Turin Marathon: alfa e omega
Una maratona 20 giorni dopo un’altra? Una strana follia: gambe ancora un po’ inchiodate, pensieri non sufficientemente mirati e concentrati, spirito non certissimo. Ma era una sfida.
La mia prima maratona è stata Torino 2011. La facevo con uno spirito diverso, forse più ingenuo, sicuramente meno forte. A quell’arrivo avevo pianto di felicità, ricordo che entrando in Via Roma il cuore mi sobbalzava così tanto per l’emozione, che ho pensato di dovermi fermare per scongiurare l’infarto.
Ora di tempo, corse, allenamenti, pensieri, ne sono passati tanti. In soli due anni tutto è cambiato. Quello era il punto ALFA. Da quel giorno è cominciata la consapevolezza del sè. L’11 novembre 2011 sono diventata una maratoneta.
Questa domenica messa in gioco. Certezze di farcela? Poche, dopo venezia 20 giorni prima. Allenamento tra una e l’altra? Pochissimo. Spirito? Confuso.
Ma mi servivano 42 km per fissare certi punti nella mia vita, mi servivano come il pane.
Così mi sono iscritta, per fare 42 km con me stessa e vedere se poteva essere il punto Omega.
Maratona di per sè un po’ noiosa, per chi vive a Torino forse troppo cittadina: parte del percorso della mezza maratona già fatto più volte, percorso cittadino conosciuto, percorso in campagna forse da migliorare. Per fortuna si arriva alla Palazzina di caccia di Stupinigi, che sicuramente aiuta, solo che ci si arriva da dietro… come arrivare alle spalle del tuo attore preferito e riconoscerlo solo quando ti giri per verificare i tuoi sospetti.
Ma non importa, non contava il percorso di asfalto e chilometri, contava il percorso interiore. Rimanere sotto le 4 ore, anche da sola con me stessa. Soprattutto da sola con me stessa.
I chilometri sono filati lisci, uno dopo l’altro, senza alti e bassi, costanti e imperterriti. I miei pensieri anche.
Gambe non in pienissima forma, ma presenti.
Sono arrivata ai 21 senza accorgermene.
Ai 30 con la voglia di sorridermi e di sorridere, ai 35 stanca ma consapevole.
Ai 42 esausta, ma tranquilla.
Il cuore non ha fatto nemmeno un balzo, tutto è stato forza, linearità, consapevolezza.
Eccolo il punto OMEGA. Non perchè voglia smettere, ma perchè mi ha dato la possibilità di guardarmi dentro senza pretese, senza colpe, senza rimorsi.
Questa è la maratona. Conoscersi sempre più a fondo.
Se poi, per caso, alla partenza incontri il mito Straneo che ti fa l’in bocca al lupo, allora nulla può andare male. Basta essere.
Grazie mia magica Torino.
Ehi ma non ti fermii piu !? Sei un mito Carlotta… Tra sei giorni tocca a me con questa Firenze Marathon… Un abbraccio forte Elio
In bocca al lupo eliuzzo, poi mi scrivi un resoconto? 😉 Bacioni!!!!!
Chi sceglie la corsa in fondo intraprende un lungo viaggio…che si corrano maratone, ultra o gare in pista, gli innumerevoli allenamenti che portano ai personalissimi obiettivi sono simili nello spirito. Quella continua voglia di affermarsi, di scoprirsi, di capire fino in fondo chi siamo e dove vogliamo arrivare.
Correre in fondo è libertà, sia del fisico che dell’animo…minuti in cui si ritorna liberi sognatori.
Bel racconto Carlotta e complimenti per la gara!
Grazie Paolo! Concordo pienamente con te, credo che le persone che corrono siano predisposte alla riflessione, non è sempre facile rimanere soli con se stessi… Ma sicuramente rende più forti! Keep on running!!!