RunningCharlotte, alla fine del mondo

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Quando sei in viaggio, uno dei modi migliori per riuscire a vedere ciò che non vedresti da turista è mettersi le scarpe da running e andare. In due ore raggiungi luoghi irraggiungibili con i mezzi pubblici, o comunque dove nessuna guida sana di mente ti avrebbe mai consigliato di andare. Dove un italiano non l’hanno mai visto se non un bisnonno emigrato ad inizio secolo.

Così una mattina sono andata di corsa alla fine del mondo.

Non da Torino, ovvio, era un po’ lungo.

Argentina, Patagonia, Terra del fuoco, Ushuaia. La città sulla terraferma più a sud del mondo.

Se vedi il centro città ti sembra di essere in una città qualsiasi portuale argentina (come se uno conoscesse benissimo un porto argentino): case di lamiera, cani randagi, ristorantini, souvenirs, qualche leone marino che caccia al porticciolo turistico e si prende le foto dei turisti come me.

Se invece hai la fortuna (o la voglia) di andare verso la periferia, magari con le tue gambe, magari correndo, attraversi il porto, non quello con le barche per le crociere a caccia di pinguini da fotografare, passi nei quartieri quelli veri, quelli senza ostelli e ristoranti. Vedi la vita, vera, di chi abita lì, di chi vede il sole troppe poche ore in un giorno, di chi la mattina si alza presto e va a lavorare con meno venti gradi.

E allora, finalmente, sei alla fine del mondo.

Uno spettacolo immenso. Tu, le tue gambe, e la finibus terrae.

La fine del mondo
un giorno arriverà
e un segno profondo
forse resterà
cerco il tuo pianeta tra le stelle mentre cade giù
la fine del mondo
sei già tu
Gianna Nannini

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