I “complimenti” di corsa. Abuso o galanteria?

Come voi tutte io corro spesso sola. Spesso in orari variabili a seconda di quando ho tempo, alle volte presto la mattina, altre che è già buio.

Ogni tanto invece corro in compagnia.

Cosa cambia tra quando corro da sola e quando sono in compagnia? La motivazione? La chiacchierata? Il passo? La resistenza?

No, cambia che quando sono sola è lecito farmi complimenti osé.

In alcune culture è “ok” fare dei complimenti ad una ragazza che passa, se non accompagnata, purchè i complimenti siano “galanti”. Nella nostra, quella dei maschi latini, è tollerato, diciamo che con l’evoluzione culturale è rimasto un cliché da film americano, ma in realtà non viene più praticato se non in alcuni casi.

Il limite tra galanteria e maleducazione risulta tuttavia labile. Se al vecchio “fare il filo” da film anni ’60 si sostituisce lo slang di oggi, fatto di rumori, fischi, parole brusche, il passo è breve.

Quando corriamo l’abbigliamento da running lascia poco all’immaginazione, tanto quanto una gonna corta. Questo dettaglio, però, non rende ai miei occhi accettabile che chi passa si permetta frasi come:

“Gran bel culo” – “(fischio) ‘nvedi che tette” – “Cosa non ti farei…”

Questa tipologia di commenti è piuttosto frequente quando si corre da sole. Purtroppo.

Non ci ho mai fatto troppo caso, solitamente il mio sguardo zittisce queste lingue poco educate.

Mi è tornato in mente questo argomento ieri mattina, mentre correvo, da sola, poco dopo l’alba sul fiume. Due ragazzi, giovani, uscivano dal circolo canottieri. Uno mi vede, si ferma, tace. Poi mi sorride e dice all’amico “ho detto che non amavo correre? Dovevo usare il tempo passato, ora mi piace”.

Questo ragazzo, forse nemmeno trentenne, mi ha fatto sorridere il cuore. Quanta gentile educazione era racchiusa in quel gesto? Incontrandomi oggi probabilmente nemmeno si soffermerebbe, eppure in quel sorriso ho trovato la galanteria.

E il rispetto.

Quando la galanteria si trasforma in maleducazione?

Noi non indossiamo leggings aderenti per mostrare il sedere, nè d’estate portiamo canotte per esporre la pelle. Anche se così fosse, però, questo rende corretto un commento a gran voce su come oscilla il nostro seno o su come si presentano le nostre natiche?

Pur non facendoci caso, pur non tornandoci sù più che tanto, ogni volta che succede mi sento abusata.

Anche perchè il passaggio tra la parola e i fatti è rapido. Non sono rare le esperienze negative con “mani di ciclisti” di passaggio che casualmente approdano su petti e glutei o gesti di manifesto autoerotismo nei parchi.

Perchè un uomo si sente autorizzato a dire e fare di queste cose nel momento in cui corriamo sole?

Essere sole significa essere disponibili? Correre al parco può dare un equivoco messaggio? Siamo prede oppure scendiamo nei parchi a cacciare?

Io normalmente sono troppo concentrata per preoccuparmene, ma credo che dovremmo tutte fare dei corsi di difesa personale e verbale.

 

 

RunningCharlotte
RunningCharlotte
Perché la corsa è uno stile di vita e ad ogni passo ci fa crescere un po’ e perché non bisogna essere campioni per correre, basta mettere un passo dietro l’altro. Keep in running.
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Comments
  • Pietro Paschino
    Rispondi

    Io non credo siano le donne a dover fare dei percorsi di difesa, quanto invece gli uomini a dover imparare l’educazione. Oltre che poco rispettoso lo trovo davvero da stupidi, non ho mai capito cosa ci si aspetta dopo aver detto una cosa del genere, che la donna torni indietro e chieda un appuntamento? Bah.

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