Pensieri da quarantena: davvero vi sembra di non star vivendo?
Anche Pasqua è passata in quarantena. Un bel weekend di sole, passato rigorosamente sul fazzoletto di piastrelle del balcone.
No, non abito in una grande casa. Per fortuna passo la quarantena dal mio compagno, altrimenti non avrei nemmeno il balcone. Potevo sicuramente trasferirmi per la quarantena nella mia casa di famiglia, andare dai miei ad Aosta. Lì avrei avuto giardino, accesso diretto ai sentieri della collina, riparo dal grigio della città, una vista pazzesca verso le montagne e magari anche la possibilità di fuggire nei boschi in sicurezza per una corsetta. Tanto lo stanno facendo tutti… Invece sono rimasta qui, un po’ perché la mia vita è a Torino, un po’ perché cambiare regione e trasferirmi dai miei genitori mi puzzava un po’ di “fuga per le vacanze”. Fino al 3 marzo ho lavorato in negozio, a contatto con migliaia di persone di passaggio, la sola idea di poter portare sù il virus non volendo mi faceva rabbrividire.
Pasqua in balcone
Così, come altre decine di migliaia di famiglie, abbiamo pranzato in balcone, io e lui e le bici sui rulli, guardando il basilico appena piantato nei vasi e gustando il prodotto delle nostre mani. Insomma, ho capito che sappiamo far crescere qualche pianta e che sono brava con le lasagne, che normalmente non mangio mai.
Il venerdì ho fatto la spesa al mercato rionale, in un orario non affollato, con la doppia mascherina, quella per proteggere gli altri e quella per proteggere me stessa, con i guanti che mi fanno grondare le mani. Per uscire ho indossato le scarpe da corsa, solo per portarle a fare un giro.
Ho comprato le cime di rapa rosse dal contadino, i pomodori siciliani dal banco più internazionale, le melanzane e l’aglio per metterle via. La carne viene dal macellaio “quello buono” che ha la carne piemontese. In frigo avevamo una buona bottiglia ghiacciata per fare uno spritz e in dispensa il lievito di pasta madre per il mio amato pane con i semini e la farina di grano saraceno.
Apparecchiati così abbiamo festeggiato in quarantena, chiacchierando e telefonando alle famiglie.
E lo sport?
Leggo ovunque lamentele sullo sport. Pare che si sia vietato di fare sport. Io sono 5 settimane che mi distruggo la schiena sui rulli e la sera metto a dura prova le gambe con i video del mio coach, sempre sul balcone, in circa 7 metri quadri di spazio. Tre volte a settimana faccio lezione io al mio gruppo, virtualmente via zoom, come tutti.
Non ho mai avuto così tanto tempo per allenarmi, non ho figli, (purtroppo) non sto lavorando, per cui mi alleno molto e mi sento in forma. In più alle mie lezioni partecipano anche persone che prima non correvano con il mio gruppo, per cui sono anche molto soddisfatta dal punto di vista “trainer”.
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…si, ma la mente?
Mentre pedalo sui rulli guardo documentari. Sto riprendendomi il tempo per guardare molti programmi culturali grazie alla piattaforma di Rai Play. Ne ho visti alcuni pazzeschi, come “Santiago, Italia”, un docu-film di Nanni Moretti sul golpe in Cile nel 1973 e su come l’ambasciata italiana abbia protetto oltre 750 attivisti. Ascoltando le parole dei reduci di quel periodo buio sono stata orgogliosa di essere italiana. Peccato che questi tratti di storia non siano più conosciuti.
Poi sto nuovamente leggendo. Leggo libri e manuali sulla corsa e li leggo anche in diretta con Oliviero Alotto il sabato mattina su Instagram. Ho scoperto quanto la mia mente sia simile a quella degli ultramaratoneti, sia come pensiero sia come forza. Credo che le mie non siano gambe da campionessa, ma la testa lavora benissimo e mi supporta. Per questo ho in mente di provare una ultra quando si potrà.
Leggendo poi il libro di Scott Jurek “Eat&Run” sto sperimentano una dieta maggiormente vegetale e mi sento molto bene.
…si, ok, ma il lavoro?
Eh, vero, il lavoro. Per ora la cassa integrazione non è arrivata. Per fortuna non pago affitto e conduco una vita morigerata da sempre, per cui il mio conto sopravvive. Spero di tornare a lavorare presto, ma non so cosa succederà. Il negozio di sport in cui lavoro è in un centro commerciale e chissà quando potrò tornare a consigliarvi scarpe da running. Per questo approfitto del tempo per capire cosa fare nel caso in cui la ripresa richieda più tempo e il conto corrente inizi a gridare vendetta. Penso che il virtuale sarà la nostra sfida futura, soprattutto come trainer. penso che in futuro correre sarà più solitario di un tempo e i corsi di preparazione atletica meno affollati. Ho pensato a come imparare cose nuove, a come strutturare la mia professionalità. Mi sono informata per ricominciare a studiare e approfondire alcuni aspetti dell’allenamento. Nel cassetto ho messo un paio di sogni facilmente realizzabili con un bel po’ di forza di volontà.
ok, va bene, ma la vita sociale?
Non mi sento privata della mia socialità. In queste settimane di quarantena ho approfondito alcuni rapporti fondamentali, ho telefonato alle persone veramente importanti, mi sono chiesta chi nel mio futuro ci dovrà assolutamente essere e chi no, sperando che anche loro siano d’accordo. Ho avuto l’occasione di passare 24 ore al giorno con la persona che amo e ho avuto la conferma che insieme reggiamo molto bene anche i momenti difficili. Ho fatto aperitivi virtuali che sono stati un vero regalo e telefonate con i miei genitori che mi hanno fatta sentire una persona estremamente fortunata.
Non mi sento affatto sola.
Non è vero che non stiamo vivendo
Ho letto tantissimi, infiniti commenti sul fatto che per non morire stiamo non vivendo. Tralascio il fatto che non è per non morire che la quarantena è stata messa in atto. Mi concentro sul “non vivere”. Io, onestamente, mi sento molto vitale. Mi sembra di vivere benissimo e pienamente, attorniata di amore e buona volontà, allenandomi come mai prima d’ora (senza, purtroppo, correre, è vero), facendo attenzione a me stessa, progettando sogni e pensando a domani.
Da quando si vive solo se si è liberi di fare tutto quello che vogliamo? Non è forse vita, questa? Trascorrere del tempo con la famiglia, con noi stessi, migliorare il nostro pensiero, affrontare le difficoltà e gioire del sole che continua a sorgere?
Io, in tutta onestà, raramente ho vissuto così intensamente come in questo periodo, fatto di emozioni più che di azioni, di pensieri più che di fatti, di cura più che di forza.