Itinerari di corsa – Norcia by Run
Quando arrivo in un luogo nuovo la prima cosa che faccio è infilare le scarpette e correre.
E’ un gesto naturale, istintivo, non è mica che ci penso, anzi, alle volte è anche al limite della razionalità visto che mi ritaglio al massimo mezz’ora tra una impegno e l’altro o mi alzo alle 6 dopo 5 ore di sonno solo per correre.
Ma chi ha tentato di dissuadermi non conosce l’emozione di visitare un luogo correndo.
Così sono arrivata a Norcia la sera e all’alba, dopo una cena “stellata” a Palazzo Seneca con più portate che papille gustative, deliziosa, in fretta ho messo scarpe e shorts, iphone in tasca per non rischiare di perdermi, e via.
Non mi chiedo mai dove sto andando. Non guardo mai prima la strada. Corro e basta, lentamente, lasciandomi stupire da ciò che vedo.
Norcia è un comune di poche migliaia di abitanti, bello e verace, incastonato nell’Appennino come un quarzo nel granito. Il terremoto del 2016 l’ha ferita, scossa, frustata, frustrata. Le ha amputato i rami più ricchi di frutti, e le ferite colano ancora di resina e lacrime.
Il centro storico della cittadina, Piazza San Benedetto è inesistente. Vi faccio fare un esercizio: andate su Google e cercate “Norcia”. Le immagini da cartolina che ne verranno fuori sono quasi tutte di questa piazza: bianca e lucente, resa enorme dai grandangoli, nobile e fiera: la cattedrale di tufo, il palazzo comunale, il monumento a San Benedetto.
Bella vero?
Ora pensate di colpirla con due bombe e avrete il risultato di oggi.
Un tappetino di macerie, accantonate in mucchi discreti. In piedi il palazzo comunale e poco più.
Corro tra le vie agibili, perchè non tutte lo sono. La Zona Rossa è inviolabile. E’ l’alba e mi pare di vedere tra le ombre fuggire la storia.
Esco dalla città tra norcinerie che iniziano ad aprire. Percorro le mura antiche e mi soffermo su una casa crollata. Vedo tra le macerie una vecchia stufa anni ’60 in lamiera azzurra. Penso che in un mercatino vintage varrebbe oro. Qui quello che vale è che non sia morto nessuno sotto quelle macerie.
Mi allontano tra i campi e gli allevamenti. Il mio lato bucolico ringrazia la leggerezza delle culture, che impassibili rinascono.
Un immenso campo di papaveri mi fa fermare per una foto. Sono troppo belli, scossi dal vento. Di fianco un allevamento di maiali che diventeranno insaccati tra un po’ mi inizia a far capire quanto queste persone stiano reagendo. Sono le 7 del mattino e lavorano. Saluto e mi rispondono senza staccare gli occhi dal lavoro.
Anche fuori dalla città le cascine sono dilaniate dalla crepe. Gli abitanti vivono in container nel giardino di casa, dalla quale non si separerebbero a meno di non essere costretti.
Un cane abbaia e mi segue e taglio per i campi che penso essere di maggese finchè un cartello non mi fa notare che quello che sto pestando sono piantine di lenticchie.
Le celeberrime lenticchie di Castelluccio. Poi ceci, ceci neri, e grano.
Rientro verso il centro e finisco il giro delle mura.
Pompieri e volontari stanno approntando il percorso per We l’OVS Norcia, la marcia che sono venuta a fare. Mi sorridono.
Le vie del centro ora sono vitali e mi fermerei volentieri a fare shopping tra le specialità: prosciutto crudo dall’aspetto dolce e grasso, Cojoni di Mulo, insaccato tipico che non ha niente a che vedere con il suo nome se non la forma a goccia. E i salami di cinghiale, cinghiale di cui la testa è impagliata e appesa di fianco ad ogni insegna come un monito scherzoso.
Colazione tra le mura cinquecentesche di Palazzo Seneca, Relais et Chateaux che ha resistito alle scosse grazie ad un restauro voluto poco prima del terremoto quasi come un presagio. Una struttura dalla bellezza commovente, a gestione famigliare e dalla vocazione gentile. Dotata di un ristorante con una stella Michelin che si fa rispettare tra tradizione e innovazione.
E poi si ritorna fuori, a vivere, insieme con i Norcini, la voglia di rinascere.
Se aveste voglia di una vacanza, di un weekend, venite a correre su queste strade. fatelo perchè sono luoghi magnifici, ma fatelo anche perchè sono luoghi che hanno bisogno di tutti noi per rinascere. Non della nostra pietà, ma della nostra forza e della nostra economia.
Venite a vivere e a correre Norcia.