NEWS: interrotto il Tor, nessun suicidio volontario è autorizzato

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E’ giovedì. Il Tor nonfinirà. E’ interrotto, un ragazzo interrotto. Bim-bum-bam piove e va interrotto. E ci credo, lì si ammazzavano tutti!

Vivrò lo stesso. Credo.

Chi ama il Tor des Géants smetta di leggere questo articolo ora. Vi avviso.

Io il Tor l’ho seguito con passione per tre anni di fila e l’ho ritenuto l’impresa epico-poetica più bella di sempre. Mi emozionavo come una bambina e mi facevo tutte le valli che potevo per vederli passare.

Per me era la gara che suggellava l’unione tra lo sport che amo di più – la corsa – e i luoghi che amo di più – le montagne della mia Valle d’Aosta.

Potete capire, forse, quale amore può legarmi a quei percorsi. Percorsi che ho fatto camminando gustandomi ogni goccia di sudore asciugato da tramonti senza paragoni. Percorsi che mi sento tatuati sotto pelle.

Quest’anno non ho seguito nulla, non sapevo nemmeno quando fosse la partenza, nè chi partecipasse. Il mio con il Tor è un amore finito

Sapete perché?

Se fossi scurrile direi perchè mi avete…. ma trovo una perifrasi.

E’ come la Maratona di New York.

Sono quelle cose che gli inesperti fanno solo per dire “sai, io l’ho fatto”. Non tutti, ovvio, ma molti. e siccome diventa il trofeo da portare a casa, tutti ne parlano. Ad Aosta poi è un fenomeno di costume: non sono mai andati oltre i 2000 metri se non in seggiovia, pensano che Bonatti sia un cognome di origine toscana, ma seguono tutti il TOR, hanno amici di amici che sono “lassù a correre”, fanno discussioni accese sull’uso di dopanti.

Ma non è un format televisivo il Tor! Come la Maratona, la montagna va presa con rispetto. Estremo. E diversamente dalla Maratona, la Montagna è molto pericolosa.

Un percorso di 330 km, massacrante, senza quasi dormire. Se poi il meteo è avverso, non è cosa da tutti.

E vedi l’ultimo arrivato, che dopo una carriera da tapascione come tutti noi, ti dice “quest’anno faccio Tor”.  A forza di sentirne parlare si è convinto che questa sarà la via del riscatto dalla noia, o magari da tempi in maratona che non fanno che allungarsi…

Vorresti fermarlo, vorresti raccontargli che dormire all’adiaccio è orrendo, vorresti raccontargli quanto è dura camminare sulla neve appena caduta, vorresti dirgli il freddo incredibile di una notte di settembre a 3000 metri, vorresti tirargli un calcio sugli stinchi perché così forse non parte e passa le domeniche con i suoi bambini.

E lui invece ti mostra le sue calze a compressione.

E ora il Tor, lo hanno bloccato per maltempo. Così, arrivano le polemiche. Han fatto bene, han fatto male, e io che l’avevo preparato, e io che ho speso 700  € di iscrizione…

Ma scusate, cosa dovevano mai fare? Se la gente non si ferma da sola di fronte all’evidenza, beh, devono fermarli loro no? Quelli forti sono già arrivati, sul percorso rimangono solo i normali, i turisti del trail running, che davanti alla bufera non si fermano. Dovevano lasciarli ammazzare?

Poi, se vuoi continuare a correre per gli affari tuoi, allora sei matto vero, ma caspita, questo è sport, mica un suicidio.

Già mi sembra umanamente una follia spararsi un percorso così, ma pure volersi ammazzare volontariamente in virtù di un’idea (che poi l’idea è quella di finire una gara di corsa, non quella di salvare il mondo…) è oltre il buon senso.

Sapete cosa ho voglia di gridare? Eccolo:

Lasciate stare le mie montagne, basta sparlarne e parlarne, lasciatele stare.  Smettetela di iscrivervi a gare fuori dalla vostra portata e iniziate ad andare a quelle belle gare di una volta come l’Aosta-Becca di Nona, la Cro Magnon, Le Porte di Pietra, la LUT se volete…. Ce ne sono mille, sotto ai 50 km magari, che mi sembra più che faticoso lo stesso.

Ma smettetela di polemizzare sul Tor, o meglio, su quello che è uno dei percorsi più belli che abbia mai fatto: Le alte Vie della valle d’Aosta.

Sono sempre aperte, gratuite e si possono fare con calma mangiandoci su una polenta.

Pensateci.

