Il Cammino Sostenibile: Terzo giorno, dal Rifugio Auronzo al Rifugio Vandelli per il Bonacossa

L’alba sul rifugio Auronzo colora tutto di rosa. Sono le 6.15 del mattino e davanti a noi la giornata è lunga.

Abbiamo appuntamento con Giuseppe Ghedina, un fotografo di Cortina, per fare qualche scatto sui Cadini, le montagne di fronte alle Tre Cime di Lavaredo.

La colazione all’Auronzo è degna della cena. Mangio la mia brioche al cioccolato – io non amo le brioche – pensando a quanto vorrei delle uova. O magari una marmellata che non sia monodose, del burro fresco, del pane non confezionato.

Abbandono le mie polemiche perchè la giornata pare bellissima e il cielo limpido.

Per attraversare il gruppo dei Cadini, l’Altavia passa per il sentiero attrezzato Bonacossa, il primo tratto impegnativo di questo itinerario, ma a quanto pare magnifico.

Usciamo dal rifugio e incontriamo Giuseppe, già pronto per partire.

Il sentiero Bonacossa

Imbocchiamo il sentiero nella solitudine più totale. Di fronte le auto iniziano a salire all’Auronzo e il giro delle Tre Cime si popola di turisti. Noi ci sentiamo i privilegiati, quasi altezzosi e snob a guardare il turismo ammassarsi su quell’unico itinerario mentre noi contempliamo il silenzio.

La vista sulle Tre Cime di Lavaredo è spettacolare. Il sentiero prende lievemente quota e si porta su uno spartiacque tra le due valli. L’unico rumore è quello della navetta sulla strada poco più sotto.

Le Tre Cime di Lavaredo con il Rifugio Auronzo, viste dal sentiero Bonacossa

Dopo circa un chilometro il sentiero abbandona la cresta e gira dal versante dei Cadini, facendosi stretto e roccioso.

Per il 70% del tragitto è attrezzato di funi di metallo.

Passiamo attraverso cunicoli e piccole tracce tagliate nella roccia chiara, per risalire talvolta la cresta e guardare ancora per un secondo le tre cime.

Un primo tratto in discesa, dotato di scaletta metallica mi fa capire che le vie ferrate non sono ancora alla nostra portata, ma il minimo senso di pericolo, ammetto, condisce il percorso di quel senso di libertà estrema che la montagna regala.

Giuseppe è di Cortina e conosce questi tragitti come i marciapiedi di casa. Sono contenta di poter condividere con lui i miei pensieri, perchè spesso nel turismo manca l’opinione delle persone del luogo.

Presto arriveremo al rifugio Fonda Savio e capisco dalle parole di Giuseppe che lui ci avrebbe consigliato di pernottare lì, invece che all’Auronzo.

Mi dice che con la moglie, la mattina presto, spesso salgono qui da Cortina per fare colazione, perchè lo strudel del Fonda Savio è fatto in rifugio ogni mattina.

Quando arriviamo dalla cucina si spande profumo di zucchero e burro.

Dobbiamo rifarci dello strudel surgelato dell’Auronzo e non resistiamo.

Giuseppe non si è sbagliato, lo Strudel è strepitoso.

Abbandonato lo Strudel risaliamo la pietraia irta che arriva alla Forcella del Diavolo.

Salire su quella ghiaia instabile mi fa paura. Una volta in cima il cielo si rabbuia.

Sulla forcella raccogliamo una lattina di Coca Cola e una latta di tonno.

Scendiamo dall’altro lato, in una valle magnifica, rocciosa e arcigna, come amo io.

In poco tempo perdiamo quota, tra rocce e scalette metalliche e in circa un’ora siamo al lago Antorno, dove Giuseppe ha l’auto.

 

Verso il Rifugio Vandelli.

Per arrivare al Rifugio Vandelli, dalla Forcella del Diavolo dovevamo tagliare verso un secondo passaggio, ancora più irto e passare i Cadini. L’Altavia vorrebbe il pernotto della terza tappa al Rifugio Città di Carpi. Visto il meteo previsto avverso e la nostra poca abitudine alle ferrate, abbiamo optato per scendere al passo Tre Croci attraverso la strada che dal Lago di Misurina porta a Cortina accettando un passaggio da Giuseppe. In alternativa le corriere servono questa strada in diversi orari e, se come noi, non volete rischiare un temporale sui Cadini, questa può essere una soluzione.

Dal Passo Tre Croci, dove ci fermiamo in un ristorante per un rapido pasto (di qualità mediocre e dal costo elevato), prendiamo il frequentatissimo sentiero che porta al Rifugio Vandelli.

Il Vandelli al Sorapis è diventato molto gettonato a causa di Instagram. A pcohi minuti dal rifugio, infatti, il lago del Sorapis regala foto instagrammabili grazie al suo colore turchese.

Il sentiero è semplice, nel bosco, di circa due ore.

Incontriamo tutta la razza umana in quei pochi chilometri.

Quando arriviamo in vista del rifugio un elicottero inizia a far da spola tra Cortina e il Vandelli per portare i rifornimenti. Quando arriviamo mi accorgo che la maggior parte dei rifornimenti sono bevande in bottiglie di plastica e birre. Anche al Vandelli manca il depuratore.

Un lago fantastico a pochi passi e tre pallet di acqua in plastica sul piazzale.

La cena è comunque deliziosa, cucinata nel rifugio e genuina. Finalmente il minestrone di verdura non sa di congelatore del CRAI.

Ore camminate: 6h30′ (più traggitto dall’Antorno al Passo Tre Croci)

Chilometri percorsi: 20 km circa

Rifiuti prodotti: 1 vassoio di cartoncino e 2 tovaglioli di carta del primo giorno, una bottiglia di acqua in plastica e due involucri del burro all’Auronzo (+ tutti quelli non visti nella cucina), lattina di Coca e di tonno raccolte alla Forcella del Diavolo, una bottiglia di acqua al rifugio Vandelli.

Tracciato GPS:

Rifugio Rifugio Auronzo-Rifugio Vandelli : https://connect.garmin.com/modern/activity/3854718826

 

RunningCharlotte
RunningCharlotte
Perché la corsa è uno stile di vita e ad ogni passo ci fa crescere un po’ e perché non bisogna essere campioni per correre, basta mettere un passo dietro l’altro. Keep in running.
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