A tu per tu con l'anima di Brooks Italia: RunningIntervista a Marco Rocca
Mi è capitato tra le cose di questi giorni, di imbattermi in un progetto che già conoscevo: 5:30, quel tour di corse prima dell’alba, alle 5:30 appunto, in cui runners “matti” invadono le vie cittadine a ore improponibili…
E quest’anno capisco che è sponsorizzato e non solo, diciamo co-creato, da Brooks Italia. Ottima occasione per farmi due chiacchiere con il suo patron (formalmente direttore Marketing), Marco Rocca (il rischio di chiamarlo Giorgio Rocca è alto ndr).
Nome, cognome, età, professione?
Marco Rocca, Torinese di nascita (evvai), Pisano d’adozione. A Torino non ci tornerei più, il mio cuore è qui, in mezzo a queste terre, con la mia azienda. Mi sono trasferito a Pisa molti anni fa, per lavoro. Ora di anni ne ho 20×3. Sul mio biglietto da visita c’è scritto Direttore Marketing Brooks Italia, ma se devo dire cosa faccio… bhè, Brooks Italia è nata grazie a me e mia moglie. Brooks Italia ha il mio cuore dentro. (ndr: un altro avrebbe detto che era il CEO, il DG, il capo, l’AD o qualche altra sigla ridicola. Lui è cuore e mente… ad averne di dir. MKTG così 🙂)
Marco, da quanto tempo dirigi Brooks Italia?
Da quando esiste. 11 anni fa ho voluto provare a distribuire questo brand in Italia. Il brand ha festeggiato pochi giorni fa i suoi 100 anni, ma in Italia era ancora poco conosciuto. Abbiamo iniziato io e mia moglie, fondando un’agenzia, mettendoci la passione. E siamo cresciuti fino ad arrivare ad oggi, in cui abbiamo una 20ina di colleghi e degli uffici strutturati. Ho sempre fatto questo lavoro con passione. Quando arriva una nuova scarpa, io non la vedo come un lavoro, io la provo subito!
Quindi Marco, direi che tu corri. Cos’è per te la corsa?
Io corro, sì. Nasco come triatleta, ho fatto anche degli Ironman. Corro, vado in bici e nuoto, anche se il nuoto è la mia parte dolente (come lo capisco). E poi ho una grande passione per i motori, a 4 e 2 ruote. Corro qui, in queste terre, su percorsi quasi sempre sterrati. Con i miei 3 cani che sono i miei unici compagni di corsa. Ho fatto delle maratone, con un personale a Torino ’94 di 2h56′. Quella è stata la mia maratona preferita, ancora con il vecchio percorso. Io correndo libero la mente. Nuotare e andare in bici richiedono maggior concentrazione, mentre correre ti permette di riflettere.
Marco, qual è la mission di Brooks? Dicci perchè un runner dovrebbe scegliere Brooks?
Bhè, sul mercato oggi tutti i prodotti sono validi. Non parlo male degli altri brand, perchè non ci sono prodotti che non vanno bene. Scegliere un paio di scarpe dipende da molte cose. Altri brand investono moltissimo sul consumatore finale, con un marketing “rampante”, aggressivo, e ammetto molto bello. Sono maggiormente orientati al l’estetica. Sono anche brand molto più conosciuti di Brooks, per cui non devono farsi conoscere. Noi lavoriamo invece molto su quella che è la formazione dei nostri rivenditori. Brooks produce scarpe e vestiti di grande qualità, con un occhio attentissimo alle innovazioni tecnologiche. Le nostre scarpe, sarò di parte, ma tecnologicamente sono sempre un passo avanti. La nostra strategia non è però quella di investire in pubblicità, perchè non ne abbiamo da una parte la possibilità e dall’altra non credo sarebbe il momento. Noi preferiamo formare i nostri primi collaboratori, i negozianti. Il consiglio attento di un negoziante è importantissimo, soprattutto quando si tratta di scarpe. Devono essere preparati e saper giustificare ogni dettaglio. Seguendo questa strategia stiamo crescendo molto e in qualità. Scegliere Brooks significa scegliere l’attenzione per il dettaglio e abbracciare anche il nostro motto “Run Happy”.
Ora abbiamo anche delle collezioni studiate apposta per il nostro mercato, con modelli e colori dedicati. In più l’azienda ha sempre un occhio per la sostenibilità e l’ecologia.
5:30, raccontami come nasce questo progetto.
