Week End in Occitania: 1a parte

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Se ti addentri nel Piemonte cuneese, verso sud, oltre Cuneo, oltre Saluzzo, entri in un mazzetto di valli montane “diverse”. Puoi sostituire “diverse” con “alternative” volendo, ma “diverse”, benchè banale, rende meglio l’idea.

In queste valli, questi tre rami, si parla una lingua diversa, si hanno tradizioni diverse, si mangiano cose diverse, anche le montagne sono diverse. Solo le marmotte sembrano uguali, ma secondo me sotto sotto anche loro sono diverse.

Come la mia bella Valle, gli Occitani parlano un patois che deriva dalla Langue D’Oc e che quindi non assomiglia per nulla al piemontese; il piatto tipico è l’acciuga; allevano più pecore che vacche; oltre a fare gli acciugai a Torino e Milano, gli Occitani si sono resi famosi perchè andavano in giro per il nord Italia a comprare capelli di donna per farne parrucche. Insomma sono un po’ alternativi come montanari e come piemontesi.

Delle Valli, la meta di questo week end è stata la Valle Maira, forse la più alternativa tra le alternative, la più Occitana.

Montagne magnifiche, fatate. Obiettivo: sentiero Andrea Icardi. Partiamo tardi, molto tardi, come solo dei torinesi possono fare. Cascate stranamente ancora potenti in luglio causa disgelo, laghi, enormi massicci verticali. Avvistato un camoscio in lontananza, centinaia di turisti, incredibilmente più italiani che francesi. Conosciuto numero 1 pastore. Incredibilmente più italiano che rumeno (allora ci sono ancora!).

Unico neo: l’ultimo colle con annessa canalina di neve. Continuo a chiedermi come cavolo fa Kilian a fare il Bianco con quelle dannate scarpette: quei trenta metri mi sono sembrati non finire mai e la caduta finale anche… Ho di nuovo un ginocchio sbucciato…

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