La solitudine del runner – il dolce silenzio

Correre, da soli, 5 ore. Nulla ti disturba, stai bene, stai alla grande.

Arrivare meravigliandosi di non essere troppo stanchi, due parole che sembrano la ciliegina sulla tua solitudine, sgranocchi qualche cosa da mangiare e poi, ritorna quel magico silenzio. Beatitudine.

Non è che sto diventando un po’ orso?

Me lo chiedo di frequente. Perchè sto così bene senza parlare? O meglio, alle volte anche senza pensare.

Tanto bene che la prima cena in compagnia dopo un week end di silenzi mi porta nello sconforto: cosa si dice in queste occasioni? Forse meglio tacere?

A molte persone il silenzio fa paura. Io ho imparato a vederne le sfumature. A percepirne le differenze. Correre una gara lunga, forse troppo, un allenamento pesante, un saliscendi dolce o una salita da impiccarsi. Pensando a cosa fare da grandi, parlando a bassa voce da soli, lasciandosi stupire dai piccoli dettagli per lo più inutili: un raggio di sole che spunta tra gli alberi e ti scalda la punta del naso, una farfalla che sembra una foglia, le calze di quello che corre davanti a te, un po’ lente sulle caviglie, il profumo del signore che incroci, che malgrado il caldo sa di saponetta alla viola come in un refettorio di suore.

Guardare il film di se stessi, mentre corriamo, da soli. Una pellicola lunga molti anni, increspata di momenti difficili, ridistesa da piccole gioie. Un aperitivo con gli amici, quell’abbraccio strano che solo il tuo babbo sa darti, la ruga che ti sta spuntando vicino alla bocca.

E le ore passano, mentre la tua lingua serve solo a deglutire la fatica.

Una goccia di sudore ti solletica l’interno del braccio. Quanto basta per sorridere.

Questa è la solitudine del runner.

Impariamo a stare soli, noi, la fatica e le nostre sensazioni.

L’aspetto irrisolto è che impariamo a starci molto bene, forse troppo. Tanto da non riuscire a condividere più con nessuno questi infinitesimi piaceri.

Ci proviamo, ma tutto è lontano, tutto isolato.

Troppo chiasso.

Risolviamo tutto con una corsa, finalmente, da soli.

Amiamo correndo, ridiamo correndo, assaporiamo la vita correndo.

Consigli per non esagerare:

questi sono i consigli per chi come me impara ad amare la la solitudine della corsa, il dolce silenzio

1- non lasciare che la corsa diventi il tuo UNICO momento per te. Ricorda sempre che nulla sostituirà amici, famiglia, affetti. Non rinunciare mai a loro.

2- equilibrio: non correre per restare solo, anche se ogni tanto ti piacerebbe. Organizzati con gli amici e aiutali a cominciare a correre senza sostituirti alla loro volontà, cioè non obbligarlo, ma invece condividi serenamente la passione e, se necessario, rinuncia ad un tuo allenamento in solitaria per un allenamento collettivo

3- non pensare alla corsa come alla soluzione ai problemi. Correre ti aiuterà a risolverli, ma prima o poi dovrai attuare un piano e prendere la situazione “per le corna”, per cui non correre per scappare. Corri per migliorare la tua vita

4- nessuna ortoressia: correre è bello e fa bene, ma fa bene anche una serata allegra. Non dipendere dalla corsa, ma fai che la corsa sia sempre una tua scelta

5- ringrazia di poter correre sempre. Non tutti possono, per cui, quando ti senti in pace con te stesso grazie alla corsa, ringrazia di essere lì e quando termini porta questa gioia nella tua famiglia, nel tuo gruppo di amici. La chiave di tutto è sorridere, non isolarsi.

RunningCharlotte
RunningCharlotte
Perché la corsa è uno stile di vita e ad ogni passo ci fa crescere un po’ e perché non bisogna essere campioni per correre, basta mettere un passo dietro l’altro. Keep in running.
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