TESTING SHOES: New Balance Fresh Foam Boracay V2
Io con le Boracay ho corso due maratone, allenandomi con le Boracay. Anche le ripetute le ho fatte con le Boracay. (leggi qui)
Ho cambiato in 12 mesi 3 o 4 paia in cui di diverso c’era solo il colore.
Quando voglio farmi un regalo e ho una corsa di scarico mi metto ancora l’ultimo paio, che ho tenuto non del tutto consumato per le emergenze.
New Balance fa dei modelli che, per non so quale ragione, per me sono perfetti: forma della pianta perfetta, tomaia perfetta, appoggio di pianta, leggere.
Il lavoro che questo brand ha fatto nel cercare di creare scarpe perfettamente ammortizzate ma incredibilmente leggere è encomiabile: se Nike con il concetto Free e con le nuove Lunar Epic ha eliminato ogni dettaglio superfluo per arrivare alla quasi assenza di peso, Asics con le Dynaflyte ha cercato di eliminare le sovrastrutture mantenendo la stabilità. Brooks con le Launch ha ricercato un concetto simile a New Balance, lavorando su suole in schiuma che mantengono l’altezza dell’intersuola notevole, Adidas con le oramai storiche Boost ha eliminato l’idea di tomaia.
New Balance con l’evoluzione delle Boracay, le Fresh Foam Boracay v2, fa una crasi tra tutto.
Una scarpa profondamente fedele nell’essenza al modello precedente, ma profondamente evoluta nei dettagli costruttivi della tomaia.
Passiamo quindi al test!
Guardiamole:
Provate a non soffermarvi sul colore e partite dalla suola.
La suola è identica in tutto e per tutto al modello precedente: una suola a piccoli rombi, piatta, senza scanalature, nè dentini particolari. cambia la concentrazione degli intagli per conferire maggiore o minore flessibilità, ma è questione di dettagli.
L’intersuola in fresh foam ha sempre 4 mm di drop ed è anche qui la “solita” storia Fresh Foam.
Saliamo alla tomaia.
Sembra un’altra scarpa. Vi ricordate la Boracay? Senza cuciture, un po’ tozza, in mesh che all’apparenza sembrava felpata?
Dimenticatela.
La Boracay v2 è un’altra scarpa.
La mesh è a maglie larghe e appare decisamente più sostenuta e fasciante, il collo basso come una calza e due linguette laterali passalacci racchiudono il piede serrandolo in una morsa (morbida).
Queste due “ali” in materiale non elastico, si chiudono sul retro a sostenere il tallone.
Di per sè l’idea primaria è che la scarpa sia molto sottile, quasi inesistente. Mentre la versione precedente dava l’idea di una scarpa “imbottita” e morbida, il lavoro fatto su questo modello è un lavoro che trasforma profondamente la tomaia: si aggiungono le due ali fascianti, ma il tessuto è quasi al livello inesistente.
A vederla così la prima cosa che penso è che siano molto simili alle Adidas UltraBoost.
Infiliamole:
La prima sensazione ad infilarle è che siano simili ad una calza. Una calza compressiva. Sono perfettamente aderenti al piede. Non danno fastidio, ma lo fasciano bello stretto. Ammetto che la sensazione non è di comfort.
Siamo, e sono, molto abituati a muovere il piede nella scarpa, ad avere un po’ di gioco tra la pelle e il tessuto. In questo caso non c’è nessun gioco. La scarpa è perfettamente aderente al piede, si muove con il piede, come un calzino.
Alzi il piede e si alza la scarpa.
L’appoggio è quello tipico delle fresh foam: morbido.
Dopo mesi di New Balance 880 v3 non sono più così abituata al drop minimo e sento l’appoggio molto centrale. L’esperienza mi dice che questo è solo l’effetto dell’abitudine.
Sono incredibilmente leggere.
Ecco, mi sembra di avere un paio di sandali con una calza.
Corriamoci:
La cosa più eclatante di questa scarpa è l’assenza: assenza di peso, assenza di rumore, assenza di fastidio.
Non sembra di avere una scarpa da corsa ai piedi, più che altro una calza spessa con la suola.
Non fa male da nessuna parte, cosa incredibile per un paio di scarpe nuove di pacca. Malgrado la mia disabitudine al drop così basso non sciabattano per niente. Nessun rumore.
Insomma non le sento.
Le testo su una corsa lenta di scarico, voglio capire a ritmi blandi come vanno.
Sento molto bene il piede, cerco la spinta e esaspero la rullata per assaporare la presa.
Mi infastidisce leggermente la suola così piatta: mentre su sterrato e asfalto sono perfette e la reattività è perfetta, sul pavè tendo a sentirmi poco stabile.
In linea generale sono scarpe morbide, mediamente reattive.
La tomaia ha subito un’evoluzione decisa che le rende adatte per tipi di runners diversi.
Ho provato a fare qualche allungo e la scarpa sostiene il piede.
Un solo dettaglio mi perplime: se la versione 1 era una scarpa assolutamente coerente ed equilibrata, tutta morbida, qui sento discordare la morbidezza della suola con il sostegno della tomaia.
Il grande vantaggio è che questo tipo di tomaia la rende adatta anche a runners leggermente pesanti e con qualche necessità di sostegno. Mentre la Boracay v1 era una scarpa 100% neutra, la v2 in una distanza lunga come la maratona può aiutare caviglia e piede a sostenersi.
Questa domenica magari le faccio fare un 30 km 😉