Imparando la roccia sulla cresta delle Aiguilles Marbrées

Eh sì, la montagna ci ha immediatamente dato la prima lezione: tutto dipende da lei. Abbiamo rimandato l’ascensione al Monviso e abbiamo optato per una via “educativa” su roccia alle Aiguilles Marbrées.

Martedì, quando Sara, Jacopo (la nostra guida) ed io abbiamo guardato le previsioni meteo sul Monviso, abbiamo unanimemente deciso che non era cosa. Un tempo instabile, con finestre di sereno variabili, un grosso temporale previsto nella notte e lo zero termico più basso di circa 1000 metri non ci hanno lasciato dubbi.

In montagna con il brutto tempo non si va, soprattutto se si tratta di alpinismo e di quote che rasentano i 4000 metri.

“Abbiamo fatto Monviso a cattivo gioco” (cit.) e abbiamo rimandato la nostra ascensione.

Cambio di programma: la Cresta delle Aiguilles Marbrées

aiguilles marbrees

Dopo un breve consulto telefonico ci siamo affidate a Jacopo Alberti, che di mestiere fa la guida alpina e in questa storia fa la nostra guida alpina, e abbiamo deciso di affidarci a lui. Dal poco che so di alpinismo ho imparato che fare la guida alpina è un mestiere che prevede nella maggior parte delle volte buonsenso, soprattutto se si tratta di clienti alle prime armi come me e Sara.

Jacopo Alberti

Jacopo

Jacopo ci ha quindi proposto la Cresta delle Aiguilles Marbrées, una escursione sul massiccio del Monte Bianco – dove il tempo era più stabile – che possiede tre requisiti fondamentali: una vista emozionante, un percorso che potesse farci apprendere qualche nozione di tecnica utile per quando andremo sul Viso e la possibilità di scendere facilmente in caso di peggioramento meteo.

cresta aiguilles marbrees

La Cresta delle Aiguilles Marbrées si trova a poche decine di minuti di avvicinamento dall’arrivo della Sky Way Monte Bianco, con vista da una parte sul Dente del Gigante e dall’altra sulla vetta del Bianco. Presenta altitudini che variano dai 3400 metri ai 3700 metri, utili per abituarsi all’altitudine e passaggi di roccia “didattici” come li ha definiti Jacopo.

Il vuoto, la paura e la fiducia

Iniziamo ad avvicinarci sul ghiacciaio all’attacco della cresta. Calziamo i ramponi nuovi di pacca per la prima volta. Jacopo ci insegna come fissarli e regolarli e ci assicura con la corda agli imbraghi. Per la prima mezz’ora camminiamo su questa superficie bianca con circospezione. Impariamo l’equilibrio, la progressione, cercando di tenere la corda dal lato corretto. Camminare su un ghiacciaio è già di per sè un’esperienza emozionante: metri e metri di acqua imprigionata dai secoli sotto ai piedi, piccole fessure che potrebbero diventare grandi crepacci da superare.

Di fronte a noi qualche turista procede non adeguatamente abbigliato (evito commenti) e molte cordate di alpinisti vanno sù svelte. Noi cerchiamo di abituarci alla quota, all’imbrago, ai ramponi e alla sensazione di stordimento abbagliante del sole.

Quando attacchiamo la cresta la sensazione della roccia mi dà immediatamente fiducia. La tocco e mi sento a casa. Mi ritrovo nuovamente entusiasta nell’avventura sul GR20, libera, serena.

Ma non è sempre così. Sfiliamo i ramponi, indossiamo il caschetto e iniziamo a salire. Mi rendo subito conto che la differenza nella mia sensazione di disagio la danno le mani: se le mani sono ben salde salgo serenamente, quando invece l’appiglio mi manca, allora la gamba trema, malferma. Arriviamo ad una piccola fenditura verticale e salgo tranquilla, le braccia che tirano il corpo alla roccia. Ma quando arriva il momento si staccare le mani il panico mi assale.

In questi momenti mi fermo e guardo ciò che ho attorno. E’ così sfacciatamente bello che mi sento minuscola e anche la paura rimpicciolisce all’istante. Quelle rocce aguzze e magnifiche della mia paura se ne sbattono, perchè mai dovrei darle retta io?

Alla cima nord ci fermiamo. Mi pare che nulla possa riempirmi il cuore altrettanto.

L’attraversamento della cresta si fa tranquillamente, ridendo e parlando, mentre il cielo inizia a coprirsi.

Arriva il momento di calarci e tornare. Jacopo ci assicura e ci cala. Io scendo per prima. Mentre Jacopo mi grida di staccare le mani dalla parete mi accorgo che per me non è possibile. Respiro, mi stacco, mani sulla corda. Sopra di me Sara è molto meno a disagio. Incredibile come ognuno di noi sia spaventato da situazioni diverse.

Supero, grido, perdo qualche anno di vita e guadagno qualche capello bianco che sotto al casco non si vede.

Siamo giù. Jacopo ci raggiunge e scendiamo l’ultimo tratto nella neve.

Cinque ore di meraviglia, cinque ore totalmente nuove.

A posteriori penso che sia stato fantastico poter godere di questa giornata prima di salire al Re di Pietra.

Il valore della guida

Una guida alpina non è una assicurazione di buona riuscita, ma andare a fare alpinismo, anche una via facile, senza apprendere prima le basi di questa disciplina è cosa da folli. Per Sara e me è stato praticamente scontato avvalerci di Jacopo e della sua esperienza. Abbiamo scelto lui perchè lo avevamo conosciuto durante una precedente escursione e entrambe ne abbiamo apprezzato la gentilezza e l’affidabilità.

A prescindere da chi scegliere, andare in certi luoghi del mondo senza guida è totalmente sbagliato, a meno di non aver maturato una esperienza personale tale da renderceli amici.

Una guida alpina infatti non solo conosce le tecniche per mettervi in sicurezza e permettervi di salire e scendere con il minor rischio possibile, ma ha una grande esperienza in tutto ciò che non si vede, come le previsioni meteo, lo stato di neve e roccia, sa trasferirvi la sua conoscenza non solo tecnica, ma anche in termini di sensibilità, amore per la natura, tradizione e passione.

Avere con voi una guida non solo è indispensabile per la vostra sicurezza, ma è una fonte di arricchimento personale a cui mi è difficile rinunciare.

Il Monviso ritentato

Proprio come la nostra eroina Alessandra Re Boaretti, ritenteremo l’ascensione al Monviso molto presto, nel mese di settembre con un po’ di esperienza in più.

Quindi non resta che seguirci se ne avete voglia e, se la cosa vi emoziona, provare a programmare le vostre prime esperienze alpinistiche. Per i contatti di Jacopo potete scrivermi una mail a runningcharlotte@yahoo.it .


Le nostre esperienze alpinistiche sono supportate da Salewa e Cébé Eyewear. Ecco l’equipaggiamento mio e di Sara:

Pantaloni Pedroc Durastretch

Felpa Puez Hybrid Polarlite

Guscio Ortles Gore-Tex

T-Shirt Puez Melange Dry’Ton

Gilet Ortles Hybrid TirolWool

Casco Vega

Ramponi Alpinist Walk

Scarpe Mountain Trainer GTX

Gli occhiali miei sono Cébé Summit e quelli di Sara Cébé Jorasses M entrambi con lenti categoria 4 da alta montagna.

salewa cebé

RunningCharlotte
RunningCharlotte
Perché la corsa è uno stile di vita e ad ogni passo ci fa crescere un po’ e perché non bisogna essere campioni per correre, basta mettere un passo dietro l’altro. Keep in running.
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