Questa è una storia che inizia dalla maratona, come tante delle nostre, di storie.

Una storia che parla di donne che corrono per 42 km e 195 metri, anzi, di UNA donna che corre per 42 km e 195 metri.

Era il 1984 e per la prima volta una donna aveva il “diritto” di correre ufficialmente la maratona Olimpica.

Quando è successo avevo due anni, mia mamma 32, mia nonna 59. E Joan Benoit Samuelson 27.

Le Olimpiadi erano a Los Angeles e lei ha varcato la soglia di quel 195esimo metro in 2h 24 minuti e 52 secondi. 

Un tempo da brivido, un tempo che in Italia ora non abbiamo, forse, più.

Aveva già vinto la Maratona di Boston a 22 anni, chiudendola in 2h35, da sconosciuta, da neofita.

Quel giorno, a Los Angeles, però, il mondo ci ha creduti. Quel “ci” sta per “a noi, a noi donne”.

E quel giorno a fianco delle donne, nella patria della maratona, gli USA, a fianco di Joan Benoit non poteva che esserci il baffo di Nike.

Scontato forse, oggi che vediamo il brand statunitense appoggiare la donna come centro del running, meno scontato nell’84 quando lo sport made in USA aveva come bandiera uomini fortissimi e muscolosi che perlopiù giocavano a basket.

Il motto era quello che usiamo anche oggi:

“There is no finish line”

Ed è proprio così, per tutte noi, per noi che andiamo al parco alle 7 del mattino, per noi che continuiamo a sognare il 195esimo metro, per noi che ce la mettiamo tutta.

Per noi.

E per noi è la collezione Nike Beautiful x Powerful Collection, che con il running ha poco a che vedere, ma che si ispira allo sport al femminile, che è fatto di dettagli. Di morbidezza, di forza, di grinta e di grazia.

Materiali soffici, pelle morbida, felpa calda, colori femminili, grafiche allegre.

Una collezione streetwear per Joan, per noi, per la bellezza.

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