Quanti chilometri hai corso? “Allungare” fa bene?

E’ da qualche tempo che questa domanda mi infastidisce: “quanti chilometri hai fatto?”

Io strutturalmente sono una podista da lunghe distanze, principalmente perchè non sono veloce (ho quasi la stessa velocità nella 10km e nella mezza maratona), secondariamente perchè carburo bene dopo un riscaldamento molto lungo.

Per cui la domanda in realtà è lecita e la risposta è molto spesso quantitativamente soddisfacente. Ora, poi, che sto preparando una Ultra la tendenza comune è pensare che il volume dei miei allenamenti sia aumentato.

Ma perchè siamo così attratti dalla quantità di chilometri?

La risposta più immediata che viene alla mente a chi, come me, frequenta la corsa e le gare da tanto tempo, è che dove non arriva la qualità, arriva sempre la quantità.

Una popolazione di podisti decisamente più lenta di un tempo è naturalmente attratta dalle imprese molto lunghe, per natura più lente.

Il discorso “non correrà mai la maratona veloce, ma intanto ne faccio una al mese” è un discorso già sentito e affrontato.

Quello che voglio cercare di capire oggi è perchè c’è una rincorsa al numero di chilometri.

 

Nel trail running, che sto imparando a conoscere solo ora, la rincorsa all’impresa chilometrica è già matura. Le gare di Ultra si fanno sempre più lunghe ed estenuanti. Basti pensare che da quest’anno il mitico Tor des Géants di 330km ha aggiunto una gara ancora più lunga, il Tor des Glaciers di 450km.

Io quest’anno, per la prima volta, preparo qualcosa che va oltre ai 42 chilometri, ma mi sento ancora vittima – è il solo termine che mi viene – del fascino della maratona.

In qualche modo reputo che la preparazione di questa ultra trail, anche se fatta di allenamenti super qualitativi, sia una specie di vacanza che mi porterà a divertirmi prima di affrontare la “gara, quella vera” che sarà la Maratona di Chicago il 13 ottobre 2019.

Questo perchè io amo confrontarmi con i miei limiti cronometrici sulla distanza che prediligo.

Allora, perchè questo fascino da quantità?

Ho analizzato la situazione. La 100km del Passatore, forse la più famosa Ultra Maratona italiana, nel 2018 ha superato i 3000 iscritti. Se pensiamo alle prime sei maratone italiane: Maratona di Roma 11.730 iscritti, Firenze Marathon 7.606 iscritti, Milano Marathon 5.564, Venicemarathon 4.912, Maratona di Reggio Emilia 2.458 (dati MarathonWorld.it), la situazione appare chiara.

Il Passatore, per numero di iscritti, sarebbe al sesto posto (su 55 gare), con un percorso ed un chilometraggio che la rendono impossibile a molti.

I numeri, se non il senso comune, parlano piuttosto chiaro: allungare le distanze è un trend.

fonte: www.ravennatoday.it

Una situazione molto simile mi capita nei gruppi di Running Princess che alleno. Alcune di loro hanno già corso una mezza maratona, altre stanno preparando una 42km, mentre molte sono più propense a distanze medie come la 10 chilometri. Chi corre i 10000 guarda sempre con ammirazione chi prepara la Maratona, come se correre un maggior numero di chilometri fosse sinonimo di capacità maggiori.

Da coach osservo e mi trovo a pensare a quanto si stiano sbagliando. Infatti capita che chi corre “solo” la 10 chilometri sia potenzialmente più forte di chi corre la maratona, ma in quel momento della sua vita ritenga più opportune dedicarsi ad una distanza inferiore. Per preparare lunghe distanze non ci vanno solo qualità fisiche, ma tempo libero, maturità mentale, dedizione, indole adatta e soprattutto ESPERIENZA.

La verità è che allungare le distanze ci regala un – permettetemi, illusorio – senso di soddisfazione.

Poter sostenere di aver corso per 42 chilometri, piuttosto che 100 chilometri, o per dieci, dodici, ventiquattro ore, ci fa sentire “dei veri duri”.

