Corri e lascia correre.
Oggi me ne andavo in bicicletta al campo di atletica (mi avrebbero volentieri messa sotto almeno tre automobilisti per i miei slalom salvavita tra i binari del tram), canticchiavo una canzone di Luca Carboni, Inno Nazionale:
” Sventoliamo troppe bandiere, / Col bastone nella mano
E diventiamo troppo violenti, /E se non ci spacchiamo i denti
Comunque ci promettiamo in coro / Che ci romperemo il culo!
E io sono troppo emiliano, / Tu sei troppo siciliano
Egli è troppo calabrese, / E voi troppo molisani
E noi siamo troppo chiusi, / Loro son troppo altoatesini
E anche se è caduto il muro,/ Abbiamo sempre troppi confini!
…e poi eravamo troppo fascisti / E anche troppo menefreghisti
Allora giù botte coi manganelli / Comunque non eravamo troppo fratelli”
Ecco, questo perchè negli ultimi due o tre giorni ho sentito troppe volte criticare tutto e tutti.
Le gare di giorno che bloccano il traffico (2 ore), le gare di mattina presto che disturbano la quiete, la gare in campagna che non si dovrebbero fare “perchè noi qui lavoriamo”, chi va troppo lento che non dovrebbe nemmeno correre, chi va troppo forte che non rispetta chi va piano, chi corre su strada che denigra chi fa trail, chi fa trail che denigra chi fa le maratone…
Insomma, un modus vivendi dedicato a far polemiche sterili. Un desiderio perenne di non lasciar stare gli altri.
“Non si fotografano i gps, non si mette il pettorale del Passatore su facebook, non si dicono i tempi, non si mettono i podi personali di categoria, non si corre in abiti fucsia, non si va in montagna di corsa…”
Non si fa, non si fa, non si fa, no no e no. Una cantilena continua di no che invadi ogni mezzo di comunicazione, preferibilmente virtuale.
“No” è un avverbio che odio.
Seguo i social network per professione e mi fa venire la pelle d’oca vedere quanto sia di moda la polemica.
Si fa polemica su tutto, sulle cose veramente brutte, ma anche sullo sport. Non si lascia stare il prossimo, ci siamo in diritto di esprimere la nostra opinione su tutto ciò che fanno gli altri, “perchè facebook è libero”, appellandoci ad un diritto alla libertà mal compreso.
Si va dallo sproloquio pseudo sessuale, allo sproloquio simil politico, all’opinionismo cacio e pepe.
Oppure, peggio, ci sentiamo in dovere di esprimere la nostra opinione verbalmente, di insultare, di imprecare se qualcosa non ci aggrada. Di urlarmi da un finestrino indiscriminatamente che ho un lato B invidiabile e il giorno dopo che dovrei correre le gare nel parco cittadino invece che intralciare il traffico.
Ci piace dire la nostra. Sempre. Comunque. In qualsiasi forma.
Vantandoci poi di “non riuscire a dire menzogne”.
Ecco la mia unica verità: vivi e lascia vivere, corri e lascia correre. Ma l’importanza di questa massima va messa sui primi due verbi “vivi” e “corri”. Perchè ho l’impressione che chi passa il suo tempo a criticare gli altri dimentichi proprio questi due concetti.
Take it easy, runners.
E non runners.