Il Cammino Sostenibile: primo giorno, da San Candido al Rifugio Tre Scarperi
Il viaggio verso le Dolomiti.
Partiamo da Torino presto, in auto.
Ho invano cercato un mezzo per raggiungere San Candido senza auto, ma Trenitalia non fa il servizio e con gli autobus di linea saremmo arrivati a sera inoltrata (forse).
Il viaggio è lungo da Torino, la tangenziale di Milano come sempre poco piacevole. Ci fermiamo solo per mangiare un boccone dopo Bressanone. Un baracchino sulla sstrada. Non parlano italiano e il menù è molto tirolese. Mangio una insalata di patate e mi viene servita in due vassoi di cartoncino. Ne rendo uno, non ne capisco l’utilità. Bevo acqua dalla mia borraccia per compensare.
Ho deciso che terrò ogni rifiuto che produco in questo viaggio e iniziare già prima di partire mi innervosisce, ma questa è la legge: il baracchino non è un ristorante e mi adeguo.
Metto il vassoio restante, una volta pulito, nello zaino. Chissà che non serva.
Arriviamo facilmente alla partenza: San Candido, imbocco della Val Campo di Dentro.
La prima tappa di Cammino, verso il Rifugio Tre Scarperi
Tutti ci consigliano di prendere la comoda navetta che arriva fin sotto al rifugio, ma ho voglia di camminare e partiamo per il sentiero. Lo zaino pesa come un macigno.
Ad ogni trekking, la stessa sensazione. I primi passi sono letali, avere 10kg sulla schiena mi annebbia la felicità. La connessione con il peso è veloce: se uno zaino mi affatica così, viceversa perdere 5kg mi avvantaggerebbe. Lascio rapidamente i propositi di dieta al futuro e intanto cammino.
Il sentiero è largo e semplice. Una strada di sassolini sale nel bosco umido e in 30 minuti lo passa.
Sono le 16 e il cammino non è lungo. Me la godo e cerco di abituarmi allo zaino.
Il bosco si dirada lentamente, passa attraverso bei prati con piccoli fienili. Il silenzio è quasi totale.
Sono emozionata.
Dopo circa un’ora attraversiamo una frana. Le Dolomiti sono montagne antiche, in roccia sedimentaria e franano facilmente.
Una ruspa e dei mezzi pesanti stanno lavorando. Io mi scoccio a sentire i motori, ma è inutile scocciarsi. Annuso l’aria e inizio ad abituarmi a questo zaino.
In poco più di un’ora e tre quarti si apre davanti a noi la valle del Rifugio Tre Scarperi, Valdidentro.
Una strada perfettamente piana attraversa il prato verde, dove una gruppetto di Lama (Lama???) bruca.
Il Sole è già sulle punte delle montagne- Sono le cinque e qualcosa del pomeriggio quando entriamo al rifugio. Dentro c’è un buon profumo e i gestori ci accolgono, in italiano stentato, ma con un sorriso delizioso.
“La cena è alle 18, vi segniamo?”
Il Rifugio Tre Scarperi
Capiamo immediatamente che dobbiamo darci una mossa e ci accomodiamo nella camerata. Le pareti sono in legno e la camerata ha tanti letti a castello e un delizioso balcone sulla valle.
I Lama brucano.
Sono di un gruppo di escursionisti che li ha sostituiti ai classici muli. Curioso.
Sono felice e scendo a godere del tramonto.
La cena inizia quasi puntuale. In effetti ci hanno concesso un ritardo e sono le 18.15.
Il primo piatto mi sorprende: insalata di carote tricolore. Un contenitore di vetro, di quelli da marmellata, contiene tre strati di carote, bianche, rosse e rancio, sormontati da germogli di soia, il tutto condito con una leggerissima vinaigrette. Delizioso, ma soprattutto anomalo. I rifugi che conosco io servono minestrone e polenta calda. Il vino è delizioso e la sala accogliente.
Il piatto principale che ho scelto è una polenta “pasticciata” con funghi e verdure. Arriva una intera padella di rame piena di cubetti di polenta fragranti, conditi e saporiti.
Non riesco a finire tutto, ma so che per il dolce rimane un posto: pancake alle mele.
Senza alcun dubbio la miglior cena in rifugio mai assaggiata.
Ci corichiamo felici, soddisfatti e desiderosi della prossima tappa. Domani vedremo le Tre Cime di Lavaredo.
Sono le 20.00 e noi ci addormentiamo.
Ore camminate: 1h45′
Chilometri percorsi: 6,5 km
Rifiuti prodotti: 1 vassoio di cartoncino e 2 tovaglioli di carta
Tracciato GPS: https://connect.garmin.com/modern/activity/3850611446