CMP Trail Imperia, la mia seconda gara di trail running e la capacità di osare
Mancano 10 settimane all’UTMB Ushuaia e devo ancora capire da che parte prendere questo “trail running”.
Per questo domenica 27 gennaio ho corsa il mio secondo trail dopo La Corsa della Bora (se non hai letto della ia avventura triestina clicca qui): il CMP Trail Imperia.
L’obiettivo secondo i #trailrunningcoach Fulvio Massa e Simona Morbelli era quello di aprire il gas.
Il risultato è stato capire che su questo punto devo migliorare, perchè io non so osare.
Ma torniamo indietro nel tempo di qualche giorno, così vi spiego un po’ di cose.
Questa è stata la prima settimana di allenamento “vero”. Dopo la vacanza a Malta (vai subito a leggere delle mie corse maltesi qui!) in cui comunque ho totalizzato trenta chilometri di corsa in 36 ore, sono tornata a Torino con l’occhio alla tabella.
Nell’ordine questa settimana ho corso 4 volte (oltre alla gara e alle corse “di lavoro”), di cui due lavori impegnativi: un 10mila sotto soglia e 10x400m lattacidi in pista.
Tutto per capire che non sono affatto in forma: i 10mila, li ho corsi 20’/km più lenti di questa estate e i 400, beh, in pista c’era neve, ma li ho corsi sopra i 3’30”/km.
RIcominciare ad allenarsi è sempre un momento disarmante.
In verità, quello che ho capito da questi due primi allenamenti un po’ più impegnativi, è che ho perso la capacità di osare, di aprire tutto il gas, di provare a spremermi a costo di crollare.
Credo che la cosa sia dovuta al fatto che non riesco a mettermi nell’ottica “gara” allenando il trail. Se stessi preparando la Maratona, probabilmente, visto che la conosco bene, mi metterei in gioco, scommetterei su di me, mentre così ho il freno a mano tirato. Ho paura di ciò che non conosco.
CMP Trail Imperia, la gara
Veniamo alla gara. Io amo correre sul mare. In molti associamo il trail alla montagna, soprattutto noi “delle valli”. Per noi trail running e skyrace sono sinonimi.
Invece io amo i sentieri sul mare, le strade tra i terrazzamenti. Tra i ricordi belli della mia vita metto sicuramente le corse tra i sentieri del parco di Portofino e nel Finalese.
Per questo ho scelto il CMP Trail Imperia.
Una gara che parte dal mare e torna al mare (o quasi), passando tra i borghi dell’entroterra ligure. In più la provincia di Imperia è territorio di uliveti e l’idea di correre tra gli ulivi è estremamente rilassante.
Il percorso di 31km si snodava su un dislivello positivo totale di 1.400m D+, con una ripida salita iniziale di circa 800 m, un lungo saliscendi centrale, una salita più breve finale e una discesa. Una gara estremamente corribile nella sua parte centrale, con qualche single track un po’ più tecnico per allenare i miei piedi.
Tra l’altro era anche il percorso perfetto per testare le mie nuovissime New Balance Hierro v4, che hanno tutta l’aria di diventare le compagne del mio viaggio a Ushuaia.
La capacità di osare
Ritengo, come ho già detto anche nei miei soliloqui su Instagram, che per capire dove migliorare non dobbiamo percorrere insistentemente la stessa strada. Se continuiamo a fare le stesse cose, non possiamo scoprire quali sono le nostre debolezze e migliorarci.
Fulvio mi aveva detto di aprire il gas in questa gara. Se la Corsa della Bora era stata una prova per testare la mia resistenza, questa doveva essere una prova per testare il motore.
Sono partita in prima, come è giusto che sia, poi ho messo la seconda, poi la terza e la quarta, senza mai tirare le marce. Sono stata una ragazza prudente.
Nella prima salita ho corso finchè non ho sentito bruciare i polpacci e mi sono messa al passo.
Mi ha superato una signora non certo giovanissima e poi un’altra. Io sono forse più veloce al passo che non di corsa sulle salite impegnative, ma potevo tenere testa a queste due concorrenti, che tra l’altro sono state le sole che non ho più ripreso.
Appena la salita si è calmata, ho ripreso a correre, ma senza affanno. Quando Eddy mi ha superata in discesa non ho avuto l’istinto di riprenderlo.
Ero ad un terzo della gara, il grande timore era di non arrivare in fondo.
Nella mia testa continuavo a pensare: “lasciali andare, che poi li prendi, stai calma, non strafare, negli ultimi chilometri dai gas”
E’ un ragionamento giusto, non lo nego, ma presuppone che uno sia poi in grado di dare veramente gas.
Io dopo metà gara ho accelerato. Ho cercato di correre in discesa – mio tallone d’Achille – testando la tenuta (eccellente) delle Hierro e di allungare in piano.
Strategia perfetta, ma a guardare i dati post gara non così performante.
Dovevo spingere il 10% in più. In generale ci stava. In salita soprattutto dovevo spingere di più. Se le discese sono questione di tecnica e di esperienza, le salite sono questione di soglia e io, la soglia, non l’ho mai sfiorata.
Io devo imparare a buttarmi in ciò che non conosco. E’ facile osare quando si è nel proprio territorio, ma farlo quando davanti si ha l’incognito, è da veri leader.
Il risultato?
Dodicesima donna, in 3h48′, a 25 minuti dalla prima.
Soddisfatta?
Non ancora, ma ho in programma altre gare e per l’UTMB Ushuaia avrò – forse – imparato a lanciarmi nel vuoto. O forse avrò acquisito esperienza.