 

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  • Noemi Morelli
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    Condivido ogni virgola. Io francamente sarei anche più drastica. Queste “gare” per me non hanno senso. La montagna, come il mare, sono forze della natura e meritano rispetto.
    La domanda che mi faccio quando leggo di queste gare folli è: ma perchè devo iscrivermi, pagare salato, partire in ogni condizione perchè ormai la data è fissata… quando potrei godermi lo stesso percorso se voglio quando voglio, quando il meteo e la montagna lo consentono, prendendomi tutto il tempo che ci vuole per correre/camminare in sicurezza, mangiare, riposare dormire in un rifugio o in un bivacco, godermi la meraviglia che mi circonda senza la fregola di varcare in tempo un cancello non fissato da me?
    Hai voglia a parlare poi di spirito trail e di assaporare la corsa in natura, quando non vedi a un palmo dal naso e sei in mezzo alla bufera.
    No. Queste “gare” aperte a tutti che fanno leva sul naturale istinto dell’uomo a superare il proprio limite ad ogni costo non le capirò e non le condividerò mai.
    Perchè a tutto c’è un limite. Anche alla follia…

  • Riccardo
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    Sono molto perplesso dalla tua opinione.
    Da un lato, per me queste gare non hanno senso. Le alte vie sono li, prendi il tuo zaino e vai, in autonomia, nei rifugi, di notte, di giorno, fai un pò quello che vuoi. Non capisco perché la competizione. Vuoi fare le due alte vie della VdA in 150 ore? Provaci. Non hai bisogno del Tor (forse dei volontari si…). Ma fallo consapevolmente. In più tutte queste gare in montagna stanno diventando una moda (in Dolomiti ce ne più di una a settimana, ormai).
    D’altro canto non mi sembra che al Tor ci siamo sprovveduti o gente inconsapevole, non umili, come riporti nel testo (“sai cosa? domani mi iscrivo al Tor…”). Questa gente merita rispetto. Chi decide per il Tor, sa quello che fa.
    Perché costa. Anche se alla fine neanche tanto, se pensi che puoi dormire e mangiare in ogni rifugio/ristoro (tessera CAI mano, la mezza pensione in rifugio costa da 45 ai 55 euro al giorno, mettici le merende, le varie e moltiplica per 7: ci siamo). Anzi, molti stranieri si meravigliano che costi così poco.
    Perché quando ti arrivi la conferma dell’iscrizione (per altro difficile da ottenere) ci pensi, eccome. 330 km. 24000+. In 150 ore. Sono pazzi.
    Perché la prima tappa, da sola è già un ultra trail. 50 km, quasi 4000D+. Se non lo sapevi, lo scopri. Sulle tue gambe. Fai il Col d’Arp, arrivi a La Thuile e dopo 17 km e 1500 di dislivello (un’escursione duretta…) e ti fermi al bar. Per sempre.
    Il Tor lo ho seguito da spettatore. Facendone dei bei pezzi. Entrando nelle basi vita per dare assistenza. Sempre con l’ultimo gruppo, quello dei “dannati”. Dare loro degli inconsapevoli, dei non umili, è poco rispettoso. Lunedì notte, sul Col Fenetre (forse la discesa peggiore del Tor) le condizioni erano abominevoli. Meno nobile del Col Loson, molti concorrenti non hanno trovato assistenza. Bufera, ghiaccio, zero visibilità, freddo. Eppure sono passati, tutti senza farsi male (stiamo parlando di 3/400 persone). E sono andati avanti.
    La vera domanda che ti poni è se ha senso il martirio. Quando vedi persone scendere in col Brison all’indietro perché il bicipite femorale è rimasto al rifugio Cunèy. O gambe così gonfie che se le dreni riempi un torrente. Vesciche così grosse che togli la scarpa e la calza è intrisa di sangue.
    Perché? Perché non vi fermate? Questa è la vera domanda, ma la risposta è dentro ognuno di loro.
    L’anno corso un’amica voleva mollare a Ollmont, era indecisa, non ce la faceva più dai crampi. Un volontario mi dice: “convincila a ripartire, da qui non molla più nessuno”. EH? Mancano 50 km all’arrivo, l’equivalente di una gara singola dura. L’ho presa e gli ho detto: “fai quello che ti senti, hai percorso già 280 km, quello che una persona normale fa in una vita.”
    Non so perché lo fanno, non li capisco, non è il mio modo di vivere la montagna, ma ognuno di loro ha il mio massimo rispetto. E se non sei umile, lo diventi…

