, resi leggeri da questi pesi scaricati, andremo molto più veloci.

Anche se continuerò ad abbinare le scarpe con la maglia. Quello si chiama stile 😉

RunningCharlotte
RunningCharlotte
Perché la corsa è uno stile di vita e ad ogni passo ci fa crescere un po’ e perché non bisogna essere campioni per correre, basta mettere un passo dietro l’altro. Keep in running.
Recommended Posts
Showing 2 comments
  • aeden
    Rispondi

    Ciao Charlotte,
    leggendo i tuoi articoli da alcuni mesi a questa parte, ho l’impressione che Tu corra contro il tempo, più che con il tempo e con le emozioni che esso può darti. Il tuo articolo sulla Tua Marathon Des Alpes Maritimes gronda di numeri, immortali il GPS sui 35 km in 2h 56′, pubblichi il video delle 4formarathon nel post Maratona di Roma rallegrandoti che una è stata più lenta, altrimenti che brutta figura! Tutto ciò stride con il concetto di “correre per il gusto di correre”. Io non corro per il gusto di correre, ma per lottare contro i miei limiti … e quelli degli altri, ma mai affermerei il contrario. Forsi porti con te più dubbi e incongruenze che il peso del GPS da polso o degli occhiali fashion; perchè non ragioni su questo per spogliarTi di tutto quello che non sia correre?!
    In bocca al lupo, Aeden

    • RunningCharlotte
      Rispondi

      Mannaggia Aeden, avevo scritto una risposta super articolata, ma mi sa che ho fatto pasticcio e non l’ho pubblicata. Sigh… riprovo a scriverti.
      Il succo è che io distinguo due momenti della vita del runner. La GARA e la CORSA.
      Io corro tutti i giorni. Quando gareggio, non ce n’è: lo faccio per il tempo, per arrivare in QUEL tempo, a costo di qualsiasi cosa. E stai certo che controllo ogni secondo. La gara è fatta di strategia, soprattutto la maratona.
      Poi c’è l’allenamento: l’allenamento, che costituisce la maggior parte del tempo speso a correre, è un momento di profonda riflessione. Quando faccio i lavori, conto anche i secondi, ma ci sono momenti in cui corro e basta. Corro punto. E mi piacciono. Questo non significa che corra piano. Anzi, corro spesso più forte. Semplicemente non lo so. Ma la gara è fatta per abbattere il tempo, altrimenti non ti metteresti nessun pettorale. Solo che non puoi viverlo tutti i giorni.
      Seconda cosa a me piace mettermi sempre in dubbio. io non amo chi prende una via e non si chiede mai se sta facendo giusto. Io me lo chiedo sempre e rifletto.
      In ultimo, ho imparato l’arte dell’autoironia. Bisogna saper ridere delle proprie debolezze, guardarsi e prendersi in giro con grande amore: io mi adoro tutta in tinta con l’occhiale fashion, mi faccio ridere, sorridere. Abbino lo Smalto alla divisa, dai…. che ridere!

      Ora vado a correre, oggi corro perchè amo farlo e basta, ma ad aprile, alla fine dell’allenamento per i 10000, pur di tagliare il traguardo sotto i 40 minuti, sputerò sangue, puoi giurarci. Avrò tempo per morire dopo il traguardo 😉

      Buone corse e… non prendermi troppo sul serio, perchè non lo faccio nemmeno io!!!
      (l’altra risposta era + articolata, ma non sono riuscita a riscriverla da capo, sorry)

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.