L’ho sperimentato io dopo la Corsa della Bora: 9 ore di gara e 57 chilometri percorsi, per arrivare più o meno a metà classifica. Un risultato a parer mio mediocre, direi. Nulla a che vedere con le 3h08′ di Berlino (183esima su 12340 donne), di cui vado enormemente fiera.

Eppure, mio malgrado, la reazione è stata simile: avevo concluso una cosa incredibile.

Veniamo però a ciò che mi interessa di più.

Fa bene allungare le distanze?

Ph. Stefano Jeantet – fonte www.tordesgeants.it

La mia prima risposta è no. Allungare le distanze, nella maggior parte dei casi, non fa bene.

Queste mie considerazioni sono da riferirsi al podista medio, vorrei lasciar fuori specialisti delle ultra, atleti riconosciuti e persone con grande esperienza sulla distanza.

Partiamo dal presupposto di riferirci invece ad un maratoneta discreto, tra le 3h30 e le 3h45 ore, diciamo un buon livello fisico, di età intorno ai 40/45 anni, di struttura fisica normale, normopeso, con una vita lavorativa da impiegato 5 giorni su 7.

Mettiamo che decida di correre il Passatore, 100 km di gara, con circa 1200m di dislivello positivo. Facciamo un rapido calcolo. Sulla maratona corre intorno ai 5’10” al km, se raddoppiamo la distanza potrebbe correre intorno ai 5’40” al km. Contiamo il dislivello come chilometri aggiuntivi, diciamo 12 (1 km ogni 100 mD+), 112 km a 5’40”, sarebbero circa 11 ore di corsa (senza pause) e circa 120.000 passi.

Per preparare il corpo a questa fatica io consiglierei almeno un lungo di circa 70km e un paio di lunghi intorno ai 40km.

Non voglio entrare nel merito della preparazione tecnica della ultra, argomento del quale non so nulla, ma vorrei farvi capire quanto può essere stressante per l’organismo preparare una gara come il Passatore.

Questo non significa non poterla fare e men che meno non doverla fare. Anzi, se è un vostro sogno, cavalcatelo e andate a prendere quel traguardo!

Vorrei però che rifletteste e capiste che un passo così importante va meditato. E soprattutto che non è affatto obbligatorio.

Prima di prendere questa decisione vi do qualche consiglio:

ph. Francesca Grana nello studio di MassaFisio TrailCoaching

• fisioterapista e check-up medico: per intraprendere questa strada fatevi fare il tagliando, come prima delle vacanze fate controllare l’auto.

• tecnica di corsa e qualità: inserite sempre una sessione di tecnica e una di qualità. Il primo dettaglio da curare è essere efficienti. Se il carburatore brucia male, il motore non va come dovrebbe.

• alimentazione: non è un problema essere in sovrappeso, in assoluto, ma per correre le ultra dovreste essere al top. Ogni passo di corsa carica sulle caviglie il vostro peso moltiplicato per tre. Più passi fate e più impatto ci sarà. Pensateci.

• tempo: Non potete pensare di fare tre maratone in un anno, di cui magari preparate bene solo al terza e tempo sei mesi fare una 100km. C’è chi lo fa e riesce bene, ma sono casi eccezionali. Iniziate a pensare che forse non lo siete. Se poi lo siete meglio per voi.

• esperienza e mind: la Ultra non è per tutti e non tutti sono per la Ultra. Bisogna conoscersi molto bene per affrontare queste distanze. Non fatelo solo perchè così vi sentite fighi, perchè dopo la testa vi manderà a quel paese sul più bello.

Fatte queste premesse, se il vostro sogno è arrivare a quel traguardo e magari un domani correre la Badwater… che dirvi, sognate ing rande e non fermatevi.

RunningCharlotte
RunningCharlotte
Perché la corsa è uno stile di vita e ad ogni passo ci fa crescere un po’ e perché non bisogna essere campioni per correre, basta mettere un passo dietro l’altro. Keep in running.
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