La 4 Colli Monferrato, il paesaggio della mia infanzia

Questo weekend non pensavo di correre una gara.

Dopo la Stralugano di domenica scorsa ho deciso di iniziare la preparazione per la Maratona di Berlino 2018. Ho iniziato a lavorare, sotto la guida di Marina, con l’aiuto di Marina, con il suo supporto soprattutto.

Sono felice di farmi aiutare da una donna, mi fido ciecamente. Lei è stata in Nazionale di Ultramaratona e per certi versi mi assomiglia: caparbia, silenziosa, tenace. per altri ho tanto da imparare.

Non credo, tuttavia, che si aspettasse che sabato 2 giugno mi iscrivessi ad una gara.

Ma alla 4 Colli Monferrato non ho resistito.

Mi aspettava un lunghetto, probabilmente collinare. Ho messo un lunghetto, molto collinare.

La 4 Colli Monferrato aveva troppe “carte in regola” per non farmi innamorare al primo istante.

15,5 km con 350 m D+ totali, quattro paesi del “mio” Monferrato e altrettanti colli da salire e scendere. E un panorama che amo da sempre.

Avevo bisogno di sentirmi libera, di respirare, di amare di nuovo la compagnia di me stessa. Mentre da sola a Torino alle volte mi sento sola, attraversando quelle strade mi sono sentita in pace.

Il Monferrato è la terra delle vacanze di infanzia, la terra dei miei nonni. Il Monferrato alessandrino, quello forse meno chic, ma quello che profuma di terra e di sole.

Io sono una donna di paese, una paesana.

Alle volte ho pensato di essere borghese, qualcuno me lo ha detto. Invece io appartengo alla terra grassa di questi campi molto più di quanto si veda. Sono fatta di montagna e terra.

Su quelle strade ho fatto pace con me stessa. 

Ho corso godendo dell’aria che entrava nei polmoni, senza troppa fretta, con la giusta competizione che ci rende tutti umani. Lasciandomi andare, su e giù per i crinali delle colline. Senza pensare, senza fermare il cuore. Senza assenze nel cuore.

Senza nient’altro che il mio corpo. Ho corso concentrandomi sui miei muscoli, una magia che raramente accade quando la testa è troppo impegnata a cercare un obiettivo.

Attraversando i paesi le cascine lasciavano andare un’onda di profumo di cucina. Le tende davanti alle porte si scostavano al nostro passaggio, lasciando intravvedere cuoche dalla pelle di nonne e applausi di nipoti festosi. Una scena che conosco da vicino, ma che dimentico troppo spesso.

L’origine di ognuno di noi è stampata nel DNA, nelle iridi le immagini delle generazioni passate. La mia immagine appartiene a questo mondo e danza al suono delle campane delle chiese barocche dei paesi del Monferrato.

Sono arrivata al traguardo pochi secondi prima della ragazza dietro di me, Paola, mentre avrei voluto spingerla avanti perchè io quel quarto posto non lo avevo cercato. Desideravo solo l’aria che mi era entrata nelle narici, lasciando uscire dalla bocca tutto quello che doveva uscire.

Ma Paola mi ha lasciata andare, senza malizia, senza prendere troppo sul serio nè me, nè se stessa, lievemente, come solo le donne consapevolmente felici sanno fare.

Sono arrivata felice, ma non troppo. Sono arrivata tranquillamente serena. Sudata, con il profumo delle spighe sulla pelle, bagnata dal sole.

Ho atteso la premiazione, sono salita sulla mia auto e sono ripartita.

Sentendomi una persona più completa.

Avendo abbracciato il mio passato, quello che rimane impresso tra stomaco e cuore.

Foto. Gruppo Fotografi Monferrini

 

RunningCharlotte
RunningCharlotte
Perché la corsa è uno stile di vita e ad ogni passo ci fa crescere un po’ e perché non bisogna essere campioni per correre, basta mettere un passo dietro l’altro. Keep in running.
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