mamma: dove vai questo week end?

c: mah, verso la liguria

mamma: Che bello, finalmente vai al mare!

c: mmm, non proprio, in realtà vado a correre

mamma: bhè ma vai a correre al mare, no?

c: mmm, veramente no, vado sull’Appennino ligure

mamma: Ancora? Montagna, vai a correre in montagna? E dove dormi, in un bed and breakfast?

c: mmm, più o meno. Nell’agriturismo di un prete. Ah, mamma? I cellulari non prendono lì.

mamma: ………………….

Non me ne voglia la mia mamma, perché questo dialogo è un po’ romanzato. In realtà oramai la sua risposta alle mie “vacanze” è il silenzio, credo ci abbia fatto il callo. Fino ad un po’ di mesi fa ci provava ancora a dissuadermi, ma tanto non sortendo risultati forse si è rassegnata.

In ogni caso, queste montagne verso la Liguria si chiamano appunto Appennini Liguri, ed è vero che la più alta fa 1.700 metri, ma ammetto che sono veramente dei luoghi interessanti. Si raggiungono da Liguria, Piemonte ed Emilia, luoghi di confine, di partigiani, di uomini resistenti e poveri, di gente che sa ancora dare il giusto peso al tempo.

Noi ci siamo arrivati dalla provincia di Alessandria, dalla Val Borbera, passando da paesini molto ben organizzati, con tanto di piscine comunali da far invidia ai Torinesi.

Primo giorno: Monte Ebro, Monte Chiappo, Capanne di Cosola e rientro;

Secondo giorno: L’Antola, purtroppo avvolto nella nebbia.

Pernotto e cena: Agriturismo Il Maggiociondolo, gestito da Dono Luciano, il mitico Enzo e Simona.

Di corsa.

Percorsi semplici, con dislivelli dolci, boschi, prati, malghe. Perfetti per due giorni da 40 km di corsa. Povera Cami, ha le zampe tutte screpolate.

Ah, mamma? Sorridi, non vado una settimana in montagna da sola a luglio, mi hanno piazzato una riunione (parolaccia non scrivibile qui). Contenta?