Il pensiero positivo, la felicità forzata, l’inganno dell’importante è partecipare

Si fa un gran parlare di “atteggiamento” nei confronti della vita, di “pensiero positivo”, di “potere della mente”.

Molto spesso però si tende a confondere il pensiero positivo con l’ottimismo a tutti i costi. Si cade in una trappola troppo semplicistica propinando il piatto del pensiero positivo come un quasi doveroso “essere sempre felici”. Essere felici è quasi uno status obbligato senza il quale non si ha diritto ad accedere alla società dei “giusti”.

Felicità per forza

Quante volte avete letto aforismi, citazioni, frasi motivazionali che usano il termine felicità come l’unico stato emotivo e mentale delle persone di successo? Nella società odierna, la cui comunicazione passa tramite i social network, è doveroso mostrarsi forzatamente felici.

Ma il grande inganno è che mostrare la propria felicità non ha nulla a che vedere con il pensiero positivo. Facciamo un passo indietro.

Sui social network difficilmente ci viene naturale postare una foto che ci ritrae imbronciati, con il volto pieno di disappunto, annoiati, tristi. Mostriamo sempre la foto sorridente e felice. E se per caso ci viene il desiderio di scrivere qualcosa sul nostro stato d’animo non felice, ci pensano i nostri amici e follower a farci notare quanto sia bella la vita e “su che ci sarà un motivo per sorridere!”. Alle volte invece non c’è.

Il risultato è che ci forziamo quindi di mostrare un volto sorridente, anche quando le preoccupazioni sono tante. Sorridiamo anche all’arrivo di una gara andata male, ci teniamo a sottolineare che “sì, siamo stati lenti, ma felici”.

Ebbene, questo modo di mostrarsi non solo non ha niente a che vedere con il pensiero positivo, ma è deleterio.

pensiero positivo

credits Massimo Pinca

Reprimere la delusione, l’insoddisfazione, la rabbia reprime di conseguenza i nostri sentimenti e quindi anche il pensiero positivo, che non  una strada verso la felicità totale, ma la capacità di vivere le proprie emozioni negative e positive senza soccombere e farsi guidare da queste.

Avete presente quelle frasette che vi dicono che dovete sorridere sempre anche davanti allo sfacelo perché così vincerete? Avete presente il nervoso che vi fanno venire? ecco, tutto normale.

Lo spirito controcorrente e insoddisfatto a tutti i costi

L’altra faccia della medaglia è quella che guida l’umore di alcuni. Di fronte a questa totale (e irreale) mostra di felicità, alcuni di noi reagiscono cercando ad ogni costo il controcorrente, ricercando l’errore, spulciando gli umori alla ricerca della falla, dell’infelicità, della magagna.

Ho alcuni amici così, sempre contro tutto, sempre in contrapposizione, sempre a scartare le idee altrui per sembrare superiori al populismo della felicità.

L’importante è partecipare (e essere sempre felici)

Nello sport, nella corsa soprattutto vista la diffusione del “mio” sport, questa mentalità si traduce in una corrente di pensiero sempre più ampia e amata: il team dell’importante è partecipare.

Se è vero che è meglio provarci sempre che non provarci mai, se è vero che lo sport amatoriale non deve essere necessariamente fatto di vittorie e sconfitte, trovo decisamente fastidiosa la totale mancanza di oggettività che dilaga tra gli amatori.

Cerco di essere più esplicita. Continuare a correre senza allenarsi mai (leggi qui il mio articolo che spiega la differenza tra correre e allenarsi), partecipare alle competizioni fregandosene di arrivare ultimo rantolando, peggiorare il proprio stato di forma coscientemente, rinunciare ad un allenamento in virtù del “faccio di meno tanto è uguale” facendosi poi magari un selfie sorridente da postare su Facebook è non solo fastidioso, ma deleterio.

Non mettersi mai seriamente in gioco promuovendo una totale mancanza di oggettività nel giudicare un risultato buono o cattivo, coprendo tutto con un sorriso e una frase che esprime felicità in qualsiasi condizione, è pericoloso.

