Magraid, la corsa dei Grandi Cuori

Ho pensato tanto a come trattare questo articolo e ancora adesso non sono sicura che quella che leggerete sia la via migliore per parlarvi di una corsa che ha così tante sfaccettature che metterla per iscritto non può essere esaustivo.

Ho deciso di iniziare da quello che di più ricco ha il Magraid: le persone.

Quando si vuole definire una persona dura, si dice che “ha un cuore di pietra”.

Insensibile, gelato, immobile.

Il Magraid è fatto di pietre e cuori. Cuori sensibili, un caldo bestiale e gambe che corrono.

Un piccolo recap di cosa è Magraid ve lo faccio, poi potete approfondire cliccando qui. Magraid è un Ultratrail di 100km in tre tappe, che si snoda lungo le vie di uno dei territori più unici d’Italia, i Magredi. Il territorio dei Magredi è considerato desertico in parte e parte steppa. Correre qui è durissimo: la vegetazione è praticamente inesistente, il fondo su cui correre molto incerto e gran parte è costituito da greti di fiumi che si sono “sepolti” sottoterra e che di tanto intanto riemergono formando delle risorgive, ovviamente da guadare.

Insomma, una corsa alla quale non sono abituata.

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Magraid è una gara, certo (e sono onore vi dico che sono arrivata seconda assoluta), ma è soprattutto un microcosmo di persone che sono qui per dare sfogo al proprio cuore.

In quei sassi, che correndo prendi a calci, che ti massacrano le caviglie, che ti sfiniscono i muscoli, in quei sassi trovano delle risposte ai loro dubbi.

Magraid è fatto di 100km e altrettante domande.

Tre giorni in compagnia di anime pure e diverse mi ha fatta sentire in un mondo che le apparenze le ha lasciate fuori dalla porta.

Tutti qui corrono per scappare da qualcosa o per arrivare a qualcosa, o per entrambi i motivi. Corrono per trovare una dimensione che corrisponda loro, corrono per assaporare tramite la fatica la percezione viva di essere al mondo. Sempre e comunque, malgrado la vita.

Magraid è fatto di animi semplici e cuori gonfi di sentimenti. Chi si commuove facilmente, chi corre per una causa più grande della corsa stessa, chi è alla ricerca di un nuovo orizzonte, chi fugge dalle costruzioni di una vita a metà.

Qui ho conosciuto persone vere, quelli che si chiamano i “puri di cuore”, quelli che da sempre amiamo ma che poi, essere puro di cuore è così dura. Me lo chiedo sempre perchè mi considero una pura: “Ne vale la pena”? Nei sassi ho trovato la mia risposta: sì, sempre.

C’è Re Giorgio Calcaterra (al quale dedicherò un articolo perchè Giorgio è il Re dei Puri), che arriva qui al campo base con la curiosità di un bambino e l’inesperienza del neofita, ma che non molla mai.

C’è Antonio che per organizzare questa gara mette ogni sua energia e ogni lacrima, senza pretendere di fare il simpatico, senza dover piacere per forza. Antonio con quel fare burbero e talvolta troppo duro, Antonio che si commuove spesso e nasconde le lacrime, Antonio che il Magraid lo ha dentro quasi quanto il suo accento napoletano.

Poi c’è Gionata, il Re della Capriola. Gionata che tutti gli anni viene da Barletta a portare conforto, sorrisi e risate a tutti. Gionata che se vede una risorgiva deve tuffarsi per far ridere tutti, Gionata che all’ultima tappa mi ha accudita come un vecchio amico. Gionata che ogni settimana sceglie una gara e viaggia, Gionata che non vedo l’ora di incontrare di nuovo.

E Simona, che va piano piano, ma il Magraid non se lo perde. Simona e le sue coroncine, Simona alias Sally The Queen, che corre per quel figlio nato sotto una sua personale stella. Simona che non perde MAI il sorriso e non dimentica MAI il grazie. Simona spaziale, Simona dalla forza di una regina vera.

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Livia, dolce, sorridente e gentile Livia, che ti offre una confezione di baiocchi perchè ti fa sentire a casa e un formaggino per tornare bambini in un istante. Tommaso, serio e metodico, che ce la mette tutta e arriva per primo al campo, in diretta dalla sua Napoli con l’entusiasmo raccolto di un milanese DOC. E Michele, che conosco da anni, ma che non facevo così tenace. Tatiana che offre biscotti “della suocera” a tutti come se ci conoscessimo da sempre. E Pierita, donna tutta d’un pezzo, una donna che vorrei essere io “da grande”. Patrycja che pare una valchiria guerriera, di una bellezza rara e dai muscoli d’acciaio.

E altri nomi, altri cuori, altre emozioni.

Tutti a cercare le nostre risposte in questi sassi.

Tutti contenti anche a trovarne una sola.

Terminiamo questa “mazzata” con le gambe dolenti e il peso della vita lasciato nei Magredi.

Torniamo liberati da alcuni macigni, torniamo leggeri e svuotati, chiedendoci se l’anno prossimo saremo ancora qui a svuotare nei Magredi le nostre domande.

Mentre correvo, distrutta e assetata, tra massi e “boja fauss” gridati al vento, mi sono chiesta se forse tutti questi sassi non fossero i problemi delle persone, che vengono qui a cercare risposte e lasciano il loro masso personale.

Per tornare a casa più leggeri.


Un enorme grazie all’organizzazione, ad Antonio, Francesco, Paolo; ai ragazzi di Sky Icarus e a Laurent che se non ci fosse stato lui col piffero che avrei avuto la forza di finire la seconda tappa, a Soul Running, in primis a Mirko, autore di alcune delle foto che mi immortalano, a Super-Sara, a Luca ed Ivana, all’ente del turismo Friuli Venezia Giulia, alla mitica Arnica ARMO, all’azienda vitivinicola I Magredi di Tombacco, agli integratori Sportcube che, detto in francese, mi hanno “parato il culo”.

Guarda la Gallery del  Magraid:

RunningCharlotte
RunningCharlotte
Perché la corsa è uno stile di vita e ad ogni passo ci fa crescere un po’ e perché non bisogna essere campioni per correre, basta mettere un passo dietro l’altro. Keep in running.
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