Lago Maggiore Marathon – 21 km: ricominciamo da qui
Non ho mai capito chi sostiene che le settimane dopo la maratona siano le migliori per fare i PB su 10km e 21km.
Io per circa tre settimane o un mese sono out.
Per questo ero molto indecisa se iscrivermi alla Lago Maggiore Marathon, sulla distanza dei 21km.
La concomitanza di due fattori mi ha fatto scegliere per il sì: un weekend intero di riposo dal lavoro e il fatto che ci fosse una 33km per il lunghissimo di Massimo. Questo aveva una sola traduzione molto invitante: weekend romantico al lago.
Che poi, a ben pensarci, con uno che corre per 36km e una che si fa una bella mezza maratona, di romantico “classico” c’è ben poco.
Come sempre avremmo rinunciato alla cena pantagruelica che in fondo è il sogno pornografico del mio sabato sera, come sempre ci saremmo alzati prima dell’alba, come sempre ci saremmo ritrovati alla fine delle rispettive corse sfatti, sudati, con il moccio al naso, pronti per provare a vedere se gli stomaci ancora reggono la barbera a pranzo.
Eppure, ve lo confesso, non riesco a pensare a weekend altrettanto romantico di questo.
Il sudore e la fatica che accomunano due persone, hanno il potere di avvicinarle di metterle sullo stesso piano, di limare le differenze. Tutte le storie d’amore dovrebbero essere basate sul sudore di una corsa, sarebbero, forse, più equilibrate.
Fatto sta che ci iscrivo il venerdì prima, fuori tempo massimo, con l’aiuto di Paolo, l’organizzatore. Prenoto una stanza a Stresa la sera, con Lastminute.it.
Sabato mattina ci alziamo tardi, verso le 8.00. Massimo deve provare le sue nuove Zoomfly 3, che gli ho fatto prendere io. Parentesi lavorativa: sono appena arrivate da SportLand e ne ho vendute tre paia. Questa scarpa è pazzesca… (leggi qui la recensione) o forse è che dopo che l’ho usata a Chicago ne parlo piuttosto bene.
Partiamo dopo pranzo e arriviamo all’expo della Lago Maggiore Marathon a Verbania a sera. Il tempo è pesante, freddo e umido.
Sono previsti diluvi e gelo per la mattina della gara.
All’expo incontro Alessio e Roberto di Hoka, sponsor tecnico della gara. Mi mettono in mano un paio di Hoka CarbonX da provare domani. Adoro testare scarpe, come immaginate, e sono entusiasta.
La gara.
Io parto 30 minuti prima di massimo, con i maratoneti. Diluvia. Fa freddo e c’è vento.
Penso che, in fondo, sono solo 21km. Poco più di 90′ di fatica e pozzanghere e ci sono.
I primi 4km girano intorno a Verbania e poi il percorso si allunga dritto fino a Stresa. Di fianco a me sento i passi di un runner, che mi si affianca. Mi chiede se faccio i 42 o i 21 km e mi dice che vado forte. Io sento le gambe vuote. Lui si racconta: ha la sua mezza maratona “importante” tra 7 giorni e questo è un allenamento. Dovrebbe andare più lentamente, ma si fa prendere e mi sta attaccato. Siamo proprio tutti uguali noi runner della domenica: ci piace provare a dare quel qualcosa in più, ci piace sentire la fatica.
I primi 10km sono bagnati, tanto bagnati. Solitamente verso metà gara perdo la cognizione del tempo, qui invece il freddo mi tiene sveglia.
Non sto male, ma il collo è rigido e gelato, gli occhiali sono inservibili e le gambe rosse.
Lentamente passo la metà gara e sulle salite, non lunghissime, ma molto ben presenti, rallento. Perdo secondi, ma non importa. Cerco di correre bene, di usare al meglio la piastra di carbonio delle nuove Hoka, che nel frattempo sono zuppe.
Non è certo questa la gara in cui dare il massimo. O meglio, io do il massimo, ma sento i muscoli affaticati. La Maratona è ancora un po’ in me.
Come vuole il mio nuovo futuro coach Sergio Benzio, tengo monitorato il cuore con la fascia cardio. I battiti sono alti, sopra i 170 bpm, quindi penso vada bene così. La strada per la Maratona di Londra è ancora molto lunga.
Quando entriamo verso Stresa i grandi hotel sul lago ci guardano correre esausti. Sono bellissimi, avvolti nella nebbia e nella pioggia.
Amo il lago per il suo aspetto di decadenza elegante. La sera prima ho anche comprato due orecchini di perle (finte) perchè ho sempre amato correre con le perle alle orecchie. Mi fa sentire me stessa, come l’eyeliner waterproof che non si scioglie manco con l’ultra trail (lo prendo su Amazon, è giapponese ed è strepitoso).
Quando arriviamo a Stresa sono alla frutta, fradicia fino alle mutande, spettinata, intirizzita. Ho nausea e sento come uno svuotamento interno che mi pervade.
Arrivo, provo a fare un video con la GoPro che non viene, qualche foto bagnata.
Ritiro la sacca, torno in stanza e mi metto sotto la doccia.
Massimo starà ancora correndo. Lui deve ancora correre la sua maratona e quasi lo invidio.
Penso a Londra. Devo cambiare passo.
Sul battello per Verbania, zeppo di runners, scopro che ho vinto la categoria.
Mi premiano!
Mi chiedo sempre se premiano la velocità o la passione. Nel mio caso la passione è sempre meglio della velocità.
Massimo è arrivato con il suo amico Andrea. Arrivano Carla e Carlo, vedo gli altri, anche Daniele, che fino a pochi mesi fa non sapeva nemmeno cosa fosse la corsa e ora butta il cuore oltre l’ostacolo con tanta facilità. Attendiamo le premiazioni della Lago Maggiore Marathon, guardiamo qualche arrivo.
Andiamo a pranzo insieme.
Mangio troppo, bevo troppo. Sono felice.