Trekking sull’Altavia dei Monti Liguri

Ogni tanto bisogna staccare.

Dalla vita frenetica, certo, ma anche dalla corsa. E ve lo dico io che corro tutti i giorni che il Signore manda in terra.

Staccate. lasciate perdere le scarpette ultraleggere, i pettorali, gli allenamenti e fate altro (se avete una gara a breve aspettate che la gara sia passata, però!)

Io ho fatto così. Ho staccato.

Ho una teoria molto vera nel mio caso: OGNI TANTO DEVO ESSERE “RIPOSIZIONATA”.

Come se facessi la convergenza alle gomme insomma. Quando sono particolarmente sfasata, incaxxata, delusa, confusa (e non tanto felice) devo farmi la convergenza, devo riordinare i pensieri.

Andarmene a zonzo per i monti è sempre il mio riposizionamento prediletto.

E così è stato (anche se per la rifinitura sto già meditando sul prossimo trekking).

Una sola regola: godere del luogo in cui si è senza vincoli, che sia mare, montagna, bel tempo, pioggia, nebbia, freddo, impervio, solitario… non importa. Prenderlo così com’è e amarlo.

L’Alta Via dei Monti Liguri è un percorso molto lungo, molto vario e molto trascurato. Gli hikers italiani la snobbano un po’ a causa dei dislivelli semplici e delle altitudini non elevate, preferendo Alte Vie “eroiche” e luoghi di alta montagna. (che poi, ricordatevi, queste sono le mie idee, forse mi sbaglio)

La Liguria invece offre spazi aperti sul mare, tagliati tra il Piemonte e la costa, dove la sola costante è la vista aperta tra bosco e orizzonte.

Ho scelto un tratto semplice, da percorrere in tre gironi senza strafare.

Prima tappa – Altare – Rifugio Pian dei Corsi

Altare è un paesone non troppo affascinante. Ci si arriva con una comoda uscita dalla Torino-Savona e credo venga frequentato quasi esclusivamente da trekkers. Un tempo doveva essere un luogo ricco: una enorme vetreria abbandonata fa da sfondo ai nostri passi e ville inizio secolo spuntano tra le abitazioni modeste. Poche persone in giro, molto silenzio.

Partiamo e iniziamo a salire lungo la strada carrareccia, che ci porta sotto la prima pala eolica in poco. Avete mai visto una Pala Eolica da vicino? E’ uno spettacolo puro. Una bellezza tecnologica sopraffina.

Continuiamo a camminare sul sentiero facile, attraversiamo un bosco un po’ ripido incrociando chi in 4×4 o in moto vive i monti in maniera diversa da noi – e che io non comprendo – fino a Colla di San Giacomo.

La nebbia ci avvolge, ma non importa. In una casa isolata stanno pompando musica a tutto spiano e il paesaggio è a dir poco assurdo.

Sempre sulla carrareccia arriviamo al rifugio a Pian dei Corsi.

Ci abbiamo messo 6 ore, per circa 23 chilometri.

Fa freddo, ma la mente inizia ad essere sciolta.

Seconda Tappa – Pian dei Corsi – Rifugio Pian delle Bosse

La mattina io e Fra usciamo a correre. Sono le sette e la corsa mi manca. Tanto. Allora prendiamo la via del bosco. In lontananza c’è il mare. Immenso.

Ci perdiamo nel bosco di foglie e ricordo la prima volta che sono venuta sull’Altavia in Liguria. Era il 2007 e Cami non aveva mia visto le foglie secche e ci correva dentro, sopra, sotto, facendole frusciare.

Ridiamo e torniamo per partire per la tappa.

Raggiungiamo il Melogno dove la vista appare e ti schiaffeggia come una poesia bellissima. Un panino alla locanda sulla strada (divertenti i cartelli) e ripartire.

Arriviamo al Monte Carmo passeggiando tra le foreste di latifoglie, lentamente, senza fretta. E qui si apre una vista che lascia basiti: mare, mare che non finisce più, mare che ce n’è così tanto che pensiamo sia cielo ed è acqua.

E poi la direttissima verso il rifugio: un’ora di discesa impervia, magistrale, tenace, stupenda. L’occhio si perde e il cuore si spaura.

Arriviamo accolti dall’ospitalià decantata dai commenti sul Rifugio Pian delle Bosse: Valentina e lo staff ci coccolano come non mai.

Sembra di essere in paradiso: mangio e bevo come non ci fosse un domani, un misto tra un alpino e una ragazza bulimica. Adorabile.

Ci abbiamo messo 6 ore, per circa 20 chilometri.

Terza Tappa – Discesa a Pietra Ligure

Ammetto che non sarei mai e poi mai scesa da lì. Troppo bello, troppa voglia di continuare il cammino, troppa poca di tornare a Torino. Sperdermi. Ecco, sì, disperdetemi qui. Tanto a casa mia torno solo io, nessuno torna da me la sera per cui lasciatemi qui.

Invece scendiamo, a malincuore.

La discesa facile aiuta.

Arriviamo prima al borgo di Ranzi, una bellezza tra Pietra Ligure e il monte. Poi torniamo a sentire la civiltà.

Pietra non mi piace, ma c’è il mare che mitiga tutto. Prendiamo il sole, la testa sullo zaino (nuovo, omaggio di Osprey, di cui vi parlerò più avanti).

Ci abbiamo messo 3 ore, per circa 14 chilometri.

Penso alla vita e vorrei ripartire.

Prossima settimana.

E che sia lago.

RunningCharlotte
RunningCharlotte
Perché la corsa è uno stile di vita e ad ogni passo ci fa crescere un po’ e perché non bisogna essere campioni per correre, basta mettere un passo dietro l’altro. Keep in running.
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