La Storia di Camilla – Una principessa alla EA7 Milano Marathon
Io ho iniziato a correre per caso.
Non ho deciso che avrei corso, non ho iniziato ponendomi un particolare traguardo. Non ho messo le scarpette per scappare da qualcosa, né per raggiungere qualcosa.
Ho iniziato a correre per caso.
Da bambina correvo solo perché papà correva e ai miei occhi era un supereroe e volevo sentirmi anch’io così.
Perché così avremmo passato del tempo insieme.
Avete mai visto il film “An Invisible Sign”? La protagonista passa il suo tempo tra numeri e campo di atletica perché il suo adorato babbo insegna matematica ed è appassionato di running.
Oppure avete mai letto “Vieni a correre con me”?
Io ho iniziato così.
Poi sono cresciuta e le cose sono cambiate. Quando ho ripreso a correre l’ho fatto perché ero insoddisfatta del mio corpo, del mio peso, di tutto quanto.
La corsa era una valvola di sfogo più efficace di un’abbuffata dettata dall’ansia o di due dita in gola per cancellare il senso di inadeguatezza.
Col passare del tempo la mente ha iniziato a liberarsi durante la corsa. Correvo per pensare positivo, per far fluire via i pensieri negativi. Per ritrovarmi.
E’ difficile continuare pensare che la tua vita faccia schifo quando vedi un tramonto mozzafiato dalla ciclabile dietro casa, no? O quando ti godi un’alba in riva al mare “rincorrendo” il sole nascente.
Correre mi faceva vedere tutto più bello, mi permetteva di percepire quei dettagli che rendono la vita una cosa magnifica.
Fino al 2016 quando, dopo anni di corse leggere, ho iniziato a correre con regolarità.
Oggi mi sento di correre verso la mia felicità, verso la mia tranquillità.
Il mio rapporto con la corsa si è modificato, è evoluto credo.
Quando ho cominciato a correre correvo perché mi volevo bene e volevo sentirmi bene, a prescindere. Oggi corro perché mi fa sentire una persona migliore, mi aiuta ad essere più produttiva in altre occasioni della mia vita e più disponibile con le persone.
Oggi corro perché mi piace correre. E mi piace sul serio.
Non importa quanto sia faticoso a volte e di quanto sia difficile e di come sia facile perdere “le buone abitudini”. La fatica è vita!
Anche se ogni tanto vacillo, prima o poi riprendo sempre a correre. Che sia il giorno dopo o la settimana dopo, ricomincio.
Perché che cosa è la vita se non una corsa?
Camilla Iannotta