Quando ero piccola pronavo, tanto. Le mie caviglie giravano in dentro. Era un difetto ben visibile anche da ferma, soprattutto da ferma. Mi ricordo delle ciabatte che si usavano alle elementari. Andavano di moda quelle in capretto alte sulla caviglia. le mie erano deformate.

Così la scelta è ricaduta sulla correzione con plantari. Andata da ortopedico a Torino (e da Aosta negli anni 80 mi pareva lontanissimo), preso calco del piede e trac: plantare.

Da allora ho detestato i plantari. Li ho messi allora e poi mai più. Erano una tortura.

Forse in quel caso servono, ma ora se ne fa un gran parlare e io sono scettica: il piede è fatto per funzionare così com’è… il corpo si adatta alla sua forma e di conseguenza agisce. Per me è una regola semplice.

Così la prima volta che ho sentito parlare di Noene non l’ho presa in considerazione più di tanto. Sì che sono solette e non plantari, ma superficialmente li giudicavo simili come concetto.

Noene però, così mi hanno spiegato, non è per nulla simile ad un plantare. Noene è un materiale, il materiale con cui sono fatte le solette Noene.

Il materiale Noene è un elastomero che, per la sua speciale struttura esterna e disposizione, presenta caratteristiche particolari e molto differenti dagli elastomeri tradizionali. La sua principale proprietà è la viscoelasticità che gli conferisce un’elevata capacità di ammortizzazione e dispersione delle vibrazioni negative, unica al mondo. Noene®, infatti, arriva ad assorbire e disperdere fino al 98,8% delle vibrazioni negative già a partire da un 1 mm di spessore..

Detto questo, che è la spiegazione tecnica che però non convince nessuno, passiamo al test delle Noene Invisible SP01. Giusto per gradire ho pensato bene di provarle in maratona. O la va o… mi spacco. Bhè, sapete tutti che non mi son spaccata, quindi.. la va!

Guardiamole:

Sono nere, sottilissime (1 mm per davvero), in un materiale gommoso. Sembra uno pneumatico, reso a velo. Non pesano quasi nulla (13 grammi dice la scheda) e ti chiedi come sia possibile che assorbano le vibrazioni. Facciamo il test: ci lancio una biglia di vetro sopra. Si ferma sulla soletta senza rimbalzare. TUNC. Ferma lì. Bhè, credo che come minimo lo abbia testato la NASA…

Infiliamole (nelle scarpe):

Le metto tra il plantare della scarpa e la scarpa.

Non alzano minimamente l’altezza della scarpa. e questo è positivo. Non si sentono. Non danno fastidio. Sono ben sagomate e si adattano alla scarpa da running.

E ora…

Corriamoci:

contate che le ho davvero provate in maratona. Le ho infilate due giorni prima per 2 km di corsetta giusto per vedere che non dessero fastidio (le ho infilate sopra il plantare della scarpa, sbagliando, e non mi hanno dato fastidio). E poi ho provato. Mi sono ritrovata alla partenza con le mie solette Noene nuove.

Primi km ho ascoltato il mio corpo per vedere che non assumesse posture strane e tutto è andato bene. Poi non ci ho più pensato, fino al traguardo.

Durante la corsa la sensazione è uguale, non le senti. La differenza si vede dopo: recupero veloce, muscoli elastici fin da subito.

Ho continuato ad usarle e mi rendo conto della differenza soprattutto le volte che, cambiando scarpa, mi dimentico di infilarle.

E’ come se il corpo fosse più leggero, fluido, il passo più naturale.

Quindi alla fine a chi consiglio la soletta Noene? Ve lo dico da scettica: a tutti. Subito non ve ne accorgerete, ma poi non potrete più farne a meno.

Ah, tra l’altro credo che sia praticamente indistruttibile, quindi i suoi 28,60 € li vale tutti.

Poi, ne ho sempre fatto a meno prima e si può correre senza, ma perchè privarsi di qualcosa che fa bene?

Voti:

Comfort 9

Traspirabilità 8

Efficacia 10

Prezzo 8