FashionCharlotte: la moda e la corsa

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Mi capita spesso di fissarmi su qualche capo d’abbigliamento interessante e di cercarlo finchè non lo trovo. D’altronde donna sono e donna rimango, e pertanto se decido che l’oggetto del desiderio è un abitino da corsa, non c’è santo che tenga, lo avrò.

Ma anallizziamo il fenomeno, ho appena detto “abitino da corsa” e nessuno di voi (o pochi), hanno alzato il sopracciglio. Le altre RunningGirls poi, non ci hanno nemmeno badato. A-bi-ti-no.

L’industria sportiva ha trovato infatti un nuovo target: ha detto basta all’egemonia dei puzzoni da gara, in canotta e pelo sul petto, basta ai colori “della squadra”, basta ai tessuti larghi e comodosi. Nasce il nuovo runner, soprattutto LA nuova runner.

E nasce il nuovo abbigliamento, Deo Gratias!

Colori, forme, tessuti, abbinamenti… piccoli oggetti del desiderio. E ogni corsa diventa un gioco.

Badate bene, c’è un bel 50% dei runners che denigra il comportamento, che trova buffo essere addirittura belli nella corsetta domenicale, che paragona fatica a puzza di sudore. Vorrei dire loro che se anche non ho il calzoncino slabrato, corro forte lo stesso e l’80% di questi maschioni da canotta li batto pure.

Comunque, torniamo al fashion: regina della vague, Adidas, che ha affidato ad una meravigliosa Stella McCartney il design della sua linea di abbigliamento più fashion con un risultato meraviglioso: colori, forme, disegni iper fashion, vestiti di tecnologie Adidas.

Poi Nike, da sempre attenta al design del pezzo da storia dello sport.

Poi Gore Running, Aasics, Brooks, New Balance…

Il trend oramai non ha confini.

Mi ricordo, per entrare nella memoria, la mia prima tuta invernale da ciclismo. Avevo 18 anni. Ad Aosta avevano solo abiti maschili brutti. Andammo a Torino, dal neonato Decathlon. Una bellezza: c’erano tute di tutti i colori e di tutte le fogge.

Ne uscii con una tuta gialla e nera, molto bella. Aveva solo un difetto, aveva il posto per i testicoli. Da donna non ne producevano, antieconomico, le donne non fanno sport per davvero, men che meno di inverno.

Per fortuna che i tempi sono cambiati.

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