RunningIntervista con Francesca Canepa: l'altra faccia delle medaglie
Non ho mai nascosto in questo blog di avere un Mito al femminile con la M maiuscola. Lo so che i MITI sono fastidiosi, anzi, sono un concetto che mi disturba. Un MITO è Elvis Presley, il Re… Le altre sono persone.
Ed è proprio per questo che io ho fatto di Francesca Canepa il mio mito. Per la sua PERSONA.
La conoscevo prima di oggi? No.
Ma è quell’aria così normale, di donna normale, quel non voler cedere alla boria, quel buff sempre in testa (gli occhiali da sole specchiati farebbero più figo. Francesca prendi esempio da me, ih ih ;-)), quella voce che nelle interviste lascia spazio alle flessioni di tono più naturali.
La guardi correre e sembra proprio che le venga naturale. Lei corre come io vado a fare la spesa (o forse come sto dietro ad un computer con excel) ed è il suo essere donna che mi piace, persona umana.
Quindi potete capire quanto mi rende felice poter trascrivere la sua intervista.
Iniziamo.
Francesca quando hai cominciato a correre?Tu eri una top snowboarder, non una runner…
Ho cominciato per lo stesso motivo per cui una mamma, dopo aver fatto due figli, si iscrive in palestra. Con le maternità ho avuto uno stop dall’attività agonistica durato diversi anni e dopo ho ceduto alla necessità di rimettermi all’opera. La differenza tra me e una mamma è a che io sono sempre stata un’agonista. Mi piaceva eccellere. Per cui, una volta lasciato lo snowboard, vivendo a Courmayeur, mi sono lanciata sullo sci di fondo. E la cosa mi ha subito “presa bene”. Al che ho preso lezione e dopo un po’ il mio insegnante, osservandomi, mi ha consigliato di provare il trail. Questo perchè dopo 45 km di fondo non ero stanca, il mio motore girava ancora. Allora ho provato a correre sui sentieri qui intorno.
Ho sempre detto che una persona deve scegliere quello che le riesce meglio. Ad esempio io ho provato a giocare a tennis, ma mi frustrava. Mentre dal giorno che ho cominciato a correre, fin da subito l’ho sentito naturale.
Quello che spesso non riesco a spiegare è che a me correre risulta naturale. Non è uno sforzo, mi esce dal cuore.
Mi sono iscritta ad un trail da 25 km e alla fine, malgrado avessi zero tecnica, non mi bastava. Sono passata ai 30km, poi ai 60km. e continuavo a sentirmi bene, anzi, sempre meglio.
Questo è quello che mi spinge all’endurance: la motivazione. Correre mi motiva, correre forte ancor di più, correre a lungo ancora di più
Ecco, perchè proprio gli sport di Endurance?
Onestamente? E’ stata una scelta di “comodo” (parlare di comodo parlando di gare di 100km fa sorridere :-)) Più allungo il tragitto più performo. Io non potrei fare i 10km, non sono miei. Io ho fatto un percorso forse inverso. Ho cominciato dal lungo, anzi dal lunghissimo. Le eprsone iniziano magari da 5 km per arrivare alla maratona. Io ho iniziato dall’ultra-trail e forse solo ora inizio ad apprezzare la maratona. Comincio a carburare dopo 30, 40 minuti. Inizio a stare veramente bene dopo l’ora. Il mio corpo si ritrova allora.
E senti, dimmi, in tutto quel tempo cosa pensi?
All’inizio mi dico solo: oh mamma, ma quanto manca! Ma dopo mezz’ora inizio a concentrarmi sul corpo. Inizio a sentire tutti i miei muscoli, penso con il ritmo dei miei passi.
Nei momenti più duri un’amico molto zen mi ha insegnato un mantra. Mi ripeto 4 parole, le parole che nessuno dice mai, quelle che scaldano il cuore, ma delle quali siamo avari: TI AMO, TI PREGO, PERDONAMI, GRAZIE. Le ripeto allo sfinimento, le ripeto a me stessa, alle mie gambe, le dedico alle persone care…
E poi appunto, penso a loro, alle persone che amo e che nelle gare sono lì che mi aspettano ai ristori. Mi dico: tu stai correndo 100km, ma i tuoi cari, per seguirti, ne stanno facendo anche 400 in macchina per venire a supportarti. penso a loro e penso che non posso deluderli. penso ai loro sorrisi, divido la gara a seconda di quante volte vedrò i loro occhi, quelli dei miei figli, quelli di chi mi ama. e la fatica si annulla.
