La velocità è un valore relativo: l’allenamento dell’amatore

C’è una frase sulla velocità che amo ripetere a chiunque seguo come coach:

“la velocità è relativa. Non esiste il veloce o il lento assoluto per un amatore”

Ovviamente non me ne vogliano i puristi dell’allenamento, né gli atleti, ma credo che all’interno di questa frase sia racchiusa la più grande strategia di allenamento per tutti i neofiti e per gli amatori.

Questa mia riflessione viene dal fatto che “raccolgo” molte testimonianze dalle persone che seguo su alcune loro esperienze pregresse con altri allenatori. Riassumendo tutte le casistiche in un’unica spiegazione, è molto frequente che chi allena imposti l’allenamento dell’allenato seguendo strategie basate sulla velocità, sia che il soggetto sia un atleta, seppur master, sia che si tratti di un debuttante che ricerca una nuova motivazione nel running.

Ovviamente se si parla di atleti, assoluti o master che siano, bisogna tener conto della velocità e impostare un obiettivo cronometrico che sia competitivo nei confronti degli avversari. Se dovessi infatti allenare un atleta che ambisce a vincere la categoria nella maratona di NY, non potrei certamente basare le tabelle su un obiettivo cronometrico relativo.

Ma se ad essere allenato è un amatore, che ha come obiettivo quello di superare se stesso e i propri limiti, o di arrivare a partecipare ad una gara, non potrei certo basare gli allenamenti a priori su un chrono.

L’obiettivo di un amatore deve essere scelto in base a diverse componenti

la velocità nella corsa è relativa

Mettiamo il caso, per esempio, di essere un uomo di 55 anni che ha iniziato a correre da 12 mesi e nel cassetto custodisce il sogno di partecipare ad una maratona. Sarebbe totalmente inutile e controproducente strutturare gli allenamenti basandosi sui parametri del campione master 55 sulla distanza.

Proprio ieri parlavo con una ragazza che è alla ricerca di migliorare la sua performance sui 10.000 di questo concetto: “la velocità è relativa”. La sua reazione è stata di incredulità, in quanto veniva da esperienze in cui la velocità era una velocità dettata a priori e calcolata in base a obiettivi imposti.

Il suo desiderio di correre i 10 chilometri in meno di 50′ per lei era un obiettivo pre-imposto. La mia risposta l’ha spiazzata: “non esiste una velocità giusta o una sbagliata per noi amatori. Essendo che in buona sostanza siamo delle schiappe se ci confrontiamo con i parametri dell’atletica leggera, non possiamo sapere se 49’59” è un tempo buono o pessimo per i 10.000. Potrebbe essere pessimo per uno oppure inarrivabile per un altro”.

la velocità nella corsa è relativa

L’obiettivo deve essere scelto in base ad un mix di molteplici fattori, non sempre legati all’allenamento. Età, conformazione fisica, capacità aerobica, genetica, vita sportiva, sesso, vita lavorativa, mentalità, motivazione… sono tutte componenti che in un amatore possono fare la differenza. Oppure no. Prendiamo l’età: se in un atleta tendenzialmente con l’aumentare degli anni cala la prestazione sportiva, diverso è per l’amatore. Ci sono amatori che iniziando tardi a praticare sport, vedono i loro maggiori incrementi in età avanzata. Oppure la motivazione: un amatore senza motivazione può anche avere un discreto motore dalla sua e non portare a termine una gara, mentre un altro senza alcuna qualità fisica ma con una motivazione solida non solo arriva in fondo, ma potrebbe anche stupire con una prestazione ammirevole.

L’allenamento di un amatore si deve basare sulla qualità e sull’impegno, non sulla velocità.

Anche qui non vorrei essere travisata. E’ ovvio che nelle nostre teste, anche in quella del più scarso di noi amatori, può esserci un obiettivo cronometrico, un sogno. Ma questo obiettivo non è giudicabile o definibile in base ai meri numeri. Continuo con gli esempi e questa volta prendo proprio me come esempio. Io, Carlotta, ho come sogno nel cassetto di chiudere una maratona sotto le 3 ore. Veloce? Lenta? Fattibile? Impossibile? Chi può decidere se questo obiettivo ha o meno un valore? Ne parlassi in un dialogo ipotetico con Paula Radcliffe è probabile che lei riterrebbe questo obiettivo semplice. Per lei quasi ridicolo visti i suoi tempi. Se invece condividessi il mio sogno con una amica della mia stessa età che però corre i 42km in 4h30′ probabilmente potrei risultare irraggiungibile.

Spesso vedo nei gruppi di runners sui social dei post che testimoniano una velocità su una distanza con domande che chiedono conferma del buon lavoro svolto o qualcosa di simile. Mi chiedo ogni volta come sia possibile da fuori giudicare se quella velocità sia o meno adeguata o quell’allenamento profittevole senza conoscere il singolo runner. Se lo stesso fosse fatto da un atleta sarebbe diverso: le velocità assolute sono chiare e codificate.

Ma per un amatore, cosa significa una velocità piuttosto che un’altra?

Correre 10km in 50′ per me è uno scherzo, per la ragazza di stamani un sogno. Questo dimostra il poco valore della velocità assoluta.

E allora, come possiamo noi allenatori basarci sulla velocità assoluta per allenare un amatore? Non è forse meglio concentrarsi sulla qualità dell’allenamento e sull’impegno del singolo?

Non sono forse questi gli unici veri parametri da tenere in conto?

Gli obiettivi individuali

Solo se definiamo degli obiettivi individuali, senza mai giudicarli possiamo essere dei validi coach. E solo se impariamo a valutare l’impegno come un fattore allenante possiamo trarre il meglio dai nostri runner.

Ricordandoci sempre le tre caratteristiche fondamentali di un obiettivo che tiene nel tempo.

Un obiettivo deve essere:

  • raggiungibile: niente obiettivi strampalati. Se mi si presentasse un neofita che vuole correre una 100km allenandosi 2 mesi non accetterei la sfida.
  • ambizioso: allo stesso modo al bando gli obiettivi che siamo certi di poter raggiungere. La componente del possibile fallimento è forse la più importante, è il sale della sfida.
  • individuale: ognuno deve avere il proprio obiettivo e deve essere ritagliato su di lui, pena il fallimento. Raggiungere gli obiettivi degli altri non regala nessuna soddisfazione.
RunningCharlotte
RunningCharlotte
Perché la corsa è uno stile di vita e ad ogni passo ci fa crescere un po’ e perché non bisogna essere campioni per correre, basta mettere un passo dietro l’altro. Keep in running.
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