La montagna di corsa. Alpine running
2 giugno, quota 2.500 metri o giù di lì. E’ stata una mia idea salire qui. Denis ed Erik sono alpinisti, scialpinisti, amanti dell’avventura. Io corro e poco più. Ma Denis vuole fare una skyrun quest’estate ( leggete qui della sua avventura) e io devo prepararmi un minimo per la Cortina Skyrace di fine mese.
Ora siamo in alto.
Il silenzio intorno, uno stambecco ci vede e corre via con il suo passo da equilibrista delle vette.
Camminiamo sulla neve e piove. Il pendio è irto e i miei pensieri girano in testa.
_ voglio correre… voglio solo correre e lasciarmi rotolare giù con gli stambecchi… Non salgo più, non fatemi salire più, non ho pazienza di aspettare, voglio correre _
Mi guardo attorno per non guardare la neve.
La neve, se la fissi troppo, ti fa girare la testa. Mi chiedo perchè Erik vuol proprio andare fin sù al rifugio, tanto è chiuso e qui c’è solo neve. E io vorrei correre.
Lo guardo arrampicarsi. Si vede che lui è un alpinista e non un runner. Lui vuole salire. Il rifugio è la sua vetta.
Io voglio solo correre e saltare i ruscelli.
Guardo ancora verso Erik che continua e grida “E’ qui il rifugio!”.
Sopra di noi un fenomeno strano: dove sono io piove, ma dove è lui vedo distintamente i fiocchi di neve. Siamo esattamente al confine dello zero termico.
Mi siedo, dico a Denis ed Erik (che non mi sente) che io mi fermo. Non mi importa di salire, voglio guardare la valle.
_ bianco, tutto bianco e nero. In montagna siamo in bianco e nero. L’aria è buona qui. Lasciatemi qui_
Il cuore rallenta, la testa cammina. Direbbe Faber ed è così.
Sono a casa. Mi sento a casa.
Guardo la punta delle corna di una stambecco adulto che spuntano dal crinale. Non mi vede anche se sono vestita fluo. Bruca.
Silenzio.
Denis si ferma con me.
Erik scende.
Scendiamo.
Tornati alla strada bianca la pioggia cola lungo la sabbia e lungo i capelli.
I prati qui sono di un verde intenso, il bosco sa di funghi e resina.
Corro giù più veloce che posso, tra le pozzanghere che non faccio scoppiare saltandoci dentro solo perchè mi vergogno di mostrare quanto sono bambina.
Felice, mi sento libera. Non mi importa di nulla.
Bagnata fino alle mutande (le stesse che mettevo al liceo perchè ho dimenticato un pezzo di valigia a Torino tra cui l’intimo).
Felice. Non sento fatica.
_ ma come fanno gli stambecchi ad essere così veloci? _
19 km di uscita. Dislivello non saprei. Ho freddo fuori, caldo dentro.
Torniamo verso valle in auto e mi sembra di abbandonare casa.
Mi annuso le mani, sanno di metallo. Deve essere la roccia a cui mi sono appoggiata in pietraia.
Mi sembra un aroma dolcissimo.