Monterosa in Rosa: Ski Alp al femminile
Quante volte mi hanno detto “ti piacerebbe lo scialpinismo, dovresti provare e te ne innamori” non le conto nemmeno.
Effettivamente io ho sempre sciato, per lo più discesa, ma anche fondo – nel fondo sono un frana – solo che non mi piace più vivere la montagna dividendomi tra libertà e impianti di risalita.
Se poi aggiungiamo che la resistenza è l’unica dote fisica vera che ho, il passo è corto.
Quindi, finalmente, ho provato lo SkiAlp.
L’iniziativa è stata ideata da Monterosa Ski in collaborazione con Montura, con il supporto dei miei amici di Soulrunning Mag e di Woman Loves Sport.
L’obiettivo era quello di coinvolgere noi, un gruppo di donne eterogeneo, ma accomunato dalla passione per lo sport, in una giornata di avvicinamento e approfondimento di questa magica attività lungo le pendici del comprensorio sciistico del Monterosa, precisamente sull’itinerario che da poco sopra Champoluc porta al colle della Bettaforca, a 2.712 metri di altitudine.
Se Tatiana (Bertera), Laura (editor per Vertige Mag), Sara (Lavino Zona) e Barbara (giornalista di Donna Moderna) sono già appassionate “pellatrici”, non si può dire altrettanto di me e Alessia (De Gilio, acuta ed esilarante firma della rubrica “TerzasuTre” su Run4Food).
Io non scio su una pista da più di cinque anni, lei forse oltre.
Ma il comprensorio del Monterosa ha esattamente come obiettivo quello di coinvolgere nello SkiAlp anche i principianti, come noi.
A spiegarci le tecniche base maestri d’eccezione: Simone Origone, Campione del Mondo di Speed Ski, e Laetitia Roux, campionessa mondiale di scialpinismo e vincitrice del Trofeo Mezzalama 2017 (e non solo).
Oltre a loro anche Luigi Devizzi, istruttore nazionale sci di fondo FISI-COSCUMA, allenatore di scialpinismo, già docente ai corsi di formazione ed aggiornamento per maestri sci di fondo ed allenatori di scialpinismo; Tony Sbalbi, ex-atleta della nazionale francese di sci alpinismo, già allenatore della nazionale francese di scialpinismo nonché guida alpina internazionale e Marco di Bello, nostro “cicerone” speciale e manager di Montura (sponsor tecnico della giornata).
Insomma, se non imparo qualcosa ora, non imparo più!
Per arrivare all’attacco de percorso dobbiamo scendere qualche metro di pista. Attacco gli sci, con difficoltà vista la differenza degli attacchi da SkiAlp rispetto a quelli da discesa. Questi attacchi infatti hanno due posizioni: quella per salire, tallone libero e punta vincolata e quella per scendere, con lo scarpone ben saldo allo sci.
I primi metri di discesa sono come quando ti risiedi in sella dopo anni che non lo fai: so bene di saperlo fare, ma non ricordo esattamente “come”. Insomma, come diceva mio padre, scendo come una mucca svizzera. Ma scendo.
Arriva il momento di “pellare”.
Gli skialper dicono così, “pellare”. In pratica, la cosa è semplice: per salire, bisogna attaccare sotto lo sci quelle che si chiamano “pelli di foca”, cioè delle strisce di tessuto con una superficie pelosa orientata in modo che lasci scivolare lo sci salendo, ma si blocchi nella direzione opposta, facendolo stoppare.
Iniziamo la risalita utilizzando la pista “Colle della Bettaforca”.
Il Monterosa Ski ha ideato una rete di percorsi dedicati allo scialpinismo adatti a tutti i livelli di sciatori. Una vera e propria rete di “vie” sicure che costeggiano le piste da sci per salire nella massima libertà per le quali si può pagare un giornaliero di 10 che dà diritto a scendere sulle piste da sci (informazioni qui).
Detto questo, Simone ci spiega il funzionamento dell’artva, un apparecchio di ricerca in valanga obbligatorio nella pratica dello scialpinismo fuori pista, del sondino e della pala. Essere dotati di questi strumenti è fondamentale non solo per la nostra sicurezza personale, ma anche per poter soccorrere eventualmente gli altri nel caso di valanga. Purtroppo sono molti gli sciatori che si avventurano per le montagne senza questa dotazione, ma è il primo passo per scampare ad eventuali tragedie.
Iniziamo a risalire il percorso che ci porterà al Colle della Bettaforca a 2.727 m.s.l.
La risalita mi pare semplice. Sarà l’allenamento della corsa, sarà che un po’ di sci di fondo l’ho praticato, ma mi risulta semplice far scivolare gli sci sulla neve. Anche quando dobbiamo affrontare le curve “facendo le inversioni” sotto la guida di Gigi e di Laetitia, mi sento a mio agio.
