Boston Marathon – Imparare a cambiare
Sottotitolo: essere flessibili.
Riprendere a correre è un concetto che non mi aveva toccata prima.
Avevo visto tanti compagni di allenamento inciampare in un infortunio e trovarsi ad aspettare il momento giusto per ricominciare.
Io no.
Io mi sono sempre fregiata di avere gambe forti e muscoli robusti.
Perciò non mi ero mai preoccupata dei carichi di lavoro, della stanchezza, dello stress.
Fino a tre settimane fa, quando sono caduta dentro il mio personalissimo infortunio.
Niente di grave, un infortunio senza infamia e senza lode, del quale non mi sono lamentata troppo, perchè “succede”.
Ma ho dovuto, anche io, aspettare.
Ho aspettato con ansia. Ho cercato la pazienza in fondo al mio carattere testardo. L’ho trovata con qualche escamotage.
Ho iniziato a frequentare il “training” in palestra con Lorenzo Sommo.
Ho cambiato.
Come un giunco mi sono piegata alla corrente del fiume per non spezzarmi.
Ho imparato tanto. Molto più di quanto avrei imparato a non farmi nulla.
Ho imparato che il mio corpo deve essere curato e trattato bene, ho imparato che l’esercizio va differenziato, ho imparato ad essere umile e a non fissarmi con il RISULTATO. O almeno, a non fissarmi su quel risultato che nel mio caso era composto da tre numeri: un 3 nel numero delle ore e una manciata di numeri che si contano su due mani per i minuti.
Questa settimana Lorenzo mi ha fatto fare esercizi nuovi.
Li ho trovati tremendi. Faticosi, noiosi, snervanti.
Il motivo è semplice: non sono i miei esercizi, non è la mia zona di comfort. Mi sono sentita incapace, debole, sfigata addirittura.
Io sono abituata a sentirmi atletica e forte, veloce, brava. Invece per me tutto ciò che è più difficile di un affondo è difficile.
Vi mostrerò gli esercizi, dopo. Troverete l’allenamento di Lorenzo.
Quello che voglio, tuttavia, spiegare è quello che sta dietro alla sequenza del training.
Lorenzo mi ha fatto fare quello che non amo fare.
Mi ha fatto usare muscoli che non uso, ha fatto lavorare quelli che nella corsa uso, ma spostandoli, modificando il movimento.
Noi sportivi dovremmo assomigliare ad un fluido, che prende la forma del contenitore che lo contiene: una bottiglia , un vaso, una ciotola. Dovremmo saper passare dalla corsa al nuoto, al pilates, al fitness.
Invece io sono un cubetto di porfido e Lorenzo ha tentato di farmi entrare in un bicchiere tondo.
Ora potete chiamarmi regina delle metafore.
La mattina continuo con 20 minuti di cross training, anche se per ora evito burpees e squat jump per non sollecitare troppo le gambe. 45 secondi di Mountain Climber con 30 secondi di pausa, 5 volte. Per due serie. E poi gradini e addominali.
Ogni giorno la fatica arriva più tardi.
Ogni giorno il movimento si velocizza.
Mi rinforzo.
E oggi, domenica 11 marzo, mi sono attaccata il pettorale e ho corso una 10km.
Ma questa è un’altra storia e ve la racconterò a breve.
L’allenamento di Lorenzo:
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Recline bike 3′ level 3
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Top XT: 6 ROUNDS 40″ on + 20″ off level 5
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Recline bike 3′ level 4
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Captain’s chair bent legs raise up 3 × Max reps + 1′ rest
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Recline bike 3′ level 5
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Slam ball 4 kg 6 ROUNDS ( Max reps each) 40″ on + 20″ off
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Cardio wave ( no hands) 7′