  • adriano
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    Credo anch’io che le Gare siano Gare, piu’o meno lunghe, piu’o meno folli, piu’ o meno dure. Il pensiero di Noemi e’ quello di chi, giustamente, non ha lo spirito agonistico e ci sta. Io ero iscritto alla prima edizione, perche’, da cittadino, ero attratto da una gara su sentieri fatti da escursionista piu’ volte ed anche un po’ al lmite; poi ad un triathlon mi feci male e salto’ tutto!. All’epoca la corsa all’iscrizione non esisteva, adesso ci sono le liste di attesa e come tutte le “gare” al limite e’ diventato di moda (con tutti i rischi annessi e connessi, un po’ come succede nella corsa agli 8000) e forse perde un po’ da fuori il romanticismo che la montagna porta con se’.
    saluti
    Adriano

  • paola
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    ciao,
    tutto vero quello che dici, ma di gare trail sotto i 50km ce ne sono davvero poche. oramai il must e’ allungare sempre i Km e aumentare il Dislivello. la LUT e’ 118km, (almeno che tu non parlassi della Cortina Trail, quelli che tutti ti ridono in faccia se la fai) il CRO idem…sotto i 50 non direi proprio…
    io penso che le persone non capiscano e non riconoscano i loro limiti. pure io vorrei fare il TOR, ma il mio fisico purtroppo non me lo permette. e anche L’UTMB, ma devo farmene una ragione.

  • Ilaria Fossati
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    Davvero simpatico ed ironico! Ma ciascuno poi è libero di vivere la montagna come meglio crede, io sono per le gare sempre e comunque. Ma ci vuole rispetto dei propri limiti, della Montagna, di chi ti aspetta a casa.
    Non è follia, è passione. Faccio trail lunghi da molti anni e non ho ancora osato accedere al cospetto di Sua Santità TDG, pur vivendolo da molto vicino. Ma non mi sento una sfigata per questo!
    Tu hai descritto molto bene quella sensazione di allergia che mi assale quando sento le chiacchiere da BAR SPORT sul TDG.
    Perché la fatica pura merita rispetto, il nostro corpo e la montagna pure.
    Grazie per la simpatia!!

  • flavia
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    ciao Charlotte, sono pienamente d’accordo con te, tra l’altro pensavo che servissero dei requisiti per iscriversi a queste gare, non che chiunque le potesse fare..tant’è che professionisti il TOR l’hanno terminato prima che fosse annullato…
    volevo approfittarne per chiederti un consiglio, tra le tante altre gare che ci sono in Valle, tu quale consiglieresti per cominciare ad avvicinarsi alle gare di trail?
    grazie mille!un bacione

  • doodlemarti
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    Ti quoto in pieno. Con la montagna non si scherza, non ci si improvvisa campioni nè esperti di trail running. La montagna da molto ma prende molto (vite umane, intendo), quindi hanno solo fatto bene a fermare il Tor. E’ ora che la gente prenda coscienza della natura e dei propri limiti.

  • Ultraleap
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    Premesso che son d’accordo che se il tempo non e’ favorevole bisogna fermarlo per evitare che qualcuno ci lasci la pelle, mi permetto una considerazione per tutti quelli che pensano sia comunque assurdo “correre” più’ di 50 km, per non parlare di 340. Ma se non capite perche’ lo fanno, perché’ criticate? Se qualcuno si iscrive e dopo 20 ore scopre che non ce la fa più’ e si ritira, ma saranno anche affari suoi? Mi aspetterei che il TOR richieda di aver partecipato ad altre competizioni meno estreme, per quanto correre veloce una 50 o 100 km non vuol dire essere pronti per finire il TOR in 150 ore.

  • ilgattopier
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    Assolutamente da condividere: la natura esige rispetto e amore, anche senza improvvisarsi Giganti.

  • camosciobianco
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    … la montagna non è un luna park, ma alcuni concorrenti (solo una ridotta frangia, meno male) non sembrano averlo colto. Si mettono alla prova, portando oltre ogni limite fisico e mentale il loro spirito agonistico, ritenendo (a torto) che la montagna sia “addomesticata” e benevola solo perché i sentieri sono punteggiati di bandierine fluorescenti.
    Si espongono a potenziali pericoli (forse neanche troppo potenziali con le condimeteo di questo anno) senza neanche rendersene conto, salvo poi lamentarsi che non erano stati avvertiti della neve sul Loson o l’Entrelor. In montagna si può passare dal sole alla bufera di neve in 30 minuti (provato dal sottoscritto lungo la salita al Col Entrelor) quindi nelle 23 ore di salita al Loson era più che probabile trovare neve.

    In montagna ognuno è responsabile delle proprie azioni e, se le condizioni non ispirano fiducia o si mettono al brutto, meglio fare dietro front.

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