In meno di un’oretta arriviamo sù e mi spiace sia già finito, è una fatica bella, costante, non esagerata. Intorno a noi è tutto bianco. Purtroppo sopra di noi passa un impianto, ma ad essere in mezzo alla neve fresca mi sentirei troppo impaurita, per ora.
Questi tracciati sono belli e soprattutto sono perfetti per prendere confidenza con questo sport, che deve essere praticato senza esagerare, imparando lentamente a gestire la tecnica, acquisendo nozioni sulla sicurezza e soprattutto imparando a conoscere la neve.
Un pranzo al femminile. Con vista.
Ci fermiamo a pranzo al Campo Base, un ristorante ai piedi della pista. La vista è magnifica, la giornata anche. Ci sediamo di fronte alle vetrate che danno sulla valle. A servirci le ragazze del “team” del Campo Base. Sono tutte donne.
La cura per il menu è tanta, stupisce in un ristoro sulle piste, luogo in cui solitamente l’avventore trova polenta e salsiccia come piatto Re e, nella maggior parte dei casi, panini preparati la sera prima, dotati di asfittiche fette di prosciutto cotto.
Mi accontento di un hamburger, perchè (per fortuna altrui) i piatti sono spesso resi strepitosi da formaggi tipici, ma in questo periodo il formaggio mi crea reazioni non piacevoli. In compenso, come mio solito, non mi faccio sfuggire la bottiglia di Barbera d’Asti, che torna a farmi visita tre volte.
L’ospitalità della Val d’Ayas.
La giornata sta per finire e noi abbiamo appuntamento da Camp Zero per il caffè.
Camp Zero, a Champoluc, è un resort 5 stelle appena inaugurato, che promette un’esperienza di montagna totalmente innovativa. Come ci spiega il general manager Claudio Coriasco, la volontà è quella di permettere di vivere l’esperienza sportiva senza limiti. Gli ospiti vengono accolti da una hall nella quale spicca l’altissima palestra di roccia, ma vengono anche coccolati da due ristoranti, un centro benessere “vip” e stanze che sono grandi quanto la mia intera casa. I materiali architettonici ricordano i colori della alpi: il grigio del cemento, molto design, contrasta con il calore del legno chiaro. Benessere, sport, relax e cucina gourmet sono gli ingrdienti principali di Camp Zero. Laura sorseggia il suo cocktail, dotato di fiore di ibisco gelato. Io mi pento di aver scelto un banale caffè.
Tatiana sta già arrampicando sulla parete della palestra.
Io penso ancora allo sci alpinismo. Sono entusiasta.
Le terme dello skialper.
Finiamo la giornata con una sorprese: le terme.
Le terme Monterosa SPA sono la ciliegina sulla torta. Entriamo e il calore si sente da quando mi consegnano l’accappatoio.
Dopo 15 minuti di idromassaggio, ci attente una sauna speciale: il rituale aufguss.
Coregrafato (nel vero senso della parola) dal Maestro di Sauna, l’aufguss è un’esperienza unica. Il Maestro di Sauna prepara tre palle di ghiaccio nelle quali infonde tre differenti miscele di oli essenziali e ogni tre minuti ne fa sublimare una sul braciere della sauna. Tra una infusione e l’altra, grazie ad ampi ed eleganti gesti, come in una danza sventola un asciugamani nell’aria per farci arrivare l’aroma.
Dopo dieci minuti, immersi nel profumo di vetiver e arancio usciamo nella neve. Il maestro ci spiega che questo è il vero rituale kneipp e che gli effetti benefici sull’organismo sono molteplici. Il caldo della sauna fa lavorare il cuore, mentre il raffreddamento veloce aumenta le difese immunitarie. La combinata caldo-freddo migliora le funzionalità epatiche e renali, rende più forti e attivi, migliora circolazione e funzionalità cardiache e tiene lontane le influenze.
La giornata si conclude così, tra relax e tisana calda, ma per me si conclude soprattutto con una certezza: amo lo scialpinismo.
Outfit
La giacca color vinaccia che ci vedete addosso in tutte le foto è la Must Jacket di Montura.
Questa giacca imbottita leggerissima è in un materiale estremamente innovativo, il PERTEX® QUANTUM. i capi realizzati in PERTEX QUANTUM® hanno il miglior rapporto peso/prestazioni meccaniche. Questo materiale è super leggero, estremamente comprimibile, con eccellente resistenza all’usura e protezione dall’umidità esterna, dal vento dalla pioggia: il tessuto non si inzuppa, asciuga rapidamente grazie allo specifico trattamento idrorepellente DWR.
Ma la vera novità è l’imbottitura, in QR FLOW un materiale con una struttura che riproduce, tramite le tecnologie biomimetiche, il piumino naturale dell’edredone. I filamenti ultra-sottili che compongono QR FLOW formano una fitta rete di microcamere d’aria che intrappolano il calore del corpo, allontanando il freddo.
Fotografie di Soul Running Photo.