Trail Politic by Luca Revelli di Distanceplus.com

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In inverno le date delle più importanti gare trail italiane e internazionali sono ancora lontane. Nessuna impresa da narrare, nessun campione da osannare, nessun risultato da analizzare. Ho deciso pertanto di tediarti con un po’ di politica sportiva, tema di stretta attualità tra gli organizzatori e i burocrati sportivi in questo inizio anno.

Anche se l’argomento non è dei più esaltanti ed eccitanti, è giusto che un trailer o un aspirante tale, abbia, anche solo a grandi linee, un’idea di cosa è stato e come si stia evolvendo il movimento Trail in Italia e in Europa.

Come tutte le storie è giusto iniziare con:

C’era una volta la I.A.U. (International association of ultrarunners), un gruppo di vecchi parrucconi avvezzi alle scartoffie e alle cerimonie rituali, che un bel giorno a Huntsville (USA) nel 2007 organizzarono il primo Campionato del Mondo di Ultra Trail. Ogni 2 anni hanno ripetuto l’esperimento, ma (fatta eccezione per l’edizione del 2009 a Serre Chevalier) i tracciati di gara ad anello non propriamente “trail”, le location scelte non esaltanti e il richiamo mediatico praticamente inesistente, non hanno mai infiammato i cuori dei calienti top runner.

Tanti anni fa (diciamo fino al 2008) i trailer di tutta Europa erano liberi di scorazzare trai i boschi dei 100 acri, tra le montagne incantate o sulle colline della tranquillità. Le oscure ombre dei regolamenti, le fitte nebbie delle associazioni federative e gli antipatici balzelli delle tessere obbligatorie non esistevano e l’anarchia sportiva regnava sovrana nel fantastico mondo di Trailandia.

In un freddo autunno del 2008, un manipolo di intrepidi organizzatori di Ultra Trail italiani si ritrovano nell’antico borgo di Morfasso e protetti dai secolari boschi appenninici, rimpinzandosi di cinghiale adeguatamente innaffiato da buon vino rosso, scrissero il famoso “manifesto trail”: poche regole stringate, di indubbia interpretazione e di facile comprensione.

Gli anni passarono velocemente e mentre in Francia l’UTMB divenne evento mediatico mondiale, in Italia, all’ombra di ogni campanile nacque un nuovo Trail. In breve in Italia ci furono più organizzatori di trail che Sindaci e così, un bel giorno, quel manipolo di intrepidi di Morfasso decise di radunarli tutti.

Aiutati dal giornalino dei Trailers “Spirito Trail” ,un bel giorno di Novembre (2010) sulle spiagge di Albisola ,un sacco di personaggi curiosi si incontrano per trovare il santo Graal. Per cercare di coronare l’impresa si fecero consigliare dalla intraprendente e sbarazzina I.S.F. (International Skyrunning Federation) che ,con il suo Presidente, cercò di convincerli che il segreto stava nell’associarsi e creare l’associazione degli organizzatori. Anche la prolissa e un po’ noiosa U.I.S.P. (Unione Italiana Sport per Tutti) volle dire la sua, arricchendo l’incontro con lunghissime linee guida. Infine, giunta appositamente dal lontanissimo feudo podistico, anche la I.U.T.A (Italian Ultra Trail Association) ,con l’avvallo del grande feudatario F.I.D.A.L. , espresse il suo disappunto al “manifesto trail”.

Grande fermento, lunghi dibattiti, levate di scudi e arroccamenti aventini impedirono di trovare il santo Graal, il manipolo originario di vecchi intrepidi organizzatori ne uscì con le ossa rotte e l’Italia del Trail perse la usa unica occasione di indipendenza. Le linee guida di Albisola, tediose, farraginose e prolisse rimasero a memoria di questa eloquente sconfitta.

Passarono ancora 2 anni e la regina dell’UTMB chiedendo al suo specchio magico “specchio specchio delle mie brame, qual è la gara più bella del reame?” per la prima volta non sentì la risposta che voleva… Molti brand di settore, con i loro dobloni d’oro, stufi dell’impero Poletti, stavano andando alla corte del mago Giacometti (Presidente ISF) chiedendogli di organizzare le UltraWorldSeries; in cambio misero sul piatto il loro diamante più prezioso: Il principe Kilian.

La regina infuriata radunò tutti i suoi valvassori, cortigiani, e prestigiatori di corte presso la ridente contea di Courmayer: Il 02 Settembre 2012 si tenne l’assise del Trail mondiale che gettò le basi per la nascita del nuovo impero di I.T.R.A (International Trail Running Association).

L’anno successivo i grandi saggi di tutto il mondo (per l’Italia Fulvio Massa, Alessandra Nicoletti e Luca Revelli) si riunirono in 5 gruppi di lavoro e incisero sulla pietra i comandamenti del nuovo regno. Si stabilì che tutte le gare del regno sotto i 42km utilizzeranno l’appellativo TRAIL, da 42 a 69km Trail Ultra Medium, da 70 a 99km Trail Ultra Long, mentre per quelle superiori a 100km Trail Ultra XLong. Sì creò l’algoritmo magico per il calcolo del Ranking e fu stipulata la pergamena sull’etica del Trail e emanato un editto contro il doping. Si decise infine di lanciare una grande tournée dove i campioni imperiali potessero esibire le loro doti in giro per il mondo: nacque l’Ultra Trail World Tour.

Ricordi i vecchi parrucconi della I.A.U? Benissimo anche loro parteciparono all’assise e dopo gli insuccessi degli ultimi mondiali in terra gallese e con l’avvallo della Regina Poletti, organizzeranno i prossimi mondiali 2015 sul percorso della Maxy Race di Annecy proprio nella contea accanto alla capitale del regno di Chamonix. Finalmente la plebe potrà assistere a un mondiale vero, con un percorso trail e quasi certamente con molti campioni pronti a darsi battaglia.

All’alba del 2015 sembrerebbe che l’impero di I.T.R.A sia destinato a governare il popolo trailers, mentre in Italia la battaglia per il piccolo feudo peninsulare è in pieno svolgimento.

Purtroppo il lieto fine di questa storia non posso ancora scriverlo, e probabilmente mai lo scriverò. Le oscure ombre dei regolamenti, le fitte nebbie delle associazioni federative e gli antipatici balzelli delle tessere obbligatorie sono qualcosa di più di una minaccia lontana e l’anarchia sportiva un mero ricordo. Trailandia rimane un mondo incantato, ma non ancora per molto.

Ci hai capito qualcosa? No vero? Non importa, anzi: meglio così!! Chi scrive, dopo 10 anni di “pane e trail” ha sposato definitivamente l’idea dell’anarchia sportiva.

Tu continua a correre per i sentieri seguendo il tuo istinto e quando le regole o le tessere obbligatorie ti soffocheranno, ricordati sempre che i sentieri sono sempre lì ad aspettarti con o senza un pettorale!!

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Luca Revelli è l’anarchica mente che scrive su Distanceplus.com. Alessandrino, irriverente, geniale, brillante. Un uomo che ha vissuto di trail per anni e che ora mal sopporta il mondo dei podisti e lo capisco, perchè con tutte queste regole, fatti, gare, Squadre con la S maiuscola, noiose postille, spesso ci dimentichiamo del perchè corriAMO: la libertà.

Trovate molti altri articoli di Luca sul suo strepitoso blog che parla di trail:

www.distanceplus.com

lucarevelli@distanceplus.com

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