LA STORIA DI LUCREZIA – UNA PRINCIPESSA ALLA EA7 MILANO MARATHON
Oggi “Corro perché mi fa stare meglio”, ma ho capito anche il perché non mi sono mai avvicinata alla corsa.
È dura, durissima. Roba per gente tosta.
“Non basta avere fiato, né bastano le gambe, serve la testa. Però è vero che aiuta”.
Ma non è stata così dura, almeno non come pensavo. La parte “dura” della mia vita è stata un’altra, un’altra che la corsa ha reso più facile da accettare.
La corsa è stata la medicina migliore dopo il tumore.
Nel marzo 2017 mi hanno diagnosticato un carcinoma al seno. L’esito della mammografia mi ha sorpresa come un fulmine a ciel sereno.
In pochi minuti, la mia vita è cambiata. Dopo venti giorni sono stata costretta a sottopormi a una mastectomia, visto che l’esame istologico sul quadrante asportato ha rilevato tracce tumorali nei lembi.
Guardarmi allo specchio, all’inizio e vedere amputata una parte di me è stato terribile
Con il cancro ho perso l’innocenza, la mia parte naif, la spensieratezza.
Pensi sempre di avere diecimila cose davanti a te, poi arriva un giorno in cui ti fermi e prendi consapevolezza che potrebbe anche non essere così.
Ho capito che siamo tutti funamboli.
Prima della malattia, vivevo molto di nostalgie del passato e di ansie per il futuro, non mi godevo il presente.
Ora, invece, so che sono qui, che sto bene e sono una persona coraggiosa che ha dovuto affrontare alcune prove difficili.
E mi godo il momento. Lavoro, seguo i miei figli, vivo e corro perché mi aiuta a non pensare, mi aiuta a lasciarmi alle spalle quel “calvario”.
E non mi ritengo meno donna solo perché ho una ‘tetta di gomma’.
Sono un po’ acciaccata ma sono viva.
Ah dimenticavo, mi chiamo Lucrezia, ho 43 anni e sono mamma di due splendide bambine. E vorrei correre la Emporio Armani Milano Marathon.