Quinta tappa – da Mangano al Refuge de l’Onda.

Questa è una tappa strana. Molto strana. Già sei anni fa avevo avuto sensazioni discordanti.
La prima parte è massacrante. Quando dico che in Corsica i sentieri non sono sentieri, dico il vero.

Un’arrampicata di quasi cinque ore, in salita durissima, in discesa temibile. Fino Al Refuge di Petra Piana non lascia un respiro, se non nei colli, dai panorami magnifici e commoventi.
Si passa da forcelle irte come crepe nel vetro, si scende da pareti inespugnabili, ci si cala tra massi e salti, si seguono creste aeree.
Ci si fa anche male ogni tanto.
Io per fortuna no.

Le prime cinque ore non lasciano spazio ad alcun altro pensiero se non quello di tenere la guardia alta.
Petra Piana si avvista all’ultimo, come un miraggio.

Ma non mi fermo se non per aspettare i miei due angeli custodi militari che mi aiutano a superare l’incertezza del cammino.

Proseguiamo fino al Refuge de l’Onda, “tagliando” dalla variante alpina.
Questa variante è bella e ostinata, tra una cresta e l’altra, dove l’immancabile vacca ti lascia con il dubbio che l’abbiano issata lì con l’elicottero.

L’arrivo a L’Onda ha il profumo delle lasagne al Brocciu fatte dal gestore. Anche se la pietanza migliore è pur sempre la zuppa di pasta e patate.

Questa tappa è lunga quasi dieci ore, bellissima e anche poetica, Ma.

Ma così difficile da non lasciarti abbastanza attenzione per prestare attenzione alle bellezze che ti circondano. L’attenzione va tutta ai sassi e ai salti che tendono un agguato alle tue caviglie ad ogni passo.

E’ stata una giornata senza pensieri, o forse con troppi.

Ringrazio tutti gli arbusti ai quali mi sono sostenuta, a tutti i fiori che hanno profumato la via, alle caprette che anche se non mi hanno fatto ciao, alla fine, le ho salutate io.
Domani si entra nel GR20 SUD.