GR20 – prima tappa da Calenzana a Carrozzu
Prima tappa
Calenzana-Refuge du Carrozzu
Questa è una tappa doppia, nel senso che le guide consigliano di farla in due giorni. Non è difficile, il tempo c’è e sono all’inizio, quindi parto forte, alle 6.30 del mattino.
Fino a Ortu U Piobbu va tutto bene, il sentiero sale, ma non è un problema, le mie gambe da trattore non aspettano altro che le salite regolari.
Parto e supero, brillante come se camminassi tutti i giorni. Mi sento bene.
I pensieri vanno e vengono come le mucche che incontro sul sentiero. Poche a dir la verità.
Sono a tratti addirittura riposata e felice.
Arrivo al rifugio di Ortu U Piobbu senza pensarci troppo, in 4 ore e mezza contro le 6 e mezza prospettate dalle paline.
Mi sento così bene che in qualche istante, sporadico, il pensiero di arrivare fino ad Asco mi rende euforica.
Ma dura poco.
La mia domanda ricorrente ricorre: come si può amare e non odiare chi ti ha ferita?
Lo chiedo alle betulle e loro mi rispondono frusciando gentili.
Mi sono sempre piaciute le betulle per quei tronchi chiari fuori dal coro.
Sono sempre stata una betulla e ora le betulle impongono il silenzio ai miei pensieri.
La domanda non ha risposta per ora.
Al rifugio non ho esitazioni e continuo.
La foresta si fa più dura. Mi pare di essere sul set di un film sui dinosauri: placche di roccia e alberi sporadici.
Alla salita che porta al primo colle il mio spiritello interiore della negatività mi punzecchia i calcagni. E se non ce la fai?
Quando mai io non ce l’ho fatta mi chiedo? Mai, appunto.
Cammino e basta, mi impongo di camminare e basta.
Il sentiero si fa durissimo e difficile. Sempre di più.
Sempre di più si porta dietro i pensieri.
La discesa è forse ancora peggio, se non chè incontro due militari francesi, giovani e sorridenti. Fanno il GR20 anche loro e mi chiedo che tipo di militari siano Sembrano giovani e indifesi.
Mi aspettano sempre.
Si vede che son bravi ragazzi. In francese si dicono che è arrivato il momento di parlare in spagnolo. Mi chiedo perchè e comprendo che mi hanno presa per spagnola. In effetti li ho salutati con CIAO. Già.
Ma io il francese lo parlo bene e chiacchieriamo. Non sono loquaci e sono più stanchi di me.
In qualche modo mi rincuora vedere due giovani in piena forma essere stanchi.
Li lascio ai loro crampi e alle loro chiacchiere e proseguo fino al Refuge du Carrozzu.
Arrivo stremata. Non ho pensieri se non uno in mente.
Non si odia ciò che si ama, qualsiasi cosa succeda. Accarezzo una betulla e sento che mi vuole bene.