Il Delirio del Maratoneta: il post maratona

Possiamo dire che con l’ultimo weekend e la London Marathon, la Maratona di Madrid e quella di Anversa all’estero e la Maratona di Padova in Italia, si sia chiuso il mese delle grandi maratone primaverili.

L’internet è disseminato di foto con medaglie, sorrisi felici, frasi in cui riecheggiano la parola “epico”, da riferirsi alla gara, e “brutale” da riferirsi al tempo (caldo o freddo poco importa, ma da quando Shalane Flanagan ha definito il clima di Boston “brutal” ora parlano tutti di meteo).

Niente da fare, siamo tutti uguali. Finita la nostra Maratona indugiamo il quella felicità delirante per qualche tempo.

Postiamo le foto della nostra personale impresa, fotografiamo la nostra medaglia in viaggio in tutti i momenti quotidiani come il nano da giardino de Il favoloso mondo di Amélie, la medaglia con il caffè, la medaglia torna a casa, la medaglia con le scarpe.

Se i nostri famigliari non ci prendessero per matti (lo siamo) incorniceremmo le scarpe e appenderemmo la medaglia in un angolo di casa, per poterle osservare ogni volta che il sorriso ebete che abbiamo sembra svanire.

Io confesso che ho pensato di indossare la mia medaglia della Boston Marathon per andare a fare la spesa. Solo per sentire ancora quel dolcissimo sbattacchiare del metallo sulla pancia.

Sono passati esattamente 7 giorni dalla “mia” Boston Marathon e il delirio del maratoneta non smette.

Ph. Francesca Grana

Sì, i giorni successivi ad una maratona deliriamo. Siamo indiscutibilmente presi da euforia, ripetiamo i dettagli della gara a tutti, racconteremmo anche alla vicina di pianerottolo di quel signore che, proprio lì, quando stavamo per mollare ci ha incitati, per non parlare di quel momento al trentesimo chilometro che abbiamo incrociato lo sguardo del concorrente vicino e per i successivi 12 chilometri siamo diventati amici per la pelle.

Desideriamo rimanere lì, in quei quarantadue chilometri, ancora e ancora e ancora. Ci fa già venire la nostalgia staccarcene e allora ci ritorniamo con il pensiero.

Alle volte siamo così presi dal nostro delirio che pensiamo bene di farne un’altra appena dopo, così, per fare dell’euforia al cubo, fregandocene di muscoli e legamenti che vorrebbero riposare (ricordatevi che se esageriamo paghiamo sempre il conto, anche se magari non subito).

E arrivano le idee più strane, 12 maratone in 12 mesi, 30 maratone in 6 mesi, un’improvvisata iscrizione al Passatore, un ultra trail per gradire…

Io mi sono dovuta frenare.

Basta gare importanti fino all’autunno, riposo e si ricomincia la preparazione per… (sto cercando di dare vita ad un altro sogno, ma sono scaramantica e non ve lo anticipo).

Mi sto dedicando al fitness (vi siete già iscritti alla Reebok Training Experience del 12-13 maggio? Fatelo subito qui! Oltre a me ci saranno tutti i trainer Reebok per un’esperienza fitness mai vista prima)

Ora esco a comprare tante cose sane per la cena. Fuori fa caldo, ma sono certa che troverò la maglia giusta che si abbina al nastro giallo e blu della mia medaglia.

RunningCharlotte
RunningCharlotte
Perché la corsa è uno stile di vita e ad ogni passo ci fa crescere un po’ e perché non bisogna essere campioni per correre, basta mettere un passo dietro l’altro. Keep in running.
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