I pastori corsi – come la gente di montagna si riconosce al primo sguardo.

Mi siedo alla Bergerie e più che altro non so che dire. Stanno pranzando e mi spiace disturbare. So che lavorano da stamattina all’alba.

Sono tre uomini e una ragazzina, tre generazioni almeno di amici e famiglia.
Sono la sola donna, ma questo genere di cose non mi crea problemi. Anzi, mi faccio coccolare normalmente.

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I pastori coccolano?

Taglio il formaggio di capra che ho comprato da loro e Noel inizia a parlarmi per primo, serio, mentre fuma seduto al tavolo con di sfondo una immensa bandiera del Che.
E’ bellissimo nella sua forma abbondante. parla poco, ma so che gli vado a genio da subito.
Gli chiedo come fa il formaggio che sto divorando con abbondante pane.

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Lo fa qui, dietro la stalla, a cielo aperto e lo fa stagionare nelle grotte di pietre appena sopra. Non lo può vendere ai negozi, solo ai passanti. Per i negozi ci vogliono altre norme, che sono certa che insieme ad eventuali germi (chissà quali) toglierebbero tutto, compreso il sapore.

Jean Jaques arriva solerte con birra e marmellata di fichi artigianale, perchè “vuoi mica mangiare il formaggio senza”.
Jean Jacques è anziano, gli conto le rughe e i sorrisi, che normalmente vanno di pari passo.
Gli piace farmi presente che ha una cantina fornita e mi porta dentro a vedere le sue bottiglie. Champagne, rum, vodka, vini corsi rosati bianchi e rossi e addirittura tre bottiglie di moscato.

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Indovinano subito che sono italiana e si informano sul perchè di un francese così sciolto.

Sono anche io una persona di confine, di nazionalità indecisa e orgogliosa, di quelle nazionalità che si sentono uniche.

I Valdostani assomigliano ai Corsi. Siamo gente dura, testarda, che si scioglie per un sorriso, ma che non dà confidenza a chi di sorrisi sinceri è avaro.

Erik dentro la Bergerie cucina. Soffrigge aglio dal profumo delizioso e mortale.
Mi spiega che stasera fanno festa e ha preparato la zuppa di pesce “ma non è comprato, eh, è pescato!”.
Nell’altro paiolo borbotta lo spezzatino di vitello alle erbe.

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La ragazzina, figlia di non ho ben capito chi, passa il suo tempo a reperire bibite fresche per i turisti, ma esita sul conteggio dei resti.

Io mi lascio affascinare da Jean Jacques che mi mostra dove stagionano i formaggi e ride di ogni cosa.

Mi racconta che un giorno la TV è venuta da loro a girare un documentario sul GR20 e ha intervistato Noel, chiedendogli di far mungere una delle sue capre ad una parigina.
Lui l’ha sostituita con una caprone, con imbarazzo della parigina che non si era accorta di mungere un maschio (dicono che il caprone non fosse dispiaciuto) e si chiedeva come mai non uscisse alcuna goccia di latte.

Il telefono qui non prende.
Il telefono qui non serve.

Mi invitano in tutti i modi a restare, ma io devo andare.

Jean Jacques mi aiuta con lo zaino. Secondo lui pesa 16 chili almeno.
Non importa, ora mi sento leggera come una farfalla: sono a casa.

RunningCharlotte
RunningCharlotte
Perché la corsa è uno stile di vita e ad ogni passo ci fa crescere un po’ e perché non bisogna essere campioni per correre, basta mettere un passo dietro l’altro. Keep in running.
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