Trenta9: mai mollare un sogno
Credo che i sogni siano fatti di una materia strana. Difficile scrivere di un sogno, non lo prendi per le briglie, è lì e tu lo insegui…
Credo che i sogni siano quel traguardo che aneliamo ogni giorno, a cui pensiamo con affetto e dedizione, quel luogo di festa che ci rende migliori. I sogni sono ciò che ci fanno crescere e amare, i sogni attraversano la nostra pelle come scosse elettriche. I sogni annientano i fallimenti.
Di sogni ne ho tanti, ne ho avuti tanti e alcuni non mi si addicono più. Li inseguo da sempre. Come tutti noi, del resto. Solo che non ho mai smesso, ogni giorno è con loro che prendo il caffè. Caffè nero e sogni. Mi accarezzano e mi fanno ridere, ogni tanto si allontanano, ma poi tornano sempre.
Da poco ho fatto della corsa, dopo averla resa la mia passione, anche il mio mestiere. Quando parlo di corsa mi sento felice e in quella felicità si annida il sogno. Il sogno è felicità.
Nessuno ci credeva. nessuno pensava fosse possibile inseguire il proprio sogno mandando a rotoli anni di carriera. Che poi, cosa significa carriera? Lo stupore e il sorriso malcelato di chi monetizza la sua gioia mi hanno resa ancora più forte. E ora sono qui, apsettando che la cena si scaldi e sognando il momento in cui domani metterò le scarpette e uscirò.
E ora mi renderebbe felice immaginarmi veloce e potente come non sono mai stata. Non ho scelto la maratona perchè ho voglia di volare. Volare oltre. Ho scelto una distanza “facile”, che di facile non ha nulla. Ho scelto il 10, come quando a scuola volevo prendere dieci. 10. Mila. Metri.
Voglio rifare quei 39 minuti fatti due anni fa. Due anni fa era Firenze, Firenze e la rabbia di un fallimento più gradne di me sulle spalle. Un fallimento che parlava del sogno di una famiglia tutta mia, del sogno che si è infranto appena nato, del sogno che non si è avverato.
Due anni fa era Firenze e la voglia di vedermi nuova. Due anni fa era la Deejay Ten e la chiusi in 39minuti e 01 secondi.
Mi hanno insegnato che “ten” significa “dieci”, in inglese, ma credo che al percorso mancassero 200 metri e quindi quel 39 forse era un 40.
Ora voglio fare che il 39 sia un 39 e ci riprovo, su Tuttadritta il 10 aprile.
La cosa brutta è che è più facile credere sia impossibile che credere sia possibile. Torino parla e sparla e nessuno scommette su di me tranne me stessa. Ma alla fine l’unica persona importante per raggiungere il mio sogno sono io.
Io non so se sia propabile, possibile sì e lì sta il mio sogno. Anzi, credo sia improbabile, ma qui è la sfida. Sfidarsi su un obiettivo che sappiamo già essere raggiungibile è da ingegneri. Mi ricordo quando volevo combattere contro i mulini a vento del sistema… Mi sono stancata prima io dei mulini, ora non mi stancherò.
Desidero quel risultato, vedremo se ne sarò all’altezza.
Rispetto a due anni fa la rabbia è passata, ma la consapevolezza è cresciuta.
Se non ci riuscirò non accadrà nulla, ma questo non mi vieta di sognare.
E non posso che pensare che un sogno sia qualcosa che trova la sua magia solo nella nostra passione.
Che sia correre il primo chilometro o sfidare i cliché.
Donna di montagna, il gusto ci guadagna.
Vi aggiornerò!
Proprio questa mattina mentre facevo la mia camminata veloce, purtroppo sono ferma per infortunio, pensavo spero di rientrare in forma per la tutta dritta,carlotta mi sarà davanti e sono convinta al 100% che riuscirà a centrare l obbiettivo..i sogni si possono realizzare con un po di sacrificio, la passione quella ne abbiamo da vendere!!anche io spero di realizzare un sogno a novembre..in bocca al lupo!!!
Grazie Daniela! Che ce la faccia o no, se smetto di crederci fallisco di sicuro, con me stessa! In bocca al lupo per l’infortunio, che è successo?