Non è una mia invenzione. Un giorno è venuto a trovarmi Sergio Bezzanti, anche lui triatleta, e mi racconta il progetto. Non ci ho nemmeno pensato, ho detto solo sì. Il primo anno, il 2012, è stato un test, l’anno scorso abbiamo ingranato e quest’anno il tour si chiama Brooks 5:30. Abbiamo investito in questo progetto, perchè è un progetto che avvicina la corsa alla gente. Non siamo dei marziani noi che la mattina ci svegliamo presto per correre, noi ci divertiamo! E poi è un tour a impatto zero: si corre quando la città dorme, non si producono rifiuti se non i bicchieri. Ma le persone scoprono un nuovo mondo che non vedono mai: mezz’oretta di corsa nella città che dorme. Quest’anno è veramente l’anno di questo progetto. Le scorse edizioni erano dei test, ora siamo pronti. Peccato solo per la tappa di Roma, che l’amministrazione locale non ci ha consentito di svolgere. Era la tappa 0, quella di lancio, ma non ce l’hanno fatta fare.
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Io vorrei che tutti correste. Vorrei sapere che sempre più gente infila un paio di scarpe da corsa, anche solo per fare 2 km. Correre fa bene, non solo per la linea, ma per la mente. Siamo stressati, agitati, preoccupati… correre ci libera da questi pensieri. So che all’inizio fa male ai muscoli, ma se si supera questo momento, poi è in discesa! Il mio messaggio è: capite quanto la corsa fa bene alla mente anche per gestire le preoccupazioni e lo stress di tutti i giorni. Se tutti corressero, saremmo tutti forse più rilassati e affronteremmo le difficoltà quotidiane in modo più positivo.
Tu che sei un manager, vuoi dire a tutti i manager che correre fa la differenza?
Io correndo ho riso, cantato, pianto… ho buttato fuori tutte le emozioni. Quando era un periodo difficile, l’ho superato così. Correndo. Un manager che corre, è un manager più creativo, che persegue le sue idee con più tenacia. E meno stressato.
Chi sono stati i tuoi punti di riferimento sportivi?
In primis lui, quello che a tutt’oggi mi manca: Ayrton Senna. Dopo la sua morte è cambiata la formula 1. Lui era. Se invece parliamo di donne, ti dico la donna che ha portato il triathlon al femminile negli anni 90: Paula Newby-Fraser. Un mito. Ha vinto 8 volte il titolo all’Ironman delle Hawaii (era un’atleta Brooks). Ha vinto più di ogni altro. Pazzesca, totale. Un inno alla costanza e allo sport.
Cosa pensi del trail? La stagione è alle porte e voi come azienda siete in prima linea. La Cascadia è una scarpa molto ben posizionata nel mondo trail.
Non ho mai fatto competizioni, ma corro solo su sterrato, quindi potrei dire di fare trail 🙂 Il trail è una disciplina bellissima, ti permette di stare a contatto con la natura. pensa che la scarpa Brooks più venduta in Francia è la Cascadia, appunto. Ma i Francesi sulla montagna sono più avanti di noi… Il problema del trail è lo stesso del triathlon: quando parli di triathlon, la gente pensa sia solo Ironman e quindi ti prende per matto. Nel trail è lo stesso. Ci sono trail magnifici di 15, 20, 30 km, alla portata di tutti. Ma se uno dice trail, si pensa subito all’UTMB, o al Tor des Géants. Oramai tutti vogliono compiere queste imprese pazzesche. Come il triathlon, il trail running porta con sè degli eccessi e degli estremismi. Quelle gare sono gare per pochi, non per 20mila iscritti. Un nostro atleta l’anno scorso ha fatto l’OCC e si è lamentato perchè in montagna il bello è godere della solitudine, invece c’erano così tanti iscritti che sembrava di essere in una maratona. Così per me perde di senso.
Mentre Marco parla il mio cane abbaia a chi sta passando per strada e dall’altra parte del filo sento che un altro cane risponde. Mi dice che è la sua, che la porta in ufficio con sè per cui la domanda mi viene spontanea, anche se non prevista…
Marco, a quando una collezione di guinzagli e accessori per correre con i cani?
Ride…
Spero che prenda in considerazione la mia richiesta 🙂
Appuntamento a tutti alle tappe di Brooks 5:30, le trovate qui
E’ un segno! Sento parlare di trail da tutte le parti! Mi chiama…Signor Direttore Marketing di Brooks, grazie. E grazie come sempre alla Carlotta:) ♥