TESTING APPAREL: Adidas Wildcharge Eyewear
Quando ho aperto la scatola Adidas ho pensato ad un errore.
Belli, bellissimi questi occhiali, da vera figa: montatura sfarfallante e lenti a specchio arancioni. Wow.
Adidas Wildcharge.
Ma non vanno bene per correre, men che meno correre una MARATONA.
Ehi, voi, ma io sono una maratoneta, almeno ci provo.
Devo spararmi 42 km dalla Promenade des Anglais alla Croisette, sapete che vento e che sole?
Ho bisogno di occhiali fascianti, antiappannanti, performanti e almeno altre tre o quattro cose che finiscono in -anti.
Questi non vanno bene!
Poi leggo la descrizione ed effettivamente pare che siano stati progettati per la corsa, anzi, che siano il punto di svolta.
Bene, perfetto, con aria di sfida ci provo: devo fare 30km oggi. Se vanno bene, superano la prova, se non vanno… li metto per prendere il sole. Tanto mi stanno da urlo.
Curiosi di conoscere il test? Seguitemi.
Guardiamoli:
Sono belli, bellissimi. Ricordano il modello fighetto di Oakley: Lenti larghe, montatura a pezzo unico, nasello integrato. Niente viti, marchingegni, scatti, pezzi. Una scocca in plastica nera semitrasparente, con due aste leggerissime.
Il nasello è integrato nella scocca, con solo due alette più morbide che si appoggiano al naso.
Alle estremità delle aste, nella parte interna, due sottili strisce antisdrucciolo, antiscivolo per migliorare l’aderenza.
Le lenti sono arancio-rosse, estremamente specchiate, come degli occhiali da ghiacciaio.
Sono di categoria 3 in effetti e quindi porteggono al massimo dai raggi UV.
Il grigio traslucido della montatura e le lenti fluo li rendono aggressivi.
Da vera maratoneta-yeah.
Leggo che la struttura è in SPX, un polimero resistente e leggero, molto elastico e che il nasello, che io giudico solo “morbido” ha una doppia regolazione che lo fa aderire al naso. Si chiama Double-Snap Nose Bridge. Wow…
Indossiamoli:
Leggeri, ammetto, non li sento.
Si appoggiano sul naso senza stringere, le aste non mi fasciano la testa strizzandomi le tempie (questo è uno dei difetti maggiori degli occhiali da running: per farli stare fermi curvano molto le aste, ed io, che ho la testa tonda, mi sento esplodere. Dopo 30 km ho mal di testa…)
Muovo la testa su e giù, mi giro di scatto, mi metto a testa in giù e mi alzo velocemente. Niente, non si muovono.
Mi guardo allo specchio e mi vedo bella, femminile, molto “giusta”. E questa è una gran cosa. Sentirsi comode è obbligatorio, ma sentirsi belle è quello che ti fa stare bene.
Corriamoci:
Parto con la sfida addosso. Si appanneranno, suderò… Io sudo molto in viso, solitamente gli occhiali sono per me un accessorio difficile.
Non posso farne a meno perchè la luce mi dà fastidio, ma sudando in volto e in testa si appannano sempre, costringendomi a toglierli.
Fuori è umido e freddino come Torino a ottobre: si appanneranno di sicuro.
Al 5° km sono ancora perfetti e soprattutto non li ho ancora tolti!
Al 10° anche.
20esimo km, mi stupisco, perchè me ne dimentico.
Torno a casa con le gambe stanche e gli occhi riposati.
Non ci credo, onestamente sono stupita.
Sono a tutti gli effetti occhiali da corsa.
Bravi Adidas.
Scacco, mi avete messa in scacco. Ora non posso farne a meno, li metto anche ad andare in ufficio.
Trovate altri test su www.passionandpower.it