Siamo noi i fautori dei nostri risultati, sia di quelli buoni, sia di quelli scarsi. Se tutto è indifferente, se tutto diventa uguale, sia che vada bene sia che vada male, si insabbiano emozioni e sentimenti e soprattutto si finisce per non fare nulla per migliorarsi.

pensiero positivo

credits Massimo Pinca

Attenzione, il mio non è un giudizio su chi va veloce e chi va piano, perchè i risultati di noi amatori vanno giudicati ad personam. Vi faccio un esempio: ieri ho condotto un allenamento con qualche mio “allenato” e ho reputato infinitamente più positivo il ritmo di 4’50” al km nella prova di una ragazza arrivata dopo avercela messa tutta del mio 4’35” al km corso senza forzare (il “passeggero a bordo” non avrebbe apprezzato).

Però partire ad uno start con il pensiero che “qualsiasi sia il risultato va bene lo stesso, tanto io sorrido” non è una situazione reale.

Il pensiero positivo e il suo ruolo nello sport

Veniamo quindi al dunque. Quello che lo sport insegna a tutti i ragazzi – o dovrebbe insegnare – è che in gara come nella vita si può riuscire o fallire e che non è indifferente. Se vinci ricevi un premio, se perdi no. La cosa bella – e qui viene il ruolo del pensiero positivo – è che la volta successiva i ruoli si possono invertire e chi aveva perso può vincere compiendo i giusti gesti.

Lo sport insegna che nella vita possiamo vincere o perdere e che questa condizione non è per sempre, ma dipende dal nostro impegno, dalla nostra mente, dalla nostra disposizione a faticare e, anche, ad eventi esterni non controllabili.

E no, non è uguale il risultato. Noi siamo il risultato delle nostre azioni, del nostro pensiero e di ciò che abbiamo intorno. Sta a noi, tramite impegno e pensiero positivo, ottenere i risultati che ci fanno felici.

felici a forza

credits Massimo Pinca

Non c’è assolutamente niente di sbagliato o vergognoso nell’esprimere sentimenti di delusione, rabbia, tristezza se non riusciamo a raggiungere gli obiettivi. Questi sentimenti sono fondamentali perché trasformando questi sentimenti in energia per l’obiettivo successivo, solo così, possiamo apprendere a ottenere quello che vogliamo.

Sorridere sempre, qualsiasi cosa accada, mostrare una felicità forzata (o una non felicità forzata) sono solo metodi inconsci per seppellire la delusione e per non fare assolutamente nulla per migliorare la situazione.

Cos’è il pensiero positivo

Il pensiero positivo è quella forza che permette di accettare la delusione e trasformare l’energia negativa in energia costruttiva. Il pensiero positivo è quello che ci fa rialzare dopo che cadiamo. Nessuno di noi cade e sorride felice. Si cade, si piange, ci si abbatte momentaneamente e poi il pensiero positivo costruttivo ci permette di rialzarci e migliorarci.

Esempi di negazione del fallimento e mancanza di pensiero positivo

Qui vi faccio sorridere, ma vi faccio qualche esempio di frase a cui stare attenti in tema corsa (e che abbiamo usato TUTTI almeno una volta).

Prima di una gara, in partenza “corro questa gara per allenamento, tanto non sono in forma” (detto sorridendo)

“Questa volta non provo nemmeno a starti dietro, sei troppo forte tu”

Al traguardo: “non avevo nessun obiettivo, l’importante è arrivare in fondo”

“andare piano mi ha permesso di visitare meglio la città e ricordarmi tutto. Se fossi andato più forte non sarebbe stato così bello”

A fine gara (andata male): “va bene così, perchè tanto questa non è la mia gara!”

“non ho obiettivi, per me è già tanto arrivare al traguardo”

Volete aggiungerne qualcuna voi?

 

RunningCharlotte
RunningCharlotte
Perché la corsa è uno stile di vita e ad ogni passo ci fa crescere un po’ e perché non bisogna essere campioni per correre, basta mettere un passo dietro l’altro. Keep in running.
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