Poi lo ammetto, per passare il tempo canto. Canto. Canto. Nei boschi, nelle valli, canto. Pensa chi mi sente… E ogni tanto inizio a parlare e pensare in francese, la lingua che amo. E mi ricongiungo a me stessa e alla natura.
A proposito di musica, è vero che quando corri ascolti la musica? che musica?
E’ tutto vero. Mi faccio delle playlist molto romantiche, in italiano e francese, proprio per poter cantare. Amo Francis Cabrel, soprattutto “Je l’aime à Mourir” e “Je t’aimais, Je t’aime, Je t’aimerais”, poi Mika e Chiara. Insomma, ok, tutta musica romantica. Alla fine sono pur sempre una “femminuccia” 🙂 (e se lo dice lei…)
Parliamo di donne. Cosa diresti a chi vuole cominciare?
Sono poco politica ora. Le direi: dai, muoviti!Taglia la tua routine, perchè ogni giorno devi fare qualcosa che va ricordato. Foss’anche una corsa al parco con gli amici.
La corsa è uno sport come un altro, ma è facile. Siamo nati per correre, probabilmente non per giocare a pallavolo. Ma per correre sì.
E poi la corsa non fa differenze di sesso: tutti possiamo correre allo stesso modo, donne e uomini, anche se ognuno con la propria velocità.
Non c’è nessun buon motivo per stare in casa ferme, nessuno. Quindi, via usciamo!
E in ultimo, ma importantissimo, ci avete mai pensato che se correte veloce se qualcuno vuole farvi male potete scappare via? Io sì. Se qualcuno volesse farmi amle io correrei via più forte che posso. E tra l’altro nessun malintenzionato tra una donna che fa shopping e una che corre sceglierebbe quella che corre. Troppo forte, meglio una vittima più indifesa.
Quindi, forse, la corsa è anche una difesa personale, malgrado ciò è successo a Milano poche settimane fa…
E cosa fai quando non corri?
Non vorrei sembrare buonista, ma siccome sono laureata in psicologia, quando non corro mi piace ascoltare gli altri.
Quando riesco, tra famiglia, lavoro e corsa, aiuto delle persone che so che potrebbero avere bisogno di essere ascoltate. Il mondo oggi non ascolta nessuno, ma le eprsone spesso avrebbero solo bisogno di potersi raccontare. e io ascolto.
Le donne soprattutto.
A questo proposito di donne, ti chiedo cosa pensi del progetto RunningCharlotte #4Girls4Marathon, lo conosci?
Certo che lo conosco e trovo che sia esattamente il progetto che dimostra cosa possono fare le donne normali. Io corro e faccio gare, ma non esiste differenza tra me e una donna come voi 4. Corriamo tutte per dimostrare che sappiamo raggiungere gli obiettivi. Una donna che dimostra a se stessa che può raggiungere un obiettivo mettendoci impegno, è una donna che saprà anche donarsi di più agli altri, una donna più contenta e più sicura di sè.
Il vostro progetto può essere un esempio per tutte coloro che hanno perso la confidenza con le loro possibilità.
Non è un progetto di beneficenza, è vero, e non parliamo assolutamente di femminismo, ma siamo ancora nell’epoca in cui troppe donne hanno come modello la Barbie e troppi uomini il broker di wall street!
Se più donne crescessero con un modello diverso, magari sportivo, il mondo cambierebbe. Non amo le classi “stagne”, il femminismo e il maschilismo sono concetti obsoleti. Io cresco i miei figli cercando di dare loro dei modelli a prescindere dal sesso.
E voi per molte altre potreste essere un modello sano da seguire.
E qui le mie parole finiscono, come le domande. Ammutolita da queste parole, in cui, una campionessa non parla di risultati cronometrici, ma mostra l’altra faccia della medaglia: la donna.
Grazie Francesca.