Boston Marathon – Lunghissimo Lento. Se non ci provi non saprai mai se ci riesci.

Mi sono infortunata, tre settimane fa. Niente di grave, tutto normale, sono cose che si mettono in conto, alla fine mica mi sono rotta una gamba e nemmeno ho un male incurabile…

Non mi sono disperata, ho solo preso la cosa come una parte della vita e ho fatto in modo di prendermi cura del mio muscolo.

Una distrazione di un muscolo, lieve, superficiale, non è nulla. Proprio nulla, ma non va trattata come se non ci fosse. C’è chi mi ha consigliato di continuare a correre, c’è chi mi ha criticata sostenendo che non fosse nulla – vero, in un certo senso – altri hanno visto sfumare la mia Boston.

Io ho usato il buon senso e ho lasciato che dei professionisti prendessero le decisioni giuste per me.

E ora l’ecografia ha detto che il muscolo si è rimarginato, per cui ho ripreso a correre.

Il difficile è capire che quando riprendi non puoi riprendere al livello di prima.

I motivi per cui il recupero non è immediato sono molteplici, sostanzialmente tre.

Innanzitutto in tre settimane il livello di allenamento è sceso. Malgrado la palestra, malgrado gli allenamenti con Lorenzo, malgrado le corsette dell’ultima settimana, non c’è nulla da fare, i muscoli hanno risentito dello stop.

In secondo luogo se prima “tiravo” il mio corpo al limite, ora sto ben lontana da quel limite. La posta in gioco è alta. Cercare di andare forte come prima significa stressare i muscoli, anche quello appena guarito. E si sa che una cicatrice è più fragile della pelle sana, per cui sarebbe un rischio stupido.

In terzo luogo, se al livello di prima mi sono infortunata, evidentemente c’era qualcosa da correggere, non necessariamente nell’allenamento, magari nell’alimentazione, nella tecnica di corsa, nell’integrazione. Se il corpo si è “rotto” bisogna prima capire il motivo e cercare di risolvere il problema. Solo dopo si riprende ad allenarsi “forte”.

Il fisio Armando Barchi l’altra settimana ha detto che tutta la gamba è molto rigida e che forse è proprio questa rigidità diffusa che ha causato la lesione. Lo aveva notato anche Jutta massaggiandomi e il dok Massarini ha evidenziato una scarsa idratazione e una scarsa elasticità muscolare.

Per questo il motto di oggi è “meglio piano che sul divano (infortunata)”

Sono partita con calma, alle 10, in modo da godermi il passaggio della mezza maratona di oggi e incitare gli amici.

Pioveva, anche forte e c’era vento. Il freddo non è cosa buona per i muscoli e ho passato i primi 10 chilometri ad ascoltarmi. Ho corso il primo chilometro appena sotto i 6′ e da lì non ho più guardato il Garmin se non quando sentivo i muscoli sussultare (per scoprire che andavo sotto i 5′ e rallentare).

Sono stata in ascolto profondo.

Al quindicesimo chilometro ho iniziato ad avere pensieri negativi. Mi sono sentita pesante, esausta, sfigata.

Ho staccato la testa e mi sono riportata sul percorso della mezza maratona. Sono passata all’arrivo e ho visto Elena e Gina al traguardo. Un abbraccio e un saluto per riprendere le forze.

Poi ho seguito il percorso all’indietro, per quanto possibile senza entrare sul tracciato di gara. Ho incitato tutti quelli che vedevo. Erano stanchi, più stanchi di me, io in confronto stavo bene, malgrado fossi al ventunesimo chilometro.

Ho scambiato sorrisi che mi sono valsi un boost di energia che nessun gel può darti.

Al ventiquattresimo ho perso la coda della gara, ma oramai il peggio era passato.

E’ incredibile quanta energia ti regali il sostenere gli altri. Ti forzi a sorridere, li supporti, ti senti utile e felice. Tutte sensazioni che ricaricano le pile.

Gli ultimi dieci chilometri sono filati abbastanza scorrevoli, a passo di danza anche quando il vento mi appiccicava la giacca bagnata addosso.

E alla fine sullo schermo del Garmin è comparso quel magico 34.

Lavoro finito Carlotta, portato a termine nei tempi che pensavi, senza infamia e senza lode, ma in ogni caso perfetto.

Ora ne ho la certezza: Boston mi aspetta.

E mi coccolo con un dolcetto.

Per tutti coloro che mi hanno fatto questa domanda: sei guarita, sei pronta per Boston? Rispondo che non sono pronta come avrei voluto essere, ma di sicuro cercherò di dare il meglio. La Maratona è sempre una bella avventura.

RunningCharlotte
RunningCharlotte
Perché la corsa è uno stile di vita e ad ogni passo ci fa crescere un po’ e perché non bisogna essere campioni per correre, basta mettere un passo dietro l’altro. Keep in running.
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