My Running Passion: la mia Milano21 HalfMarathon
Volevo raccontare la mia Milano21 con calma. Ma non riesco.
Volevo lasciarla riposare un po’ nel mio cuore, ma il cuore esplode. Di orgoglio.
Era un anno che sognavo questo tempo. Ho provato a correre la Stralugano in 90 minuti e non ci sono riuscita.
Ho faticato, mi sono allenata, ho strafatto, ma ogni cosa ha il suo tempo.
La corsa mi ha insegnato che ogni cosa ha il suo tempo.
La corsa mi ha schernita e tenuta lontana in questi mesi. Non conoscevo questa sensazione, mi ha messa alla prova. e mi ha provata. Sono state gare dure, mai avevo patito così tanto. Un ritiro nella mia città “mamma”, una Mezza di Monza sotto al diluvio, una Mezza di Bari corsa bene solo fino al 14esimo, Avigliana il disatro. Mancava Milano.
La corsa mi ha presa a “mazzate” in questi mesi, tanto che questa volta non avevo voglia di partire. Avevo paura e la paura è un sentimento che frena. Avevo paura dello schiaffo finale.
Ho voglia solo di iniziare la preparazione per Boston e non desideravo un altro schiaffo. La corsa alle volte umilia, o meglio, ti rende umile.
Per correre, però, devi imparare l’umiltà.
Devi essere umile e pensare che per raggiungere l’obiettivo dovrai dare tutto, proprio tutto. Devo imparare ancora, tanto.
Questa settimana ho sacrificato aperitivi, uscite, lavoro e ho riposato e “morigerato” la mia voglia di relax post lavorativo. Tuttavia non mi sentivo in forma, come il “podista medio” che prima delle gare sente sempre qualcosa fuori posto, quasi a preparare già la scusa perfetta nel caso di un risultato mediocre.
Ma era solo la paura a frenarmi, non un reale problema.
Poi la paura si è sciolta.
Ad un minuto dalla partenza, senza essermi scaldata, senza aver fatto nemmeno una parvenza di allungo, nemmeno di corsetta, la paura è sparita. Non ho più pensato a nulla.
Milano mi pareva familiare. Milano… Ho pensato alla Maratona di aprile e i ricordi belli sono emersi in fondo al cuore. Anche il suo viso, ma era un viso sereno. La paura è scesa lungo le braccia e via dalle vene dei polsi. Ho iniziato a riempirmi di energia, attraverso la pelle (d’oca) congelata dal vento.
Quel vento che sapeva tanto di neve, quel vento che stava arrivando direttamente dal Monte Rosa. Profumo conosciuto e amato in questo mese di novembre, il mio mese.
35 anni…
Inizia il conto alla rovescia e inizia il sorriso.
Parto felice. E parto leggera.
Corro bene, penso a sciogliermi. A scaldare i muscoli.
Al quinto chilometro sto andando come non sono mai andata e torna un istante la paura di sentire quel dolore fisico di Avigliana.
Ma non sento altro che me stessa. E mi sento bene.
Al decimo sento i pacer dell’ora e trenta avvicinarsi.
Sento la voce di Roby che guida il gruppo. Di Roby mi fido. L’ho conosciuto due anni fa e so che è il miglior pacer di sempre. Mi fido.
Sto davanti a loro di un metro.
Sto bene.
Al sedicesimo passa Carla. Corre leggerissima, la vedo volare saltellando sulle sue gambe lunghe e magre. Vedere quella corsa leggera e sapere che sta andando bene mi dà energia. Controllo la mia “posizione” e cerco di rilassarmi. Cerco di imitarla, con la consapevolezza di non riuscirci, ma mi sento istantaneamente meglio.
Arrivo nell’ultimo abbraccio della gente, ultimo ed unico, perchè Milano non ha risposto alla gara. Nessuno ha tifato, ma nessuno ha inveito. La corsa e Milano sono due mondi separati. Tranne che per me.
Vedo il tabellone all’arrivo, sento lo speaker.
1 ora 30 minuti 14 secondi.
Non ci posso credere. Non è vero. Lo urlo.
Nel senso che lo urlo proprio. Urlo, unoraetrentaaaaaaa. Urlo e scopro di avere ancora fiato.
Mi viene incontro Alessia (de Gilio) con il suo viso adorabile e la abbraccio.
Che bello.
Che bello.
Ho corso bene. Ho corso bella.
Ho corso sola.
Non ho avuto bisogno altro che di me.
Ho corso per me, solo per me, solo perchè mi piace. La paura è andata via.
La paura è andata via.
Pesava tantissimo.
E ora, si comincia l’allenamento per Boston.
Milano è sempre Milano, mi piace correre nella mia città, nonostante il rapporto decisamente conflittuale che noi runners abbiamo con i milanesi…. ti faccio grandi complimenti, seguendoti da tempo, so che quello che hai fatto era la miglior cosa che potevi fare prima di cominciare la preparazione per Boston…. quindi sorvoliamo sulle grosse pecche organizzative che ci sono state, non è questo il luogo per evidenziarle… e comunque voglio dare fiducia a questa mezza e mi ripresenterò anche nel 2018. grande Carlotta!! :))
Grazie Marco. è stata una gara bellissima. I difetti di organizzazione sono alle volte comprensibili. Questa volta l’errore ha generato molti disguidi, ma sono certa che sapranno rifarsi, anche perchè sono sempre bravissimi!