L’ultimo giorno. L’ultima tappa.

Mi sveglio con estrema calma nell’Ostello ormai vuoto. Sono le sei e mezza e sono già tutti partiti e sono sola.

Voglio godermela. Voglio respirare l’aria che sa di caldo e terra.

Appena più a nord un incendio enorme brucia foreste e caccia i trekker, evacuati con gli elicotteri.

Per la prima volta sono contenta di aver fatto in fretta questo itinerario, tanto da avere l’opportunità di finirlo. Avessi camminato meno ieri ora sarei su un elicottero e il mio viaggio sarebbe finito.

Invece mi sveglio e mi faccio coccolare da una colazione vera. All’ostello mi offrono il caffè e io carico le borracce. Inizio a camminare leggera, leggera.

Sola. Il silenzio è magnifico e l’alba appena passata lascia ancora una traccia.

Salgo sul colle e mi godo il panorama con estrema calma, fino al rifugio di Paliri, dove bevo una coca con due parole sorridenti. Ho ancora quattro ore di cammino e il caldo è letale.

Cammino veloce, anzi, scappo. Dal caldo, dai pensieri.

Ho voglia di tornare a casa. Tanta, tantissima voglia.

Arrivo a Conca presto, in tempo per pranzo, ma non ho fame. All’imbocco del sentiero due gendarmi impediscono ai trekker di entrare sul GR20. Mi chiedono de l’ho fatto tutto, sorridono.

I Corsi amano la loro terra più di ogni altra cosa. Si vede. La rispettano e la vogliono condividere, ma non con tutti.

Mi guardano con ammirazione, come se avessi superato una prova: ce l’ho fatta, sono entrata a far parte della loro tradizione e la loro tradizione fa parte di me.

Una birra ghiacciata al bar del paese e due parole con gli amici partiti all’alba, che non sono arrivati da troppo.

Mi dedico a me, ai miei pensieri.

E’ il 3 agosto.

Penso a cosa ho lasciato a casa alla partenza e a cosa troverò all’arrivo.

Sono cambiata. Tantissimo. Mi sento serena e posata. Non sono irrequieta. I pensieri sono distesi.

Compro un altro biglietto della nave e fisso il ritorno un giorno prima.

Voglio tornare a casa.

E cominciare un altro cammino. 

Grazie Corsica.