GR20 – settima tappa, da Capannelle a Usciolu
Queste sono due tappa, attaccate solo perchè non ho tempo di godermele e devo essere a Conca il 3 sera.
Perchè attaccare insieme due tappe così è una follia.
Ho visto in questi giorni moltissime persone fare il conto meticoloso di tempi e chilometri come fossimo ad una gara a tappe.
“In quanto lo fai il Gr20?”
Le risposte tirano sempre al ribasso, chi in 9, chi in 7 e chi in 5 giorni, sapendo che le tappe ufficiali sono 16.
Io lo sto finendo in nove giorni perchè non ho più tempo, ma sei anni fa lo terminai in 13 con tutto il tempo per godermelo.
Queste due tappe attraversano qualsiasi tipo di bellissimo luogo di montagna possa popolare la vostra mente. Boschi fatati, pianori incantati, colli, creste frastagliate, grandi salite, colline verdi come campi da golf.
Passiamo il rifugio I Prati che mi piange il cuore ad andare via: una casetta in una valle a picco sul mare.
Da qui si vede l’Elba, la Sardegna che sbuca, tutta la costa orientale della Corsica. Una bellezza che ti lascia sconvolto come un’opera d’arte, tu, il tuo sudore copioso e il tuo zaino oramai intriso dei tuoi odori peggiori.
La cresta seguente è un susseguirsi di salti che ti ritrovi tutti nelle ginocchia alla sera.
Salti e fatica per altre cinque ore, fino al Rifugio di Usciolu.
Mi chiedo sempre perchè prima di ogni rifugio ci sia sempre una discesa franosa e difficile, quasi che il tuo sogno di una lattina di birra debba espiare qualche peccato.
Arrivo stanca come dopo una maratona, forse peggio. Cerco una piazzola libera e trovo la stessa di sei anni fa. La stessa in cui cenammo con i nostri amici francesi, mi ricordo di quei discorsi davanti alla nostra bottiglia di vino. Mi ricordo di quella serata all’imbrunire tra fette di salame e pane non troppo fresco.
Mi ricordo di quella felicità e vado a cercare i miei nuovi amici di oggi, compro una bottiglia di vino dal custode e ridiamo fino a sera.
Il GR20 è sempre un bel modo per incontrare persone con le quali ridere.