Reebok FloatRide Run Flexwave, la mia scarpa da maratona
Qualche giorno fa sono andata in Casa Reebok, a Monza, a vedere la presentazione della nuova collezione running F/W 2018 e “lei” era lì, in prima fila.
“Lei” si chiama Reebok Floatride Run FlexWave ed è la scarpa perfetta per tutte le mie corse lunghe.
Da gennaio 2018 sono felice di essere Ambassador Reebok per il running e amo vedere quanto questo brand stia investendo nel mio sport preferito, nella mia grande passione, la corsa.
La Reebok FloatRide è stata lanciata già nel 2017, presentando l’innovativa tecnologia FloatRide.
Cos’è il FloatRide?
Quando la NASA ha chiesto una tecnologia da applicare agli stivaletti dei suoi astronauti, Reebok ha risposto con FloatRide, una tecnologia più leggera del 50% rispetto ad una normale mescola.
La struttura di FloatRide è una schiuma a cellule regolari, che assicurano una eccellente ammortizzazione mantenendo la leggerezza “spaziale” voluta dalla NASA.
Corro con questo modello da oramai 12 mesi. Ho preparato tutta la maratona di Boston, corso diverse 21km e preparato la Maratona di Berlino, utilizzandola indifferentemente dai 12km di medio al lunghissimo, sotto la pioggia e al caldo estivo.
Il vantaggio di questa tecnologia è di essere estremamente elastica e di assecondare i movimenti del piede, per cui per la mia tecnica di corsa è ideale nei momenti di fatica perché mi permette di percepire bene il movimento del piede e di rifocalizzare l’attenzione sulla spinta e sull’appoggio del metatarso.
Essendo leggera ed elastica ha a mio avviso l’unico svantaggio di essere delicata. Ad esempio, usandole su percorsi sterrati, sui lati si rovina, dettaglio che però non mi apre abbia mai compromesso la performance, se non dopo una notevole usura.
Qual è l’innovazione del FlexWave?
La prima versione delle Reebok FloatRide aveva una tomaia in tessuto “knittato”, cioè in una maglia elastica senza cuciture molto aderente al piede.
Da oggi la FloatRide è invece stata associata ad una nuova tecnologia che non so se definire tessile: il FlexWave.
Il FlexWave è una mesh composta dall’intreccio di 8 filati differenti, che compongono una superficie uniforme ed estremamente compatta, con però delle differenze di densità a seconda delle zone. La sensazione sul piede è quella di calzare una scocca compatta, ma estremamente flessibile ed adattabile.
Allacciatura e forma generale della scarpa rimangono simili.
Come si corre con le nuove Reebok FloatRide Run FlexWave?
Rispetto al modello precedente la tenuta sulla tomaia è maggiore e, vista la stagione in arrivo, la termoregolazione è migliore. Lo svantaggio delle tomaie in tessuto è che lasciano passare aria e acqua. Il FlexWave è più resistente e più caldo e confortevole.
L’avampiede è libero e la totale assenza di cuciture rende la tomaia adattabile a qualsiasi forma di piede. Io non sono soggetto delicato, nè incline a vesciche e bruciature da sfregamento, per cui dovrei far parlare chi lo è per dirvi che difficilmente questa tecnologia potrà infastidire i vostri piedi. Se pensate che nei due giorni di Ragnar Relay (leggi qui il racconto) nessuno della nostra squadra ha avuto problemi, malgrado la pioggia, la grandine, assenza di doccia e di cure personali, avete un quadro più completo.
Per chi sono?
Consiglio per tutti i runner neutri che corrono dai 10 ai 70km settimanali, per maratoneti, amatori e podisti veloci. E’ la Reebok FloatRide Run FlexWave una scarpa estremamente versatile, che va bene per differenti tipologie di runner, dal peso medio/leggero e la falcata regolare.
Per chi non sono?
Essendo molto leggere e flessibili, le sconsiglio a pronatori e a chi ha problemi di appoggio e infiammazioni a livello di caviglie e tendini frequenti. Il supporto infatti è molto leggero. Sconsiglio anche per runner pesanti e molto lenti, ai quali consiglierei una scarpa più protettiva.
*articolo scritto in collaborazione con Reebok Italia*